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      | Note
storiche sulla famiglia Martinetti e Martinetti-Bianchi |  
  
    
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        Le informazioni più antiche sulla famiglia Martinetti risalgono 
        indicativamente alla fine del ‘500 epoca in cui, in Pianella, dal 
        capostipite Giovanni Battista nasce Andrea.   
        In seguito dalle fonti storico-documentarie costituite, quasi 
        esclusivamente, da atti notarili quali divisioni di proprietà, acquisti 
        di case e terreni, censi, ricompre di censi, costituzioni di sacro 
        patrimonio per chierici, si apprende che l'agiata famiglia Martinetti, 
        si trasferisce in Atri nella  prima metà del XVII secolo, a seguito del 
        matrimonio di Andrea con Geronima Vertolli. 
        Da alcuni atti del notaio Giovanni Paolo Pallotta (1) si viene a 
        conoscenza, inoltre, che il duca Domenico d'Acquaviva e d'Aragona (2) 
        nomina Governatore di Atri Andrea Martinetti, nipote del suddetto, 
        dottore "in utroque" e sposato con Margherita Sorricchio, che il 15 
        gennaio1737, si obbliga di esercitare bene tale incarico. Nel 1749 D. 
        Rodolfo d'Acquaviva e d'Aragona lo chiama, invece, all'ufficio di "Giudicato" che prevedeva l'obbligo di far rispettare 
        "legalmente e 
        fedelmente" tutte le leggi previste dalle Pandette e dai Capitoli 
        municipali  (3). 
        Nel 1769, Domenico figlio del predetto Andrea, coniugato con Elisabetta 
        Mandocchi, ed anch'esso laureato in diritto civile e canonico, a seguito 
        della devoluzione del feudo Acquaviva alla Corona, con dispaccio reale 
        del 20 maggio, a firma del Segretario di Stato Carlo De Marco, è 
        conferito al Giudicato civile della città (4).Continuando nella linea 
        maschile dei Martinetti, cui si riferisce questo breve excursus, 
        dai detti coniugi nascono sette figli, tra i quali  Raffaele, dal cui 
        matrimonio con Maria Frisciotti di Civitanova (Marche) discende 
        Domenico. Dall'unione di quest'ultimo con Maria Elisabetta Ippoliti di 
        Rosciano, nel rione S. Croce di Atri, nascono Maria Michela (1832), 
        Antonio (1833) - che sarà il capostipite della famiglia Martinetti 
        Bianchi -  e Chiara Eleonora (1838). 
        Nel 1841, la precoce scomparsa di Domenico, che estinguerà il ramo 
        Martinetti, e della moglie vedrà l'affidamento dei tre figli, tutti in 
        età minore, al tutore Achille Venditti, zio acquisito per parte paterna 
        quale marito di Margherita, sorella di Domenico.   
        Maria Michela viene cresciuta ed educata nel monastero di S. Chiara in 
        Chieti (5) dove,  il 30 novembre 1850, si unisce in matrimonio con 
        Bernardino (Teramo 1823-1870), secondogenito di Gregorio De Filippis 
        Delfico, conte di Longano e di Marina Delfico che, avviato agli studi a 
        Napoli come gli altri fratelli, avrà in seguito una certa notorietà come 
        pittore, tanto da essere annoverato nel Catalogo del Comanducci (6). 
        Dalla lettura di alcuni documenti riguardanti 
        Maria Michela, 
        familiarmente chiamata Michelina, il cognome Martinetti lo si trova, a 
        volte, seguito da Bianchi. Il motivo, ignorato a causa del silenzio 
        delle fonti archivistiche teramane, disponibili e consultate, ha portato 
        ad estendere la ricerca a Chieti  dove esiste uno storico palazzo, di 
        proprietà dei Martinetti Bianchi, parte del quale è sede, dagli anni 
        '70, del Museo d'Arte "Costantino Barbella". Il palazzo trae le proprie 
        origini dalla donazione di Donato Alucci, nobile teatino, che nel 1593 
        lasciò tutti i suoi averi alla Compagnia di Gesù perché fondasse in 
        Chieti un collegio. Nel 1767 con la cacciata dal regno di Napoli dei 
        Gesuiti, per volontà della monarchia borbonica, il complesso religioso 
        non fu incamerato, com'era solito farsi, nel demanio regio e non fu 
        destinato a sede permanente di pubbliche istituzioni civili e militari. 
