De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

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Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Illustri teramani

Carteggio di patrioti

(Lettere inedite a Filippo Delfico)

di Alberto Scarselli

Estratto dal «Bollettino mensile del Comune di Teramo» n. 1-2 gennaio-febbraio 1934-XII, Teramo, Casa Editrice Teramana, 1934-XII

La Città di Teramo, custode, in fondo al suo cuore, di sante memorie, ha reso qualche volta postumi onori ai pensatori, ai poeti, agli scienziati, agli uomini politici nati fra le sue mura o dappresso ad esse. Ma amor del vero ci consenta di soggiungere che, se fu vivo il fiore del ricordo di Melchiorre Delfico, di Giannina Milli, di Vincenzo Comi, e se furono opportunamente rievocate, presto o tardi, le nobilissime figure di Filippo Masci e di Fedele Romani; se si rese giusto omaggio, in vita, ad Antonio Dionisi prima, ed a Francesco Savini, poi, non adeguatamente, peraltro, è stata illustrata l’opera di altri eminenti abruzzesi, dopo la lor morte. Pochi sanno oggi, infatti, che era Giuseppe Devincenzi, cospiratore ed esule durante la preparazione del Risorgimento italiano; deputato, senatore, ministro dopo raggiunta l’unità d’Italia. Pochissimi ricordano il senatore Irelli, sebbene egli sia stato il cittadino più importante di Teramo nella seconda metà del secolo scorso: uno degli artefici del movimento di ribellione prima del’60, fu, dopo, in Teramo, primo Sindaco e primo Senatore del Regno, e può dirsi che sia stato anche un precursore del fascismo teramano, non pure per amor patrio, ma anche perché agiva fascisticamente, e cioè, senza aver riposo mai, senza prudenti sottintesi, senza chiacchiere vane allorché urgeva andare verso il popolo, rimasto lungo tempo oppresso, e privo di utili opere assistenziali. Dell’astronomo Vincenzo Cerulli, mancato alla Scienza recentemente, in tutta Europa notissimo, non si parla, malgrado le promesse di are votive del dì dei funerali. Non è questo, però, l’argomento che noi oggi desideriamo di trattare. Né, accennando all’oblio in cui son lasciati alcuni insigni figli della Provincia di Teramo, pensiamo che sia sempre opportuno indire commemorazioni o innalzare busti o dar nomi a strade in loro onore. Anche per ottenere contributi agli studi sarebbe più utile e bello che i competenti, con interessanti pubblicazioni, illustrassero, in occasioni propizie, la feconda attività dei Teramani non invano vissuti.

 

Tra essi gli uomini, pur modesti, e perciò dimenticati dai più, che, al tempo della compressione borbonica, agevolarono anche nell’Abruzzo teramano il compimento della riscossa nazionale, dovrebbero essere rammentati, se non per altro, perché furono gli antesignani nel concetto che oggi si ha della Patria, dopo la guerra mondiale, ad opera del Regime disperditore di ogni sovversiva negazione dello Stato.

Tripoti Antonio e Nicola Marozzi, Gammelli, Bucciarelli, Troiano e Filippo [De Filippis] Delfico ed altri patrioti, processati e condannati dalla Gran Corte Criminale di Teramo nel 1849, insegnarono come si ami e come si serva la Patria, che desiderarono una e grande. Nell’Archivio Provinciale di Stato si conservano i processi politici di tal Corte contro codesti venerandi cittadini, e ognuno, che la Storia volesse far maestra di vita, potrebbe consultare quelle carte.

Lasciamo, del resto, il preambolo di questo scritto, poiché soltanto uno dei vecchi patrioti teramani, Filippo [De Filippis] Delfico, forse più di ogni altro semplice e buono, desideriamo questa volta di evocare fugacemente attraverso il carteggio di personalità del suo tempo. Abbiamo la soddisfazione e l’onore di tenere fra le mani, con religioso rispetto, alcune lettere autografe inviate al [De Filippis] Delfico, l’una dal Presidente del Comitato generale Patriottico «Italia e Vittorio Emanuele», sedente in Napoli nel giugno del 1861, costituito per i provvedimenti pel dono d’armi e sussidi, per la guerra, al generale Garibaldi; le altre da Pietro Marrelli; una infine, di Federico Salomone, indirizzata ad Antonio Caretti, e da questi trasmessa a [De Filippis] Delfico. Dobbiamo il possesso di tale importante, se pur breve, epistolario, passato all’Archivio Provinciale di Stato, all’affettuosa cortesia del figlio di Filippo [De Filippis] Delfico, il nobil uomo Faust [De Filippis] Delfico, il quale sul finire dell’anno 1932-XI, ci fece la gradita consegna di così preziosi cimeli perché egli non ha dimenticata l’amicizia che avvicinò il Padre suo al Padre di chi scrive queste righe.

