De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

Homa page 

Epistolario

Orazio Delfico al padre Giamberardino e allo zio Gianfilippo

Lettera datata Pavia, 9 marzo 1789

Orazio Delfico scrive al padre Giambernardino e allo zio Gianfilippo, da Pavia dove si trovava con lo zio Melchiorre e con l’abate Berardo Quartapelle per frequentare quella Università degli studi quale allievo di Alessandro Volta, Carlo Barletti, Aurelio De Giorgi Bertola.

Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 24, f. 453/b, n. 1

A cura di Luciana D'Annunzio

 

Trascrizione

Pavia 9 marzo 1789

 

Padre e zio Carissimi = Ieri in casa Botta dove era stato a pranzo con zio Melchiorre, ricevemmo due vostre, e con piacere sentimmo il vostro buono stato di salute, come posso dirvi di tutti noi. Mi reca veramente meraviglia come cinque lettere scritte da noi consecutivamente l’una dopo l’altra si siano attrassate in maniera che la prima à aspettata la seconda, questa la terza e siano poi giunte tutte insieme.

Qui già le scuole si son ricominciate fin dal primo Lunedì di Quaresima, come parmi avervi accennato nella mia che vi scrissi in passata, ed alla fine si son già cominciate le esperienze fisiche; ma solo dal Cavalier Volta; Barletti si dice che comincerà il Lunedì dopo la Domenica in Albis. Sabato adunque fu il primo giorno delle esperienze, che incominciano dalle qualità dell’aria atmosferica. Veramente non cominciano qui quelle che lui à spiegate in scuola, ma dalle diverse combinazioni delle sostanze, delle attrazioni di ogni genere, fermentazioni, inalzamento dei fluidi per tubbi capillari, che come vedete sono più esperienze Chimiche che Fisiche; ma io avrò campo di vederle quest’altro anno dal Sig. Noccetto, che le fa in casa ma dove a un piccolo laboratorio. Le esperienze adunque di Volta si ridussero la prima, a mostrare che tutti i corpi sono circondati da una sostanza corporea (…) l’aria, che questa sia fluida che sia pesante, e che a tal motivo si sostengano i fluidi in vasi rovesciati con l’orificio stretto perché non si sostengono in vasi con l’orificio largo e viddi due belle macchine Pneumatiche l’una più composta, e più spesosa, l’altra, più semplice più servibile, e meno spesosa, dico più servibile perché non solo serve per rarefare l’aria che si contiene nella campana, (…) di questo si volesse addenzarla, si può anche fare collo stesso giuoco del medesimo pistone, voltando semplicemente la chiave. Questa macchina lavorata qui potrebbe costare circa 30 ducati. Non so qual altro giorno il detto professore abbia scelto per far le altre esperienze, e credo che muterà anche l’ora, perché se portano un poco alla lunga si perde la lezione di Barletti come è succeduto la prima volta. Avanti ieri fui con D, Berardo all’orto botanico che veramente ci è da vedere, non già per le piante, ed erbe che sono sparse qua e là per il giardino, perché poche son quelle piante che qui si tengono allo scoperto (parlo delle piante da giardino) ma nelle stufe che veramente sono ben fatte, vi si vede una grandissima quantità di piante esotiche.

Oltre delle canne del zuccaro, del cacao, del pepe, delle palme, ed infinite altre, ci è il cafè, il quale produce i suoi frutti sino alla maturità, e (…) ne era una pianticella, che un vecchio giardiniere che ci mostrava le piante, e ci diceva i nomi, mi disse che era figlia d’un acino di cafè della pianta grande. Quest’altro anno spero di fare questo studio, ma non andrò alle lezioni del Professore che è quello stesso della Chimica, che è generalmente riputato molto strano, ma andrò dal Sig. rizotomo Scannagatti, che ne è il ripetitore, e custode dei giardini. Ho piacere che il gelo costì non abbia fatto molto male, qui sono giunti gli alberi nel gran freddo a crepare; ma è stata detta questa notizia in relazione di pochi; non so se ancora ànno scoverte le viti per vedere che cosa gli à fatto il gelo; poiché qui vi è il costume, di metterle distese per terra, e rincalzarle di zolle e ristoppia, perché in altro caso nell’inverno perirebbero sempre. Nelle stufe che vi ò nominate di sopra ò vedute delle piante che da noi stanno sempre allo scoperto, e che qui non vi viverebbero, queste sono la gazia, quelle viole gialle che costì vencono generalmente chiamate fiori della pasqua e nascono sopra i muri.

D. Berardo vi saluta, e ringrazia, zio Gianfilippo, e dice che aspetterà i suoi favori, ed io pregandovi de miei a tutti gli amici resto baciandovi le mani.

 

[Indirizzo]

A Sua Eccellenza

Il Sig. D. Giambernardino Delfico

Bologna per Ascoli

Teramo