De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

Homa page 

Spostamenti territoriali ed occupazioni della famiglia

de Philippis nella Campania dei secoli XIII-XVIII

di Alfredo Franco

Diversa denominazione

Phelippo; di/de Philippo; De Filippis; De Filippo; Di Filippo

 

Origine della famiglia

Afferma il De' Santi (1), uno storico del tardo Ottocento di Nocera Inferiore (SA), che questa famiglia debba originarsi da "un cavaliere per nome Filippo, cui si dava il titolo di miles o di dominus" il quale viveva nel secolo XII. Atti del basso medioevo rendono invece meno plausibile l'esistenza di un unico ceppo di discendenza salernitana, come testimoniato dalle pergamene dell'apr. 1202, dic. 1233, ago. 1234, tutti relativi a personaggi contraddistinti dal cognome de Philippo o Phelippo viventi nell'entroterra avellinese (2). In particolare: 

 

aprile 1202, indizione V: alla presenza del notar Riccardo e del giudice Giovanni, Roberto figlio di Giaquinto vende un casalino nei pressi di Mercogliano a tal Guglielmo Filippo figlio del quondam Riccardo Filippo; 

 

dicembre 1233, indizione VII, in Pietrastornina (AV): alla presenza del pubblico notaio Centrano di Pietrastornina e del giudice Ippolito della stessa località, alcuni possessori dichiarano i censi che sono in obbligo di corrispondere ogni anno al monastero di Montevergine, e tra di essi compare un Giacomo Filippo che si impegna a donare quattro "provenienti" annui, come al tempo di re Guglielmo;

 

agosto 1234, indizione VII, in Mercogliano (AV): essendo presenti il giudice e notaio Guglielmo ed il giudice Roberto, Giovanni de Filippo, figlio del quondam Giovanni, dona al monastero verginiano un castagneto sito nella contrada Melenzanus di Mercogliano, a patto di poterne rimanere usufruttuario sua vita natural durante, impegnandosi a corrispondere al monastero un tarì d'oro annuo.

 

Sia il contesto nel quale operano questi primi esponenti del casato che la loro onomastica fanno propendere per l'attribuzione di una discendenza normanna, come potrebbe essere implicitamente dimostrato dalla figura dello stemma antico del casato (cfr. § Araldica).

 

Diversi rami stanziati nell'alto salernitano

La contiguità delle aree di nostro interesse, l'alto salernitano ed il basso avellinese, ed i fitti traffici commerciali testimoniati dagli atti del periodo, sicuramente portarono alcuni esponenti della famiglia a stabilirsi definitivamente in Nocera e aree attigue.

Se possiamo effettivamente concludere che visse in Rocca (Piemonte), presso Nocera, il suddetto miles Filippo, da costui potrebbe essere disceso tal Matteo de Philippo del fu Guglielmo, proprietario nel 1209 di beni in Rocca(piemonte) ed in San Marzano (sul Sarno). I suoi figli Guglielmo e Pandolfo vendevano nel 1218 all'abate Pietro del monastero di Materdomini un terreno in San Marzano. La paternità del primo esponente di questo ramo, tal Guglielmo, farebbe però intravedere una derivazione avellinese, secondo lo schema genealogico seguente:

Lo schema genealogico proposto potrebbe trovare implicita conferma nel fatto che il primo antenato eponimo, tal Philippus miles, avrebbe potuto far parte dell'esercito di Re Guglielmo di Napoli nel secolo XII, ed aver ricevuto da costui dei beni con obbligo di corrispondere al monastero di Montevergine alcuni beni. L'obbligo sarebbe stato poi rispettato anche dai discendenti. Data la scarsità delle fonti, tuttavia, sarebbe opportuno accantonare la questione e porla in modo soltanto ipotetico.

 

Ramo di Angri e Nocera

La famiglia fiorente al tempo dei re angioini Carlo I e Carlo II, fonda "la chiesa parrocchiale ed il benefizio familiare di San Benedetto agli Ardinghi in Angri", al posto dell'antica e vetusta cappella dello stesso nome. Il primo rettore curato ad essere nominato fu il reverendus dominus don Benedetto de Filippo nel 1401. Nel 1397 vivono stabilmente agli Ardinghi i nobili Santullo, Filippo e la vedova di Antonio de Philippo, la nobile Iacola Stincarello. Nel 1482 i compatroni di S. Benedetto erano dodici e tutti della famiglia de Philippis. In riconoscimento di tale diritto, il parroco di San Benedetto ogni anno il 21 marzo, festa di San Benedetto, "con la massima solennità offriva a' componenti di tale famiglia 12 pani". Così il 21 marzo 1482 furono presentati sull'altare a don Scipione de Philippis dodici "tortani" di pane. Inoltre il 2 febbraio di ogni anno, festa della Candelora, spettavano alla famiglia dodici "torce" per il diritto di patronato su S. Benedetto, sei furono presentate al succitato Scipione, tre a Bartolomeo e tre a Gianfranco e Nardo, tutti di casa de Filippo. Guglielmo, archipresbitero nocerino, citato nella bolla del 24 agosto 1321 dell'arcivescovo di Salerno Orso, presiede all'inaugurazione della fabbrica della cappella di Maria SS. e di S. Nicola alli Rafanoli in Angri. Nel sec. XV il giudice Bartolomeo, già regio governatore della città di Capua nel 1442, da Angri si trasferisce a Nocera nel luogo chiamato Borgo, edificandovi un bel palazzo con annessa cappella dedicata a S. Antonio (non lontano dalla chiesa di S. Biagio) e altre due cappelle rispettivamente l'una nella chiesa di S. Francesco dei conventuali e l'altra nella zona Grotti, sotto il titolo della SS. Annunziata. Insieme al giudice Bartolomeo "trasportò la sua casa in Nocera" il milite e giudice Benedetto, suo fratello, regio capitano in Solofra (1441), vice conte della baronìa del Cilento (1450), viceré della Valle del Crati e della Terra Giordana (1460). Dionisio è giudice annuale di Nocera negli anni 1493 e 1505. I de Philippis nel 1576 si erano già estinti in Nocera, mentre "alcuni loro germogli esistevano allora nel Casale di Striano", presso Sarno. 