Ecco, dunque, il carteggio.

La lettera del Presidente del Comitato Centrale «Italia e Vittorio Emanuele» si riferisce alla raccolta di fondi in prossimità di giorni di azione. Essa dice:

 

Italia e Vittorio Emanuele

Comitato Generale Patriottico

di Provvedimenti

pel dono d’armi e sussidi

per la guerra al

Generale Garibaldi

       ______

 

Napoli, 2 giugno 1861

 

CARICO SPADA

 

Signore,

L’Invitto Generale Garibaldi per suo pregiato foglio del 24 aprile ultimo premurò questo Comitato Centrale a liquidare tutti gli incassi della soscrizione alla Spada e dare conto di tutto al Comitato di Provvedimento in Genova.

A tanto raggiungere non si è mancato di avvisare tutti i nostri particolari corrispondenti. Appelliamo ancora Voi onde con quello spirito di patriottismo che v’informa vogliate liquidare prestamente la gestione tenuta a tale oggetto rimettendo a questo Comitato nella persona del Direttore Luigi De Negri le somme raccolte, i fogli di soscrizione ed i bilanci delle spese. Farete di tutto un verbale spedendo qui copia, e dichiarerete sciolto il Comitato. Quando avrete data la ragione su indicata faremo pubblicare su dei giornali le vostre durate fatiche per patriottica opera, e ve ne renderemo i più vivi ringraziamenti.

Salute e fratellanza

 

Pel Comitato

Il Presidente

f.to A. Salvati

 

Accanto alla firma è il timbro, dove con caratteri rossi è scritto «Italia A Garibaldi – Comitato Centrale».

Ci duole, in mancanza di ulteriori carte, di non sapere in quale misura Teramo, ad iniziativa di Filippo [De Filippis] Delfico, contribuì alla provvista di fondi e di armi per l’azione di Garibaldi. Interessante sarebbe conoscere i conti di quell’impresa per giudicare anche sotto tale aspetto il patriottismo teramano, di cui si ebbero tante prove nelle vicende di ogni tempo.

La lettera di Federico Salomone ad Antonio Caretti, brevissima, rivela, fra le righe, l’ardimento, pur senza armi, di militi che ebbero l’ardente passione di Roma. Se anche non diretta a Filippo [De Filippis] Delfico, la trascriviamo egualmente:

                                  

Sett. 1867 Aquila

 

Caro Caretti,

Al Sig. Giordano ho dato le istruzioni a voce.

Egli col concorso di altri deve organizzare e fornirvi di armi e mezzi, essendone noi affatto privi.

Cooperati anche tu.

Ti saluto

Federico Salomone

 

Pasquale Giordano, di Teramo, era un collaboratore schietto, fedele, integro di Filippo [De Filippis] Delfico e dei maggiori esponenti della nostra patriottica provincia, allora confine con lo Stato Pontificio, e perciò in particolare tensione dello spirito pubblico.

Seguono cinque lettere di Pietro Marrelli, scritte da Aquila al [De Filippis] Delfico:

 

Mio caro Filippo,

 

Antonio Caretti – il prode e generoso avanzo dei Mille – lo strenuo soldato delle patrie battaglie, con un pugno di giovani ardenti è già entrato nel territorio pontificio. I compagni suoi di costà lo seguono con pari coraggio ed abnegazione. Fra poco saranno sotto le mura di Roma, prossima ad insorgere, come già sono insorte Viterbo ed altri luoghi delle province Romane.

Garibaldi, il prigioniero di Alessandria, ha sempre fatto appello alla coraggiosa e robusta gioventù abruzzese; e per verità chi più di noi deve sentire il dovere di aiutare i vicini fratelli di Roma? L’aspirazione nazionale di conquistare la propria Capitale; e di liberarla dal servaggio e dalla codarda ira, abbia compimento per opera degli Abruzzesi a preferenza di qualunque altro italiano. Questo fatto formerebbe una pagina di storia gloriosa ed imperitura pel nostro Abruzzo, il quale – nelle attuali emergenze – dovrebbe unire in un fascio tutte le volontà e tutti i mezzi di cui può disporre.

Un fraterno saluto

aff.mo

Pietro Marrelli

 

 

Mio caro Filippo,

 

Senti Vitelli. Inviami subito tutti i fucili preparati da Troiano, ma subito. Raduno danari. – Da Aquila partono giovani – tutti armati – circa 700. – Tutto va bene. Giordani e Forti sono partiti ieri sera con forte colonna. – Caretti sarà certo nel campo a Nereto.

Dovrei dirti mille cose, ma manca il tempo; a Tutti codesti amici un abbraccio fraterno.

Addio, amami, credimi.

Aquila, 17 ottobre 67.

Tuo

P. Marrelli

 

 

Caro Delfico,

 

Poche parole all’ultima tua.

