De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

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Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Note storiche su Longano

di Alfonso di Sanza d'Alena

Adagiato su un colle dell'alto bacino del fiume Volturno, a 700 metri sul livello del mare, sorge l'antico centro di Langaria. Questo è il nome col quale Longano, centro agricolo molisano, in provincia d'Isernia, veniva menzionato nei Regesti angioini del XIV secolo.

All'epoca angioina risale anche la più antica testimonianza pervenutaci di questo paese, e più precisamente al 1269, data in cui Carlo d'Angiò lo concesse in feudo a Bertrando Bucca.

Verso la fine del XIII secolo, Longano passò alla famiglia Capuano. Con la morte di Tommaso Capuano, avvenuta nel 1284, il feudo venne assegnato in dotario alla di lui figlia Francesca, in occasione delle sue nozze con Filippo di Luparia, la quale nel 1330 lo permutò con Morrone e Castiglione. Si successero quindi nel possesso del feudo le famiglie d'Isernia, Gaetani, d'Evoli, Ruffo e Spinelli. Nella seconda metà del XV secolo, Longano giunse ai Galeota; infatti, secondo la testimonianza dell'Ametrano (1), nel 1488 ne risulta titolare Niccolò Galeota.

La prima metà del XVI secolo vide come nuovi signori di Longano i Perez, mentre qualche anno dopo tornarono nuovamente in possesso del feudo i Gaetani. Camillo Gaetani, nel 1541, vendé il territorio a Fabrizio del Tufo, col patto del retrovendendo. Nel frattempo Niccolò Maiorana si era fatto cedere dai Gaetani il diritto della retrovendita, che esercitò contro il del Tufo, e nel 1544 vendé il feudo riscattato a Berardino di Somaya per la somma di 4500 ducati. Era questa una famiglia originaria della Toscana che dette vari titolari al feudo dei quali si ricordano: Berardino, che lo acquistò; Carlo che il 25 febbraio del 1577 stipulo delle Capitolazioni con l'università; Berardino, vivente nel 1544; infine Isabella, ultima della famiglia, con la quale si estinse il cognome, che sposò un de Franchis. Erede del feudo fu il figlio, Geronimo de Franchis, che ebbe il titolo di Duca di Longano.

Tra la seconda metà del XVII secolo  ed i primi del XVIII, si successero ancora nella titolarità del feudo le famiglie Vigliena e Galluccio.

Dal 1744 il feudo di Longano passò ai de Filippis, nella persona del B.ne Antonio de Filippis (1721 - +1799), che nel 1750 sposò Maria de Secada, figlia di D. Francisco de Secada, che nel 1730, ottenne da Carlo VI d'Asburgo, la concessione del titolo di Conte. Secondo titolare per Longano, di questa famiglia, fu il Conte D. Trojano de Filippis, al quale successe il figlio D. Gregorio.

L'ultimo passaggio feudale è quello che vide subentrare, quale nuovo titolare del feudo,  per acquisto fattone dai de Filippis, Girolamo Zona. Gli Zona erano originari di Zuni, vicino Calvi in provincia di Caserta. La famiglia si estinse nel cognome con Giuseppina, figlia di Girolamo Zona, mentre il titolo di Barone di Longano, passò, per anticipata successione materna (autorizzata con D.M. del 10 aprile 1911) al di lei figlio Dionigi Magliano di Aversa. Tra XVIII e XIX secolo, anche Longano, come molti altri paesi del meridione, conobbe il fenomeno del brigantaggio. Qui nacque un famigerato bandito dell'epoca, Salvatore Fiocca.

Il territorio di Longano comprendeva altri tre feudi: 1) Santa Croce, piccolo villaggio di cui non si ricorda l'epoca in cui venne distrutto, che prendeva il nome dall'omonima chiesetta di cui restano solo i ruderi; 2) Sant'Erasmo, altro piccolo villaggio distrutto, non si sa quando, nel corso della storia; nel sottosuolo sono state rinvenute tombe d'epoca romana; 3) San Chirico, che condivise le stesse sorti dei precedenti, e di cui si conservava memoria nell'archivio della Curia andato purtroppo distrutto in un incendio durante la rivoluzione del 1860.

Tra le chiese presenti nel territorio si ricordano la parrocchiale, dedicata a San Bartolomeo Apostolo, Santa Maria della Libera, di patronato della famiglia baronale Zona, i cui eredi ne fecero vendita in favore dei Veneziale, ed infine la piccola cappella di San Rocco.  

In cima all'abitato, sulla sommità di un massiccio roccioso sono ancora visibili i resti del castello medievale (foto sotto); ai suoi piedi si snoda il borgo vecchio del paese.

Resti del castello medievale

Resti del castello medievale

Tra i personaggi che hanno illustrato Longano, si conserva la memoria di Angelo Marinelli (n. 1765), figlio del Dr. Lattanzio e di Maria Tommasone, che dedicatosi all'insegnamento, aprì a Napoli una scuola privata. In seguito ottenne la docenza ufficiale nel Liceo di Alessandria ed in quello di Casale. Con R.D. 28 gennaio 1808 gli fu conferita la cattedra di eloquenza nell'Università di Napoli. Come testimonianza della sua attività scientifica restano la "Propulsione al corso di Eloquenza" e la "Filosofia dell'Eloquenza". Morì a Napoli il 26 marzo 1813 e fu sepolto nella Chiesa di Santa Caterina a Formello.

Altro personaggio celebre fu Diomede Marinelli, fratello del precedente (n. 1760), laureatosi in medicina a Napoli nel 1782. Aveva l'abitudine di annotare giornalmente tutti gli eventi più importanti che avvenivano nella Capitale, ricopiandoli poi ordinatamente in libri, di cui raccolse ben dodici volumi. Sfortunatamente solo gli ultimi due sono sopravvissuti al tempo e sono conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Il Masciotta giunge ad equiparare il lavoro di Diomede Marinelli, a quello che Giovanni Bouvat fece a Parigi con il suo "Journal de Régence". Morì a Napoli il 14 agosto 1825.

Si ricorda, infine, Gabriele Veneziale (Longano 1849 – Boiano 1910), uomo politico. Fu Sindaco del comune natio dal 1874 al 1885, Consigliere provinciale del Mandamento d'Isernia  dal 1883 al 1901, Deputato provinciale dal 1885 al 1896, Deputato al Parlamento nazionale per il Collegio di Boiano per tre legislature (XX, XXI e XXII), mandato che non vide riconfermato nelle elezioni del 1909. 

Attualmente nello stemma comunale sono presenti, in campo azzurro sette spighe di grano, moventi dalla punta, sormontate dalle lettere, L ed O (longus) ed in capo dalla lettera A (ager), e da cinque stelle di sei raggi, (poste 2, 3) il tutto d'oro. Precedentemente esisteva un'altra versione dello stemma nel quale era raffigurato uno scorpione.

Da: Cartografia Generale del Mezzogiorno  e della Sicilia

Da: Cartografia Generale del Mezzogiorno  e della Sicilia

a cura di Ernesto Mazzetti, Tavole, Edizioni Scientifiche Italiane, 1972

Tavola XXVII - Giovanni Antonio Magini, Molise, dall'"Italia", Bologna, 1620, Biblioteca Nazionale Napoli

Particolare della carta geografica con indicazione di Longano

Particolare della carta geografica con indicazione di Longano

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(1) Scipione Ametrano – Della famiglia Capece, Napoli, Vitale.

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