        Pietro Franchi, cittadino teatino lo acquistò nel 1786, trasformandolo 
        in abitazione privata, dando in affitto appartamenti e botteghe. Il suo 
        trasferimento a Napoli, ne determinò la vendita. 
          
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			Palazzo Martinetti-Bianchi, già Collegio dei 
			Gesuiti |  
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            Portone d'ingresso del palazzo Martinetti-Bianchi | 
            Acronimo Martinetti-Bianchi |  
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        Nuovo proprietario del palazzo di Via dello Zingaro, che all'epoca 
        contava 97 stanze, divenne Antonio Martinetti che, ereditati nel 1850 i 
        beni di Giustino Bianchi (7), zio materno, aveva unito al suo il cognome 
        dell'avo (8).  
        Ed è proprio il testamento "mistico" del predetto Giustino, conservato 
        presso l'Archivio di Stato di Chieti tra gli atti del notaio 
        Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico, che lo rende esecutivo il 22 
        aprile 1850 nella persona di Achille Venditti, tutore di Antonio 
        Martinetti, a far luce sul doppio cognome. |  
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            | Piantina di Chieti con Palazzo 
            Martinetti 
            (Per concessione dell'Archivio Storico Comunale di 
            Chieti) |  
        Il legato dispone, infatti, 
        che sia solo Antonio, nominato erede universale, ad aggiungere il 
        cognome dello zio al suo, ma che, in seguito per estensione, verrà 
        impropriamente usato anche in linea femminile. Per le importanti notizie 
        di carattere genealogico che reca se ne dà, in appendice, parte della 
        trascrizione (9). 
        Da Antonio Martinetti Bianchi e da Zita Mayo nascono quattro figli, tra 
        i quali solo Domenico, tramanderà il cognome per un'altra generazione. 
        Dall'unione di Domenico e Ida Treccia, di Giandomenico Treccia e Urania 
        Valentini  di Loreto Aprutino, nascono sei figli, tra i quali gli unici 
        due maschi, Antonio e Raffaele, non avranno discendenti per cui il ramo 
        Martinetti Bianchi si estinguerà nel 1962 con la scomparsa di Raffaele. 
        Ma al palazzo Martinetti Bianchi ed al Museo "C. Barbella" di Chieti è 
        legata, infine, una vicenda che conferma come sia nella natura dell'uomo 
        affidare la memoria di se stesso ai valori dell'arte e della storia. 
        Dal matrimonio di Antonetta Martinetti Bianchi, primogenita del suddetto 
        Domenico, con Giustino Paparella nasce, nel 1913, Raffaele che, a 
        seguito dell'adozione da parte della nubile prozia Angiola Treccia, ne 
        prende il cognome aggiungendolo al suo. 
        Raffaele Paparella Treccia, illustre chirurgo ortopedico, nel 1992, 
        assieme alla consorte Margherita Devlet dona al Museo "C. Barbella", una 
        pregevole collezione, costituita di circa trenta pezzi di maioliche di 
        Castelli, che documentano esaurientemente la migliore produzione 
        castellana tra i secoli XVI-XVIII,  donazione voluta per onorare la 
        memoria dei genitori, i già citati coniugi teatini Giustino Paparella e 
        Antonetta Martinetti Bianchi, ai quali è intitolata un'ala del Museo. 