Roma è insorta. Garibaldi è in Rieti, ed oggi forse passerà per qui. Abbiamo bisogno di armi, munizioni, e di denari. Invece di spedire al Comitato Centrale di Firenze i denari, perché non si spediscono qui, ove arrivano tutti i giovani dell’Abruzzo?

Spedisci la cassa di cui mi parli.

Ti abbraccio di cuore.

Aquila, 24 ottobre 1867

Tuo

P. Marrelli

 

 

Mio caro Filippo,

 

Eccoti il ricevo delle somme inviatemi pei signori Caretti, Giordano e Forti, e per i cinque individui già partiti.

Il denaro è tuttora presso di me, e non ho creduto mandarlo alla ventura. Come saprò ove si trovano i suddetti Caretti, Giordano e Forti, sarà mia cura far loro tenere tutto.

Scriverò intanto a qualche amico, che abbisognando, loro dei mezzi pecuniari, li fornisse per conto mio.

Ti avverto in ultimo che i cinque individui da te spediti vennero quasi nudi e scalzi. Come ciò sia in contradizione a quello tu dicevi, non saprei dirtelo.

Salutami Troiano e gli altri amici.

Ti abbraccio di cuore.

Aquila, 27 ottobre 1867

Tuo

Pietro

 

 

Aquila, 9 novembre 1867

 

Mio caro Delfico,

La perdita del valoroso soldato, dell’intemerato cittadino, Antonio Caretti, è stata grave. L’Italia ha perduto uno dei suoi più strenui figli; Teramo un amico affettuoso e solerte milite. La sua compagna ha perduto la metà della vita sua. Possa il sangue di tanto martire e di tanti altri accelerare il trionfo della giustizia e della libertà.

Federico Salomone è profondamente addolorato della morte del suo Aiutante Maggiore, ed ei non ha nulla dell’estinto patriota. Prenderò conto delle carte.

Tanto le L.425, destinate per Caretti, quanto le L. 150 per i signori Giordani ed altri, dietro dispaccio del sig. Pasquale Giordano da Rieti, 28 ott. ultimo, così concepito: Sono Scandriglia – Fratello ferito – spedito denaro mio e di Caretti - Giovanni Ferri – Rieti – servitevi telegrafo. – Io rispondeva nello stesso giorno: Giovanni Ferri - dite Giordano posta oggi riceverà vaglia denaro ricevuto da Teramo. Ed in fatti con due vaglia postale rimetteva ad esso Signor Ferri 425 per Caretti e 150 per Giordano ecc. Di questo invio non ebbi risposta né da Ferri, né da Giordano. So che quest’ultimo sia già tra voi.

Prendetene conto.

Eccoti un vaglia postale di L.300. Delle altre somme inviate te ne darò conto con altra mia.

Il sig. Vulpiani non ha relazione in Civitavecchia.

Ti stringo di cuore la mano e credimi sempre.

Aff.mo

Pietro Marrelli

 

Pietro Marrelli, nato a Lucoli il 24 maggio 1799, morì ad Aquila il 7 giugno 1871. Condannato nel 1850 a ventiquattro anni di lavori forzati in Procida, fu profugo a Londra. Dopo l’ingesso di Garibaldi a Napoli venne nominato Prodittatore ad Aquila.

Antonio Caretti, al quale il Marrelli allude nelle lettere a Filippo [De Filippis] Delfico, era milanese e fu Aiutante Maggiore della Guardia Nazionale di Teramo. Cadde a Mentana il 3 novembre 1867. E’ ricordato «per durabil segno d’onore» in una lapide murata sotto la Loggia del nostro Comune.

Federico Salomone, del quale abbiamo trascritta una lettera, fu colonnello garibaldino. Esule dopo il 1848, prese parte alle campagne del 1858 e del 1866. Fu Aiutante di campo del Generale Garibaldi a Mentana nel 1867. Venne eletto deputato al Parlamento nelle Legislature 9ª, 10ª e 13ª per i Collegi di S. Demetrio ne’ Vestini, di Napoli e di Cittaducale. Nel 1881, ritiratosi dalla vita parlamentare e rimasto in onorata povertà, accettò un impiego, nell’Amministrazione Comunale di Napoli, in qualità di Direttore della Guardie Daziarie! Morì a Napoli il 12 aprile 1884. La sua salma, trasportata ad Aquila, ivi riposa, in quel cimitero.

 

Nulla aggiungiamo alle notizie e alle impressioni avanti raccolte. Non al fine di giungere a considerazioni di indole politica, in rapporto al tempo in cui agirono Filippo [De Filippis] Delfico e i suoi commilitoni, abbiamo riesumate le lettere avute, bensì per rendere un tributo di venerazione al vecchio uomo preclaro, del quale ancora, dopo quasi trenta anni trascorsi dal giorno della sua morte, ricordiamo il paterno sorriso.