De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Note storiche sulla famiglia Martinetti e Martinetti-Bianchi

di Luciana D'Annunzio

Le informazioni più antiche sulla famiglia Martinetti risalgono indicativamente alla fine del ‘500 epoca in cui, in Pianella, dal capostipite Giovanni Battista nasce Andrea. 

In seguito dalle fonti storico-documentarie costituite, quasi esclusivamente, da atti notarili quali divisioni di proprietà, acquisti di case e terreni, censi, ricompre di censi, costituzioni di sacro patrimonio per chierici, si apprende che l'agiata famiglia Martinetti, si trasferisce in Atri nella  prima metà del XVII secolo, a seguito del matrimonio di Andrea con Geronima Vertolli.

Da alcuni atti del notaio Giovanni Paolo Pallotta (1) si viene a conoscenza, inoltre, che il duca Domenico d'Acquaviva e d'Aragona (2) nomina Governatore di Atri Andrea Martinetti, nipote del suddetto, dottore "in utroque" e sposato con Margherita Sorricchio, che il 15 gennaio1737, si obbliga di esercitare bene tale incarico. Nel 1749 D. Rodolfo d'Acquaviva e d'Aragona lo chiama, invece, all'ufficio di "Giudicato" che prevedeva l'obbligo di far rispettare "legalmente e fedelmente" tutte le leggi previste dalle Pandette e dai Capitoli municipali  (3).

Nel 1769, Domenico figlio del predetto Andrea, coniugato con Elisabetta Mandocchi, ed anch'esso laureato in diritto civile e canonico, a seguito della devoluzione del feudo Acquaviva alla Corona, con dispaccio reale del 20 maggio, a firma del Segretario di Stato Carlo De Marco, è conferito al Giudicato civile della città (4).Continuando nella linea maschile dei Martinetti, cui si riferisce questo breve excursus, dai detti coniugi nascono sette figli, tra i quali  Raffaele, dal cui matrimonio con Maria Frisciotti di Civitanova (Marche) discende Domenico. Dall'unione di quest'ultimo con Maria Elisabetta Ippoliti di Rosciano, nel rione S. Croce di Atri, nascono Maria Michela (1832), Antonio (1833) - che sarà il capostipite della famiglia Martinetti Bianchi -  e Chiara Eleonora (1838).

Nel 1841, la precoce scomparsa di Domenico, che estinguerà il ramo Martinetti, e della moglie vedrà l'affidamento dei tre figli, tutti in età minore, al tutore Achille Venditti, zio acquisito per parte paterna quale marito di Margherita, sorella di Domenico.  

Maria Michela viene cresciuta ed educata nel monastero di S. Chiara in Chieti (5) dove,  il 30 novembre 1850, si unisce in matrimonio con Bernardino (Teramo 1823-1870), secondogenito di Gregorio De Filippis Delfico, conte di Longano e di Marina Delfico che, avviato agli studi a Napoli come gli altri fratelli, avrà in seguito una certa notorietà come pittore, tanto da essere annoverato nel Catalogo del Comanducci (6).

Dalla lettura di alcuni documenti riguardanti Maria Michela, familiarmente chiamata Michelina, il cognome Martinetti lo si trova, a volte, seguito da Bianchi. Il motivo, ignorato a causa del silenzio delle fonti archivistiche teramane, disponibili e consultate, ha portato ad estendere la ricerca a Chieti  dove esiste uno storico palazzo, di proprietà dei Martinetti Bianchi, parte del quale è sede, dagli anni '70, del Museo d'Arte "Costantino Barbella". Il palazzo trae le proprie origini dalla donazione di Donato Alucci, nobile teatino, che nel 1593 lasciò tutti i suoi averi alla Compagnia di Gesù perché fondasse in Chieti un collegio. Nel 1767 con la cacciata dal regno di Napoli dei Gesuiti, per volontà della monarchia borbonica, il complesso religioso non fu incamerato, com'era solito farsi, nel demanio regio e non fu destinato a sede permanente di pubbliche istituzioni civili e militari. Pietro Franchi, cittadino teatino lo acquistò nel 1786, trasformandolo in abitazione privata, dando in affitto appartamenti e botteghe. Il suo trasferimento a Napoli, ne determinò la vendita.