        Si dà il caso che il donatore abbia visto la luce proprio in quelle 
        stanze! (10) Nel 1997, 
        dopo la scomparsa della consorte, l'illustre chirurgo ha promosso, in 
        pieno accordo con l'Amministrazione Comunale di Pescara, l'istituzione 
        di una Fondazione che, ad un considerevole gruppo di maioliche 
        castellane di grande pregio, include Villa Urania, residenza estiva dei 
        baroni Treccia sita in Pescara e convertita a museo, Fondazione 
        denominata "Paparella Treccia - Devlet". 
          
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              Villa Urania, Pescara |  
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              Villa Urania, Pescara |  
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              Villa Urania, Pescara |  
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              | Stemma
                famiglia Martinetti Bianchi 
                (da albero genealogico famiglia Martinetti, si 
                ringrazia il Prof. Raffaele Paparella Treccia) |  |  
  
  
    
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        (1) Archivio di 
        Stato di Teramo, d'ora in poi A.S.Te, Atti dei Notai, not.Giovanni 
        Paolo Pallotta di Atri, b. 367, vol. 18. 
        (2) Nel 1395 la città di Atri fu venduta per 35.000 
        ducati al Conte di S. Flaviano, Antonio d'Acquaviva, con il quale iniziò 
        il ducato di questa famiglia che ebbe giurisdizione appunto in Atri, 
        Giulianova ed altre terre del teramano sino al 1760, quando si estinsero 
        con la morte della duchessa Isabella. Imparentatasi con gli Aragonesi 
        nel 1478, per quasi quattro secoli ha dominato la scena politica, 
        economica, culturale, religiosa dell'Italia meridionale, dello Stato 
        Pontificio, della Chiesa i cui esponenti furono presenti come nunzi, 
        ambasciatori, legati in molte capitali d'Europa. Annovera numerosi 
        cardinali, vescovi, uomini d'arme e mecenati il cui operato è 
        testimoniato, non solo in Atri, da molte opere d'arte. Con la 
        devoluzione del feudo acquaviviano alla Corona, il re nominò 
        Gianbernardino Delfico, fratello maggiore di Melchiorre, Amministratore 
        e Regio Uditore dello Stato d'Atri, carica che esercitò per circa trent'anni. 
         
        (3) A.S.Te, Atti dei Notai, not.Giuseppe 
        Bucciarelli di Atri, b. 488, vol. 10. 
        (4). A.S.Te, Atti dei Notai, not.Giuseppe 
        Bucciarelli di Atri, b. 493, vol. 23. 
        (5) Dal volumetto dei documenti relativi alla solenne 
        promessa di matrimonio, si apprende che, poiché Maria Michela era minore 
        ed orfana, viene riunito, davanti al Giudice regio del circondario di 
        Atri  il "consiglio di famiglia", composto da congiunti paterni e 
        materni che decidono in merito al consenso da accordare per contrarre il 
        matrimonio. In appendice si riporta la trascrizione dell'atto. Archivio 
        di Stato Chieti, Stato Civile, Processetto matrimoniale,1850 e 
        Archivio Storico Comunale di Chieti, Stato Civile, Atto di 
        matrimonio, 1850.  
        (6) Comanducci, I pittori italiani dell'‘800. 
        Dizionario critico documentario, Milano, SIES, 1982, 
        ad nomen. 
        (7) Giustino Bianchi aveva a sua volta ereditato 
        l'ingente patrimonio dallo zio Giovanni Fortunato Bianchi (Chieti 1719- 
        Padova 1779), indicato in alcune fonti come Bianchini, fu uno dei medici 
        più valenti del secolo XVIII. Insegnò medicina prima nell'Università di 
        Fermo, poi fu Protomedico in Udine ed infine chiamato ad insegnare 
        medicina pratica ordinaria nell'Università di Padova. Fu, anche, uno dei 
        primi che col Beccarla propugnò e sostenne la dottrina dell'elettricismo 
        atmosferico Cfr. R. Aurini, Dizionario bibliografico della Gente 
        d'Abruzzo, nuova edizione ampliata, Colledara (Te), Andromeda Editrice, 
        2002, vol. I. 