 

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Ramo di Sarno

In Sarno appaiono poco dopo il 1400 e sono quelli che più tardi si vedono dimorare nella detta Terra di Striano ove si fregiano del titolo di "Magnifico". Nel 1576 Cesare de Filippis di Sarno, "instava perché gli si fosse concesso privilegio di nobiltà, presentando molti testimoni, i quali deposero aver nobilmente vissuto suo padre Giovanni, suo avo Pietro Stefano ed il bisavo Giovanni senior". Un Tommaso fu Sindaco di Sarno nel 1586 ma quasi sicuramente non è lo stesso cavaliere aurato di cui in seguito. Il giurisperito Silvestro viene aggregato al Sedile dei Nobili di quella città con albarano del 15 settembre 1597 "per esser disceso dall'illustre medico sarnese Giovanni Tommaso de Philippis, cavaliere aurato, cui in grazia di incomparabili meriti Carlo V imperatore nel 1536 concesse di poter aggiungere lui ed i suoi discendenti alle antiche armi di famiglia un'aquila nera coronata in campo d'oro con ali e coda spase e rostro aperto e la celata chiusa sullo scudo, sormontata da una stella ad 8 raggi" (3). Il medesimo nel 1612 è Maestro di Mercato che "dovendo esser distribuito alternativamente tra nobili e plebei, in quell'anno si spettava a' primi", mentre nel 1628 tiene l'ufficio di vicario generale "negli Stati di Sarno e Striano per Camillo Colonna, ch'era utile Signore di detti Stati, nomine proprio e quale procuratore del capitano frà Paolo de Raymo dell'Ordine Gerosolimitano". Giovanni Tommaso, nato nel 1599, nel 1628 si ritrovava Governatore della terra di Bracigliano, importante carica che aveva tra le sue prerogativa anche la comminazione della pena capitale (4) Nel 1682 viveva in Sarno il dottor fisico Carlo de Philippis, ed alla fine del Settecento un colonnello Costantino sarnese era Preside della provincia di Principato Citra (od. provincia di Salerno). Alcuni rami però già avevano abbandonato la città di Sarno per trasferirsi in Napoli, estinguendosi con un padre De Filippis dei Padri Operai (5).

 

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Rami di Siano, San Severino, Bracigliano, Villa di Fisciano e Baronissi

[In preparazione]   

 

Araldica famigliare

Il grifone era l'emblema dei sovrani normanni del Meridione d'Italia, e come tale, posto su chiese, lapidi e mantelli. La figura si ritrova in molte armi di famiglie di ascendenza normanna. Potrebbe essere questo il motivo per cui l'animale chimerico appare anche nello stemma della famiglia de Filippis, richiamante le origini normanne.

 

Ramo di Angri e Nocera

D'azzurro, al grifone al naturale, coronato d'oro, movente da tre cime all'italiana d'oro, guardante una stella (7) dello stesso posta nel cantone destro del capo, sul tutto una fascia di rosso, caricata da una stella (8) d'argento;

Stemma de Filippo, ramo di Angri e Nocera

Stemma de Filippo, ramo di Angri e Nocera

Stemma de Filippo, ramo di Angri e Nocera

(Per concessione della Biblioteca Nazionale 

di Napoli, Sezione Manoscritti Araldici)

Ramo di Sarno (dal 1536)

Troncato d'oro e d'azzurro: nel primo un'aquila di nero coronata del campo; nel secondo un grifone al naturale; sulla partizione una fascia di rosso. Motto: Carolus dedit (in relazione al conferimento della milizia aurata concessa da Carlo V al medico Giovan Tommaso).

Stemma de Filippo, ramo di Sarno

Stemma de Filippo, ramo di Sarno

I luoghi
I luoghi di origine della famiglia De Filippis

I luoghi di origine della famiglia De Filippis

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Bibliografia:

(1) M. De' Santi, Memorie delle famiglie nocerine. Napoli, Tipografia Lanciano e D'Oria, 1893, vol. II, pp. 244-253 per i rami non sarnesi, pp. 253-254 per il ramo sarnese.

(2) G. Mongelli, Abbazia di Montevergine. Regesto delle pergamene, Roma, 1957, vol. II (1200-1249), p. 29 (reg. n° 1158), p. 180 (reg. n° 1778), p. 184 (reg. n° 1793).

(3) A. Franco, Il Sedile dei Nobili della città di Sarno attraverso le fonti storiche, "Campania Sacra", 35 (2004) 1-2, pp. 71-120.

(4) L'incarico è ricordato in A.S.S., Prot. not. Sarno, fascio 6330, not. Giovanni Tommaso de Montorio, an. 1628-1629, f. 101v., Agregatio ad Nobilitatem pro Dom.(eni)co Ant.(oni)o Caparella Ferriolo et Leone Francisco et Didaco Grond.(ie)ro

Guimera, 1628, ottobre, 18.

(5) Per il dott. fisico Carlo, V. Cimmelli, op. cit., p. 103. Devo all'interessamento della prof.ssa G. Mazza la nota sul colonnello Costantino.