Palazzo Martinetti, già Collegio dei Gesuiti

Palazzo Martinetti-Bianchi, già Collegio dei Gesuiti

Portone d'ingresso del palazzo Martinetti-Bianchi

Acronimo Martinetti-Bianchi

Portone d'ingresso del palazzo Martinetti-Bianchi

Acronimo Martinetti-Bianchi

Nuovo proprietario del palazzo di Via dello Zingaro, che all'epoca contava 97 stanze, divenne Antonio Martinetti che, ereditati nel 1850 i beni di Giustino Bianchi (7), zio materno, aveva unito al suo il cognome dell'avo (8).

Ed è proprio il testamento "mistico" del predetto Giustino, conservato presso l'Archivio di Stato di Chieti tra gli atti del notaio Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico, che lo rende esecutivo il 22 aprile 1850 nella persona di Achille Venditti, tutore di Antonio Martinetti, a far luce sul doppio cognome.

Piantina di Chieti con Palazzo Martinetti

Piantina di Chieti con Palazzo Martinetti

(Per concessione dell'Archivio Storico Comunale di Chieti)

Il legato dispone, infatti, che sia solo Antonio, nominato erede universale, ad aggiungere il cognome dello zio al suo, ma che, in seguito per estensione, verrà impropriamente usato anche in linea femminile. Per le importanti notizie di carattere genealogico che reca se ne dà, in appendice, parte della trascrizione (9).

Da Antonio Martinetti Bianchi e da Zita Mayo nascono quattro figli, tra i quali solo Domenico, tramanderà il cognome per un'altra generazione. Dall'unione di Domenico e Ida Treccia, di Giandomenico Treccia e Urania Valentini  di Loreto Aprutino, nascono sei figli, tra i quali gli unici due maschi, Antonio e Raffaele, non avranno discendenti per cui il ramo Martinetti Bianchi si estinguerà nel 1962 con la scomparsa di Raffaele.

Ma al palazzo Martinetti Bianchi ed al Museo "C. Barbella" di Chieti è legata, infine, una vicenda che conferma come sia nella natura dell'uomo affidare la memoria di se stesso ai valori dell'arte e della storia.

Dal matrimonio di Antonetta Martinetti Bianchi, primogenita del suddetto Domenico, con Giustino Paparella nasce, nel 1913, Raffaele che, a seguito dell'adozione da parte della nubile prozia Angiola Treccia, ne prende il cognome aggiungendolo al suo.

Raffaele Paparella Treccia, illustre chirurgo ortopedico, nel 1992, assieme alla consorte Margherita Devlet dona al Museo "C. Barbella", una pregevole collezione, costituita di circa trenta pezzi di maioliche di Castelli, che documentano esaurientemente la migliore produzione castellana tra i secoli XVI-XVIII,  donazione voluta per onorare la memoria dei genitori, i già citati coniugi teatini Giustino Paparella e Antonetta Martinetti Bianchi, ai quali è intitolata un'ala del Museo.

Si dà il caso che il donatore abbia visto la luce proprio in quelle stanze! (10)

Nel 1997, dopo la scomparsa della consorte, l'illustre chirurgo ha promosso, in pieno accordo con l'Amministrazione Comunale di Pescara, l'istituzione di una Fondazione che, ad un considerevole gruppo di maioliche castellane di grande pregio, include Villa Urania, residenza estiva dei baroni Treccia sita in Pescara e convertita a museo, Fondazione denominata "Paparella Treccia - Devlet".

Villa Urania, Pescara

Villa Urania, Pescara

Villa Urania, Pescara

Villa Urania, Pescara

Villa Urania, Pescara

Villa Urania, Pescara

Villa Urania, Pescara

Stemma famiglia Martinetti Bianchi

Stemma famiglia Martinetti Bianchi

(da albero genealogico famiglia Martinetti, si ringrazia il Prof. Raffaele Paparella Treccia)

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(1) Archivio di Stato di Teramo, d'ora in poi A.S.Te, Atti dei Notai, not.Giovanni Paolo Pallotta di Atri, b. 367, vol. 18.