        (8) Miria Ciarma, Un contributo archivistico per la 
        storia del Palazzo Martinetti-Bianchi già Collegio dei Gesuiti, in 
        "Particolari in Abruzzo", n. 3, 2001. 
        (9) Archivio di Stato Chieti, Atti dei Notai, not. 
        Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico,1850. Si ringrazia sentitamente la 
        dott.ssa Miria Ciarma per le fondamentali indicazioni date. 
        (10) Cfr. "D'Abruzzo", anno  IX, n. 36, 1996. |  
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              Le immagini del Palazzo 
              Martinetti-Bianchi sono state fornite da Enrico Di Carlo e Fausto Eugeni Le 
              fotografie di Villa Urania sono a cura di Massimo De Filippis 
              Delfico (tranne una, presa dal sito web: 
				http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Pescara_Villa_Urania_Museo_Paparella_Treccia0002.JPG) |  
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      | Si rivolge un dovuto e sentito ringraziamento a mons. 
		Marco Trivisonne, parroco della concattedrale S. Maria Assunta di Atri, 
		per aver cortesemente permesso la consultazione 
		dei Libri di Battesimo, 
		Matrimoni e Morti della parrocchia. |  
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        Appendice |  
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        Volume di documenti relativi alla solenne promessa di matrimonio tra 
		  
        D. 
        Giovanni Berardino (sic) Conte De Filippis Delfico e Donna Maria 
        Michela Martinetti 
        Archivio di Stato Chieti, Stato Civile, Processetto matrimoniale, 
        1850. 
        Chieti  n. 133 – 1850 |  
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					Trascrizione |  
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        Pel Sindaco il secondo Eletto 
        Cassio Scardapane 
        Antonio De Sanctis Cancelliere 
          
        c. 8 
        Regno delle due Sicilie 
        Rep. n. 68   Oggi li quattordici novembre milleottocentocinquanta; 
        regnante Ferdinando Secondo per la grazia di Dio Re del Regno delle due 
        Sicilie 
        Inanzi di noi Regio Notaio Gaetano Grue del fu Domenicantonio di 
        residenza in Teramo e degli infrascritti testimoni a noi cogniti, aventi 
        le qualità richieste dalla legge, è comparsa la Signora Contessa Donna 
        Marina Delfico vedova del fu Don Gregorio de Filippis Delfico 
        Gentildonna proprietaria domiciliata in questa città di Teramo quale, 
        essendo ben conosciuta da noi Notaio e dai testimoni sottoscritti, ha 
        dichiarato di voler prestare, come col presente atto in Brevetto presta 
        il pieno consenso al di lei figlio Signor Don Giovan Bernardino de 
        Filippis Delfico, nato e domiciliato in Teramo, procreato in costanza di 
        legittimo matrimonio coll'anzidetto defunto Don Gregorio de Filippis 
        Delfico, affine contrarre matrimonio colla Nobil Donzella Signora Maria 
        Michela Martinetti dell'età di anni diciotto, nata in Atri, Nazionale, 
        domiciliata in Chieti, figlia dei defunti coniugi Don Domenico 
        martinetti e Donna Maria Vincenza (?! Elisabetta) Ippoliti, e ciò con 
        tutte quelle formalità volute dalle nostre leggi civili in vigore dalla 
        Santa Romana Chiesa Cattolica e Concilio di Trento. 
        Di tutto ciò abbiamo formato il presente atto in brevetto scritto di 
        mano altrui ed in carta libera da servire per solo uso di matrimonio. 
        Fatto e pubblicato in Teramo Capitale della Provincia del Primo Abruzzo 
        Ulteriore mediante lettura chiara ed intelligibile datane da Noi Notaio 
        ad essa Signora Contessa Delfico e Testimoni. Nella casa palaziata di 
        essa Signora Contessa sita nell'interno di questa città, nel quarto di 
        S. Giorgio, dove passava sottoscriversi dalla ripetuta Signora Contessa 
        Donna Marina Delfico del fu Marchese Don Orazio, Nazionale, gentildonna 
        proprietaria domiciliata in Teramo, dai testimoni Raimondo Lucidi del fu 
        Giuseppe e Pasquale Cardamone fu Saverio, ambi sarti domiciliati anche 
        in Teramo, e da noi Notaio. 