(2) Nel 1395 la città di Atri fu venduta per 35.000 ducati al Conte di S. Flaviano, Antonio d'Acquaviva, con il quale iniziò il ducato di questa famiglia che ebbe giurisdizione appunto in Atri, Giulianova ed altre terre del teramano sino al 1760, quando si estinsero con la morte della duchessa Isabella. Imparentatasi con gli Aragonesi nel 1478, per quasi quattro secoli ha dominato la scena politica, economica, culturale, religiosa dell'Italia meridionale, dello Stato Pontificio, della Chiesa i cui esponenti furono presenti come nunzi, ambasciatori, legati in molte capitali d'Europa. Annovera numerosi cardinali, vescovi, uomini d'arme e mecenati il cui operato è testimoniato, non solo in Atri, da molte opere d'arte. Con la devoluzione del feudo acquaviviano alla Corona, il re nominò Gianbernardino Delfico, fratello maggiore di Melchiorre, Amministratore e Regio Uditore dello Stato d'Atri, carica che esercitò per circa trent'anni. 

(3) A.S.Te, Atti dei Notai, not.Giuseppe Bucciarelli di Atri, b. 488, vol. 10.

(4). A.S.Te, Atti dei Notai, not.Giuseppe Bucciarelli di Atri, b. 493, vol. 23.

(5) Dal volumetto dei documenti relativi alla solenne promessa di matrimonio, si apprende che, poiché Maria Michela era minore ed orfana, viene riunito, davanti al Giudice regio del circondario di Atri  il "consiglio di famiglia", composto da congiunti paterni e materni che decidono in merito al consenso da accordare per contrarre il matrimonio. In appendice si riporta la trascrizione dell'atto. Archivio di Stato Chieti, Stato Civile, Processetto matrimoniale,1850 e Archivio Storico Comunale di Chieti, Stato Civile, Atto di matrimonio, 1850.

(6) Comanducci, I pittori italiani dell'‘800. Dizionario critico documentario, Milano, SIES, 1982, ad nomen.

(7) Giustino Bianchi aveva a sua volta ereditato l'ingente patrimonio dallo zio Giovanni Fortunato Bianchi (Chieti 1719- Padova 1779), indicato in alcune fonti come Bianchini, fu uno dei medici più valenti del secolo XVIII. Insegnò medicina prima nell'Università di Fermo, poi fu Protomedico in Udine ed infine chiamato ad insegnare medicina pratica ordinaria nell'Università di Padova. Fu, anche, uno dei primi che col Beccarla propugnò e sostenne la dottrina dell'elettricismo atmosferico Cfr. R. Aurini, Dizionario bibliografico della Gente d'Abruzzo, nuova edizione ampliata, Colledara (Te), Andromeda Editrice, 2002, vol. I.

(8) Miria Ciarma, Un contributo archivistico per la storia del Palazzo Martinetti-Bianchi già Collegio dei Gesuiti, in "Particolari in Abruzzo", n. 3, 2001.

(9) Archivio di Stato Chieti, Atti dei Notai, not. Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico,1850. Si ringrazia sentitamente la dott.ssa Miria Ciarma per le fondamentali indicazioni date.

(10) Cfr. "D'Abruzzo", anno  IX, n. 36, 1996.

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Le immagini del Palazzo Martinetti-Bianchi sono state fornite da Enrico Di Carlo e Fausto Eugeni

Le fotografie di Villa Urania sono a cura di Massimo De Filippis Delfico (tranne una, presa dal sito web: http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Pescara_Villa_Urania_Museo_Paparella_Treccia0002.JPG)

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Si rivolge un dovuto e sentito ringraziamento a mons. Marco Trivisonne, parroco della concattedrale S. Maria Assunta di Atri, per aver cortesemente permesso la consultazione dei Libri di Battesimo, Matrimoni e Morti della parrocchia.

Appendice

Volume di documenti relativi alla solenne promessa di matrimonio tra

D. Giovanni Berardino (sic) Conte De Filippis Delfico e Donna Maria Michela Martinetti

Archivio di Stato Chieti, Stato Civile, Processetto matrimoniale, 1850.