        Marina Delfico De Filippis 
        Raimondo Lucidi Testimonio 
        Pasquale Cardamone Testimonio 
        Notar Gaetano Grue del fu Domenicantonio residente in Teramo 
          
        c. 9 
        Copia del "Consiglio di Famiglia" 
        L'anno milleottocento cinquanta, il giorno dieci ottobre in Atri 
        Innanzi di Noi Vincenzo Ciccaglione Giudice Regio del Circondario di 
        Atri, assistito dal Cancelliere sostituto signor Deberardinis è comparso 
        Don Achille Vinditti domiciliato in questa città e ci ha dichiarato: 
        di essersi progettato matrimonio tra Don Berardino de Filippis Delfico 
        di Teramo, e Donna Michelina Martinetti figlia delli furono Don Domenico 
        e Donna Elisabetta Ippoliti da lui tutelata al presente con residenza 
        nel monistero di santa Chiara in Chieti a causa di educazione; e poiché 
        prescindendo dai genitori manca pure la Signora Martinetti dell'avo 
        paterno, e di altri ascendenti, così a deliberare se convenga il 
        matrimonio di che trattasi, e ad ottenerne il consenso del consiglio di 
        famiglia, ha chiesto di riunirsi questo. 
        Si sono contemporaneamente presentati i seguenti individui colla qualità 
        di membri del consiglio famigliare di che trattasi, cioè 
        Dal lato paterno 
        Primo. Don Luigi Martinetti, prozio rappresentato da Don Vincenzo 
        Mandocchi, fu Teodoro, di anni venticinque come dall'atto privato del 
        dieci ottobre milleottocento cinquanta (1)* 
        Secondo.  Don Francesco Mandocchi, del fu Prospero, di anni sessantatre, 
        prozio. 
        Terzo.Don Eugenio Vinditti, zio affine, rappresentato da Don 
        Giovanbattista Vinditti, del fu Giovanni, di anni settantaquattro, come 
        da atto privato del nove ottobre milleottocentocinquanta (2)* 
        Dal lato materno 
        Primo. Don Pietro Ippoliti, avo, rappresentato da Don Antonio 
        Giovannetti, figlio di Marco, di anni trenta come dall'atto privato 
        dell'otto ottobre milleottocentocinquanta (3)* 
        Secondo.  Don Giuseppe Ippoliti, zio, rappresentato da Don Gabriello 
        Cherubini del fu Celidonio, di anni trentadue, come dall'atto privato 
        dell'otto ottobre milleottocentocinquanta (4) 
        Terzo.  Don Camillo Mancinelli, zio affine, rappresentato da 
        Giovanbattista Cherubini, del fu Celidonio, di anni trenta, come 
        dall'atto privato dell'otto ottobre milleottocentocinquanta (5)* 
        Tutti proprietarii domiciliati in Atri 
        Noi Giudice Regio Presidente del Consiglio di famiglia abbiamo 
        manifestata la istanza come sopra fattaci da Don Achille Vinditti a 
        tutti i sei membri che lo compongono già qualificati ed essi fuori la 
        presenza del petente Signor Vinditti. 
        Considerando che Don Bernardino de Filippis Delfico è giovane fornito di 
        buoni costumi appartiene a famiglia civile e distinta ed ha beni di 
        fortuna bastevoli a sostenere i pesi derivativi dal matrimonio. 
        Considerando altronde che priva la giovinetta Donna Michelina Martinetti 
        di genitori e conveniente maritarsi e ciò va a praticare con vantaggio 
        nel prescegliere il Signor De Filippis Delfico, il quale può mantenerla 
        con decoro pari alla condizione che gode in società. 