Chieti  n. 133 – 1850

Trascrizione

Pel Sindaco il secondo Eletto

Cassio Scardapane

Antonio De Sanctis Cancelliere

 

c. 8

Regno delle due Sicilie

Rep. n. 68   Oggi li quattordici novembre milleottocentocinquanta; regnante Ferdinando Secondo per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie

Inanzi di noi Regio Notaio Gaetano Grue del fu Domenicantonio di residenza in Teramo e degli infrascritti testimoni a noi cogniti, aventi le qualità richieste dalla legge, è comparsa la Signora Contessa Donna Marina Delfico vedova del fu Don Gregorio de Filippis Delfico Gentildonna proprietaria domiciliata in questa città di Teramo quale, essendo ben conosciuta da noi Notaio e dai testimoni sottoscritti, ha dichiarato di voler prestare, come col presente atto in Brevetto presta il pieno consenso al di lei figlio Signor Don Giovan Bernardino de Filippis Delfico, nato e domiciliato in Teramo, procreato in costanza di legittimo matrimonio coll'anzidetto defunto Don Gregorio de Filippis Delfico, affine contrarre matrimonio colla Nobil Donzella Signora Maria Michela Martinetti dell'età di anni diciotto, nata in Atri, Nazionale, domiciliata in Chieti, figlia dei defunti coniugi Don Domenico martinetti e Donna Maria Vincenza (?! Elisabetta) Ippoliti, e ciò con tutte quelle formalità volute dalle nostre leggi civili in vigore dalla Santa Romana Chiesa Cattolica e Concilio di Trento.

Di tutto ciò abbiamo formato il presente atto in brevetto scritto di mano altrui ed in carta libera da servire per solo uso di matrimonio.

Fatto e pubblicato in Teramo Capitale della Provincia del Primo Abruzzo Ulteriore mediante lettura chiara ed intelligibile datane da Noi Notaio ad essa Signora Contessa Delfico e Testimoni. Nella casa palaziata di essa Signora Contessa sita nell'interno di questa città, nel quarto di S. Giorgio, dove passava sottoscriversi dalla ripetuta Signora Contessa Donna Marina Delfico del fu Marchese Don Orazio, Nazionale, gentildonna proprietaria domiciliata in Teramo, dai testimoni Raimondo Lucidi del fu Giuseppe e Pasquale Cardamone fu Saverio, ambi sarti domiciliati anche in Teramo, e da noi Notaio.

Marina Delfico De Filippis

Raimondo Lucidi Testimonio

Pasquale Cardamone Testimonio

Notar Gaetano Grue del fu Domenicantonio residente in Teramo

 

c. 9

Copia del "Consiglio di Famiglia"

L'anno milleottocento cinquanta, il giorno dieci ottobre in Atri

Innanzi di Noi Vincenzo Ciccaglione Giudice Regio del Circondario di Atri, assistito dal Cancelliere sostituto signor Deberardinis è comparso

Don Achille Vinditti domiciliato in questa città e ci ha dichiarato:

di essersi progettato matrimonio tra Don Berardino de Filippis Delfico di Teramo, e Donna Michelina Martinetti figlia delli furono Don Domenico e Donna Elisabetta Ippoliti da lui tutelata al presente con residenza nel monistero di santa Chiara in Chieti a causa di educazione; e poiché prescindendo dai genitori manca pure la Signora Martinetti dell'avo paterno, e di altri ascendenti, così a deliberare se convenga il matrimonio di che trattasi, e ad ottenerne il consenso del consiglio di famiglia, ha chiesto di riunirsi questo.

Si sono contemporaneamente presentati i seguenti individui colla qualità di membri del consiglio famigliare di che trattasi, cioè

Dal lato paterno

Primo. Don Luigi Martinetti, prozio rappresentato da Don Vincenzo Mandocchi, fu Teodoro, di anni venticinque come dall'atto privato del dieci ottobre milleottocento cinquanta (1)*

Secondo.  Don Francesco Mandocchi, del fu Prospero, di anni sessantatre, prozio.

Terzo.Don Eugenio Vinditti, zio affine, rappresentato da Don Giovanbattista Vinditti, del fu Giovanni, di anni settantaquattro, come da atto privato del nove ottobre milleottocentocinquanta (2)*

Dal lato materno

Primo. Don Pietro Ippoliti, avo, rappresentato da Don Antonio Giovannetti, figlio di Marco, di anni trenta come dall'atto privato dell'otto ottobre milleottocentocinquanta (3)*

Secondo.  Don Giuseppe Ippoliti, zio, rappresentato da Don Gabriello Cherubini del fu Celidonio, di anni trentadue, come dall'atto privato dell'otto ottobre milleottocentocinquanta (4)

Terzo.  Don Camillo Mancinelli, zio affine, rappresentato da Giovanbattista Cherubini, del fu Celidonio, di anni trenta, come dall'atto privato dell'otto ottobre milleottocentocinquanta (5)*

Tutti proprietarii domiciliati in Atri

Noi Giudice Regio Presidente del Consiglio di famiglia abbiamo manifestata la istanza come sopra fattaci da Don Achille Vinditti a tutti i sei membri che lo compongono già qualificati ed essi fuori la presenza del petente Signor Vinditti.

Considerando che Don Bernardino de Filippis Delfico è giovane fornito di buoni costumi appartiene a famiglia civile e distinta ed ha beni di fortuna bastevoli a sostenere i pesi derivativi dal matrimonio.

Considerando altronde che priva la giovinetta Donna Michelina Martinetti di genitori e conveniente maritarsi e ciò va a praticare con vantaggio nel prescegliere il Signor De Filippis Delfico, il quale può mantenerla con decoro pari alla condizione che gode in società.

A voti uniformi, ai quali uniamo Noi Giudice il proprio con la veste di Presidente.

Danno il pieno consenso a Donna Michelina Martinetti affinché contragga il matrimonio con Don Bernardino De Filippis Delfico giusta le prescrizioni della legge.

Del che se ne è redatto il presente verbale sottoscritto dagli intervenuti da Noi e dal Sostituto Cancelliere -  Firmati – Vincenzo Mandocchi – Francesco Mandocchi – Giovanbattista Vinditti – Antonio Giovannetti – Gabriello Cherubini – Giovanbattista Cherubini.

Giudice Regio, Vincenzo Ciccaglione

Cancelliere sostituto, Giuseppe Deberardinis.

* I numeri tra parentesi indicano la progressione dell'iscrizione nel registro dei ruoli presso il Giudicato di circondario.

Copia conforme rilasciata in Atri li undici ottobre 1800cinquanta a richiesta del Signor De Filippis Delfico da valere per uso di matrimonio.

Visto - Il Giudice Regio- Vincenzo Ciccaglione

Il Cancelliere del Circondario di Atri – Diomede De Padova

Giovanni Berardino De Filippis Delfico

Camillo Mancinelli Procuratore Speciale

Cassio Scardapane

Antonio De Sanctis

 

Atto di matrimonio n. D'ordine 133

Archivio Comunale di Chieti, Stato Civile, Atti di matrimonio, 1850.

Trascrizione

L'anno mille ottocento cinquanta il dì trenta del mese di novembre alle ore ventidue e mezza avanti di Noi Cassio Scardapane secondo eletto pel Sindaco ed ufiziale (sic) dello stato civile del Comune di Chieti, Distretto di Chieti, provincia di Abruzzo Citeriore, sono comparsi nella casa comunale

Don Giovanni Berardino, Melchiorre, Celestino De Filippis Delfico di condizione gentiluomo, proprietario, nato nella città di Teramo e domiciliato ivi di anni ventisette, figlio maggiore del fu conte Don Gregorio De Filippis Delfico, di condizione pure Gentiluomo e proprietario domiciliato ancora in Teramo, morto il dì quattro maggio milleottocentoquarantasette e della Signora donna Marina Delfico, di condizione Gentildonna e proprietaria domiciliata similmente in Teramo, assente e passato all'altra vita, il cui avo paterno Don Trojano De Filippis Delfico, di condizione Gentiluomo e proprietario senza sapersi l'ultimo domicilio e l'epoca della morte ed il signore don Camillo Mancinelli, di anni cinquantaquattro, di professione patrocinatore domiciliato in questa città, figlio del fu don Vincenzo e fu donna Antonia Zapa, partecipe da dritti civili, procuratore specialmente costituito a questo atto dalla signora Maria Michela Martinetti, di anni diciotto, di condizione proprietaria, nata nel comune di Atri e domiciliata in questa città di Chieti, parrocchia del Duomo, figlia minore dei furono don Domenico Martinetti, di condizione proprietario, domiciliato nel detto comune di Atri, morto il dì ventidue novembre milleottocentoquarantuno,e della signora donna Elisabetta Ippoliti, domiciliata pure in Atri, morta il dì venti ottobre milleottocentoquarantuno, essendo ancora passato all'altra vita il di lei avo paterno don Raffaele Martinetti, di condizione proprietario, domiciliato nel riportato comune di Atri, morto nel dì ventiquattro giugno milleottocentoquarantadue, come dalla procura con atto in brevetto, rogato dal notaro don Emidio Gasbarro del fu Giuseppe, residente nel comune di Bucchianico di passaggio per questa città sotto la data del dì ventinove novembre corrente anno, colla quale essa futura sposa costituisce don Camillo Mancinelli a poterla suo nome e parte effettuare questo atto civile di solenne promessa di celebrare il matrimonio innanzi la chiesa secondo le forme prescritte dal Sacro Concilio di Trento con don Giovanni Berardino De Filippis Delfico, avendo il  fatto per valido grato e fermo.