        A voti uniformi, ai quali uniamo Noi Giudice il proprio con la veste di 
        Presidente. 
        Danno il pieno consenso a Donna Michelina Martinetti affinché contragga 
        il matrimonio con Don Bernardino De Filippis Delfico giusta le 
        prescrizioni della legge. 
        Del che se ne è redatto il presente verbale sottoscritto dagli 
        intervenuti da Noi e dal Sostituto Cancelliere -  Firmati – Vincenzo 
        Mandocchi – Francesco Mandocchi – Giovanbattista Vinditti – Antonio 
        Giovannetti – Gabriello Cherubini – Giovanbattista Cherubini.  
        Giudice Regio, Vincenzo Ciccaglione 
        Cancelliere sostituto, Giuseppe Deberardinis. 
        * I numeri tra parentesi indicano la progressione dell'iscrizione nel 
        registro dei ruoli presso il Giudicato di circondario. 
        Copia conforme rilasciata in Atri li undici ottobre 1800cinquanta a 
        richiesta del Signor De Filippis Delfico da valere per uso di 
        matrimonio. 
        Visto - Il Giudice Regio- Vincenzo Ciccaglione 
        Il Cancelliere del Circondario di Atri – Diomede De Padova 
        Giovanni Berardino De Filippis Delfico 
        Camillo Mancinelli Procuratore Speciale 
        Cassio Scardapane 
        Antonio De Sanctis 
          
            |   |  
            | Atto di matrimonio n. D'ordine 133 Archivio Comunale di Chieti, Stato Civile, Atti di matrimonio, 
        1850. |  
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					Trascrizione |  
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        L'anno mille ottocento cinquanta il dì trenta del mese di novembre alle 
        ore ventidue e mezza avanti di Noi Cassio Scardapane secondo eletto pel 
        Sindaco ed ufiziale (sic) dello stato civile del Comune di Chieti, 
        Distretto di Chieti, provincia di Abruzzo Citeriore, sono comparsi nella 
        casa comunale 
        Don Giovanni Berardino, Melchiorre, Celestino De Filippis Delfico di 
        condizione gentiluomo, proprietario, nato nella città di Teramo e 
        domiciliato ivi di anni ventisette, figlio maggiore del fu conte Don 
        Gregorio De Filippis Delfico, di condizione pure Gentiluomo e 
        proprietario domiciliato ancora in Teramo, morto il dì quattro maggio 
        milleottocentoquarantasette e della Signora donna Marina Delfico, di 
        condizione Gentildonna e proprietaria domiciliata similmente in Teramo, 
        assente e passato all'altra vita, il cui avo paterno Don Trojano De 
        Filippis Delfico, di condizione Gentiluomo e proprietario senza sapersi 
        l'ultimo domicilio e l'epoca della morte ed il signore don Camillo 
        Mancinelli, di anni cinquantaquattro, di professione patrocinatore 
        domiciliato in questa città, figlio del fu don Vincenzo e fu donna 
        Antonia Zapa, partecipe da dritti civili, procuratore specialmente 
        costituito a questo atto dalla signora Maria Michela Martinetti, di anni 
        diciotto, di condizione proprietaria, nata nel comune di Atri e 
        domiciliata in questa città di Chieti, parrocchia del Duomo, figlia 
        minore dei furono don Domenico Martinetti, di condizione proprietario, 
        domiciliato nel detto comune di Atri, morto il dì ventidue novembre 
        milleottocentoquarantuno,e della signora donna Elisabetta Ippoliti, 
        domiciliata pure in Atri, morta il dì venti ottobre 
        milleottocentoquarantuno, essendo ancora passato all'altra vita il di 
        lei avo paterno don Raffaele Martinetti, di condizione proprietario, 
        domiciliato nel riportato comune di Atri, morto nel dì ventiquattro 
        giugno milleottocentoquarantadue, come dalla procura con atto in 
        brevetto, rogato dal notaro don Emidio Gasbarro
        del fu Giuseppe, residente nel comune di Bucchianico di passaggio 
        per questa città sotto la data del dì ventinove novembre corrente anno, 
        colla quale essa futura sposa costituisce don Camillo Mancinelli a 
        poterla suo nome e parte effettuare questo atto civile di solenne 
        promessa di celebrare il matrimonio innanzi la chiesa secondo le forme 
        prescritte dal Sacro Concilio di Trento con don Giovanni Berardino De 
        Filippis Delfico, avendo il  fatto per valido grato e fermo. 