I quali alla presenza de' testimoni, che saranno qui appresso indicati, e da essi prodotti, ci hanno richiesto di ricevere la loro solenne promessa di celebrare avanti alla Chiesa secondo le forme prescritte dal sacro Concilio di Trento il matrimonio tra essi progettato avendo la madre di esso futuro sposo prestato il consenso al presente matrimonio con atto in brevetto rogato dal notar don Gaetano Grue residente in Teramo sotto la data de' quattordici novembre detto anno, come pure il consiglio di famiglia dato il consenso al presente matrimonio alla futura sposa giusto leggasi nel verbale all'uopo formato nel giorno dieci passato mese di ottobre.

La notificazione di questa solenne promessa è stata affissa nella porta di questa Casa Comunale di Chieti nel dì ventisette giorno di domenica del mese di ottobre ripetuto anno e vi è rimasta sin'oggi senza essersi prodotta alcuna opposizione oltre delle altre notificazioni seguite nel comune di Teramo ed Atri a dì tre giugno ad undici novembre ridetto anno senza esservi stata opposizione  non celebrandosi il matrimonio fra l'anno, da computarsi detta scadenza dal termine dall'affissione della notificazione, dovrà la notificazione istessa rinnovarsi nel modo e nelle forme espresse dalla legge.

Noi secondando la di loro domanda, dopo di aver letto ad essi i documenti consistenti:

Primo nell'atto di nascita di esso futuro sposo

Secondo in quello di morte del di lui padre

Terzo nell'atto di nascita della futura sposa

Quarto in quello di morte del di lei padre

Quinto simile della di lei madre

Sesto simile del di lei avo paterno

Settimo nella notificazione fatta nel comune di Atri, contenente l'attestazione di non esservi stata opposizione

Ottavo simile nel comune di Teramo

Nono nella copia del consiglio di famiglia che racchiude il consenso dato alla sposa al presente matrimonio

Decimo nel consenso dato dalla madre dello sposo in questo stesso matrimonio

Undecimo nell'atto in brevetto col quale la futura sposa ha nominato il procuratore a farsi rappresentare

Duodecimo nel certificato sul domicilio della sposa in questa città

Decimo terzo nella notificazione affissa nella porta di questa Casa Comunale

E dopo aver ricevuto il giuramento da esso futuro sposo e dai quattro testimoni intervenuti al presente atto sul fatto della morte del di lui avo paterno senza conoscersi l'epoca e l'ultimo domicilio.

Di tutto ciò ne abbiamo formato il presente atto in presenza di quattro testimoni intervenuti alla solenne promessa; cioè:

di don Giacomo Zocciola di anni trentatre di professione impiegato, regnicolo, domiciliato in questo comune parrocchia del duomo

di don Camillo Stabile di anni sessanta di professione scribente, regnicolo, domiciliato in questo comune parrocchia di Sant'Agata

di Achille Marra di anni sessantaquattro di professione portiere del Tribunale, regnicolo, domiciliato in questo comune parrocchia del duomo

di Davide Palombaro di anni cinquantatre di professione caffettiere, regnicolo, domiciliato in questo comune parrocchia di Sant'Antonio Abate.

Di questo atto, che è stato iscritto sopra i due registri abbiamo dato lettura alle parti, ed ai testimoni, avendone dato a futuri sposi due copie uniformi da Noi sottoscritte per essere presentate al Parroco, cui la celebrazione del matrimonio si appartiene, ed indi si è firmato da Noi, dal futuro sposo, dal procuratore speciale della sposa, dai testimoni e dal cancelliere.

 

Giovanni Berardino De Filippis Delfico

Camillo Mancinelli procuratore speciale

Giacomo Zocciola

Camillo Stabile

Achille Marra

Davide Palombaro

Cassio Scardapane

Antonio De Sanctis Cancelliere

 

L'anno milleottocentocinquanta il dì trenta del mese di novembre il parroco l'Economo Curato del duomo don Michele de Nicola ci ha rimessa una della controscritta promessa, in piè della quale ha certificato, che la celebrazione del matrimonio è seguita nel giorno suddetto del mese ed anno suddetto alla presenza de' testimoni don Camillo Mancinelli e Rosario del Gioppo.

 

Testamento di Giustino Bianchi

Archivio di Stato Chieti, Atti dei Notai, not. Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico, 1850.

Testamento di Giustino Bianchi, pag. 1

Testamento di Giustino Bianchi, pag. 1

Archivio di Stato di Chieti, Notarile, notaio Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico, 1850, cc. 83 - 91.

(Autorizzazione Prot. n. 1641/28.34.01.08(1) del 31.08.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento di Giustino Bianchi, pag. 2

Testamento di Giustino Bianchi, pag. 2

Archivio di Stato di Chieti, Notarile, notaio Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico, 1850, cc. 83 - 91.

(Autorizzazione Prot. n. 1641/28.34.01.08(1) del 31.08.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento di Giustino Bianchi, pag. 3

Testamento di Giustino Bianchi, pag. 3

Archivio di Stato di Chieti, Notarile, notaio Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico, 1850, cc. 83 - 91.

(Autorizzazione Prot. n. 1641/28.34.01.08(1) del 31.08.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Trascrizione parziale

Sia col nome di Dio

 

c.84 r.  Io Giustino Bianchi di questa città di Chieti figlio di Matteo e di Maria de Masinis trapassati volendo disporre dei miei beni fò il presente testamento che agio firmato, chiuso e sigillato lo presenterò al notaio per procedersi ai modi di legge alla soprascrizione.

Ad evitare però ogni discussione futura a scanso di qualsiasi equivoco ad istituire il mio erede stimo opportuno principalmente dichiarare:

1 - Che per effetto del testamento del fu mio zio Fortunato Bianchini (sic) dei due settembre 1779 in Padova dal notaro Antonio Zonca io sono il di lui erede, e sin dal momento della di lui morte ne raccolsi e m’impossessai della eredità consistente non solo nei beni di proprio acquisto ma anche di quelli di famiglia che aveva in comune col fratello Matteo Bianchi mio padre e coll’altro fratello Flaviano Bianchi ed il dritto era il terzo sull’intero.

2 - Il detto mio zio Flaviano morto molti anni dopo il decesso di mio padre istituì suo erede anche a me come si ravvisa dal di lui testamento rogato in Chieti dal notaio Accettella.

3 - Mio padre morì lasciando tre figli cioè Fortunato, Giustino che sono io e Rosalia. Per legge vigente nell’epoca della morte i due sudetti figli maschi

 

c.84 v.  furono gli eredi coll’obbligo della dote a pareggio alla femmina.

4 - Morì mio fratello Fortunato in età pupillare e prima della madre Maria de Masinis.

5 - Questa passò a secondi voti con Saverio Vicoli, ed in tale circostanza con istrumento dei 22 aprile 1788 rogato dal notaro de Virgiliis di Chieti rinunciò mediante prezzo alla quota ereditaria del predefunto figlio Fortunato Bianchi, ed a ogni altro dritto.

6 - Rosalia Bianchi mia sorella si maritò con Pietro Ippolito (sic) di Rosciano e nelle circostanze come risulta da istrumento stipulato dal notaro Don Vincenzo Maria Paolini di Cugnoli nel dì 20 dicembre 1808 si ricevè ducati duemila ed un corrispondente corredo e con essi si dichiarò ampiamente s definitivamente quietanzato.

Premesse le suddette dichiarazioni eccomi a disporre dei miei beni nel seguente modo.

1 - Istituisco e nomino mio erede universale di tutto quello che ho il mio pronipote Antonio Martinetti di Atri, figlio minore della mia nipote Elisabetta Ippolito e D. Domenico Mar =

 

c.85 r.  tinetti trapassati e gl’impongo al suo cognome unire il mio.

2 - Sostituisco al mio erede istituito col predetto articolo D. Domenico de Luca figlio di D. Emidio e Donna Chiara de Rocco, quante le volte Antonio Martinetti mio erede gli premorisse pria di compiere gli anni diciotto e ciò in conformità dell’art. 945 Leggi Civili; volendo però che dalla presente sostituzione D. Domenico de Luca non abbia prendere alcun motivo per contraddire o in qualunque modo farsi sentire contro di ciò che in seguito disporrò imponendo che la mia volontà sia legge e non altrimenti specialmente in riguardo all’amministrazione e rendita di tutti i miei beni.

Nomino tutore ed amministratore del mio erede minore il Sig. D. Giustino Ciavolich il quale resterà incaricato a rappresentare il mio erede tanto nella persona, che nei beni, e coll’obbligo dell’impiego della (…) rendita nonché del denaro e dei crediti (…) che si troveranno.

3 - Nomino ancora D. Camillo de Attiliis per tutore surrogato dello stesso, ed esecutore di questo mio testamento, onde lo faccia eseguire in tutte le sue parti, e gli concedo il dritto d’invigilare il tutore e (da qui solo trascrizione testamento)

 

c.85 v.  obbligarlo all’adempimento di quanto gli ho imposto, ed in seguito disporrò – e ciò sol perché la legge lo vuole, mentre son sicuro dell’affezione sincera ed onesta conosciuto del vero mio amico D. Giustino Ciavolich in chi sempre ho riposto tutta la mia fiducia e maggiormente in questa circostanza per ottenere da lui la esecuzione di queste mie volontà. (…) ed obbligo il mio erede istituito ed anche il sostituito, verificandosi il caso che questi accogliesse la mia eredità, dei seguenti legati particolari a favore dei sottonotati individui.

1 - A mia sorella germana Rosalia Bianchi moglie di Pietro Ippolito lascio sua vita durante ducati dieci netti al mese e ciò in pendenza della vita del marito; ella se rimanesse vedova voglio che i sudetti ducati dieci siano aumentati a ducati quindici netti al mese da averli sempre vita durante e nel caso previsto di vedovanza volendo tornare in Chieti abbia pure l’uso del quarto nobile della mia casa di abitazione e propriamente quello che riguarda oriente, più la camera tra la galleria e cucina col grosso mobili, cioè sedie, (…) consuoli cogli oggetti che vi sono sopra, quadri e rami ed orologi che vi esistono dispensandola

 

c.86 r.   dell’inventario a cauzione e solo per i sudetti oggetti farsi un notamento amichevole tra lei e il tutore ed il tutore surrogato (…).

2 - Alla mia sorella uterina [sorellastra] Felicita Vicoli lego per una sol volta ducati 200 da pagarsi dentro tre mesi dalla mia morte.

 (…) espressamente proibisco tanto a Rosalia Bianchi che a Felicita Vicoli di avanzare contro il mio erede qualsiasi pretesa ed il solo primo atto giudiziario sarà sufficiente a farlo decadere dai rispettivi legati anzi se si trovasse averli introitati saranno nell’obbligo di tutti restituire non escluso i mensili per la prima e né l’una né l’altra potrà essere intesa in giudizio se prima non sarà stata eseguita la detta restituzione volendo che il mio erede non abbia ad essere in nessun modo molestato da esse o da ciascuno di essa.

Delle persone di servizio ne sono molto contento perché con tutt’affezione e premura per moltissimi anni m’hanno accudito, che perciò debbo loro mostrare la mia gratitudine

 

c.85 v. - c.89 v. (Seguono altri vari legati)

Revoco qualunque altra precedente disposizione testamentaria volendo che la presente abbia la piena esecuzione.

Non sottoscrivo la presente mia ultima disposizione testamentaria perché ho la mano destra tremante attesa la mia ultima malattia.

Fatto in Chieti oggi li sedici febbrajo mille ottocento quarantanove

 

c. 90 r.  Segue la nota degli argenti e la firma  = Giust.[ino] Bianchi