        I quali alla presenza de' testimoni, che saranno qui appresso indicati, 
        e da essi prodotti, ci hanno richiesto di ricevere la loro solenne 
        promessa di celebrare avanti alla Chiesa secondo le forme prescritte dal 
        sacro Concilio di Trento il matrimonio tra essi progettato avendo la 
        madre di esso futuro sposo prestato il consenso al presente matrimonio 
        con atto in brevetto rogato dal notar don Gaetano Grue residente in 
        Teramo sotto la data de' quattordici novembre detto anno, come pure il 
        consiglio di famiglia dato il consenso al presente matrimonio alla 
        futura sposa giusto leggasi nel verbale all'uopo formato nel giorno 
        dieci passato mese di ottobre. 
        La notificazione di questa solenne promessa è stata affissa nella porta 
        di questa Casa Comunale di Chieti nel dì ventisette giorno di domenica 
        del mese di ottobre ripetuto anno e vi è rimasta sin'oggi senza essersi 
        prodotta alcuna opposizione oltre delle altre notificazioni seguite nel 
        comune di Teramo ed Atri a dì tre giugno ad undici novembre ridetto anno 
        senza esservi stata opposizione  non celebrandosi il matrimonio fra 
        l'anno, da computarsi detta scadenza dal termine dall'affissione della 
        notificazione, dovrà la notificazione istessa rinnovarsi nel modo e 
        nelle forme espresse dalla legge. 
        Noi secondando la di loro domanda, dopo di aver letto ad essi i 
        documenti consistenti: 
        Primo nell'atto di nascita di esso futuro sposo 
        Secondo in quello di morte del di lui padre 
        Terzo nell'atto di nascita della futura sposa 
        Quarto in quello di morte del di lei padre 
        Quinto simile della di lei madre 
        Sesto simile del di lei avo paterno 
        Settimo nella notificazione fatta nel comune di Atri, contenente 
        l'attestazione di non esservi stata opposizione 
        Ottavo simile nel comune di Teramo 
        Nono nella copia del consiglio di famiglia che racchiude il consenso 
        dato alla sposa al presente matrimonio 
        Decimo nel consenso dato dalla madre dello sposo in questo stesso 
        matrimonio 
        Undecimo nell'atto in brevetto col quale la futura sposa ha nominato il 
        procuratore a farsi rappresentare 
        Duodecimo nel certificato sul domicilio della sposa in questa città 
        Decimo terzo nella notificazione affissa nella porta di questa Casa 
        Comunale 
        E dopo aver ricevuto il giuramento da esso futuro sposo e dai quattro 
        testimoni intervenuti al presente atto sul fatto della morte del di lui 
        avo paterno senza conoscersi l'epoca e l'ultimo domicilio. 
        Di tutto ciò ne abbiamo formato il presente atto in presenza di quattro 
        testimoni intervenuti alla solenne promessa; cioè: 
        di don Giacomo Zocciola di anni trentatre di professione impiegato, 
        regnicolo, domiciliato in questo comune parrocchia del duomo 
        di don Camillo Stabile di anni sessanta di professione scribente, 
        regnicolo, domiciliato in questo comune parrocchia di Sant'Agata 
        di Achille Marra di anni sessantaquattro di professione portiere del 
        Tribunale, regnicolo, domiciliato in questo comune parrocchia del duomo 
        di Davide Palombaro di anni cinquantatre di professione caffettiere, 
        regnicolo, domiciliato in questo comune parrocchia di Sant'Antonio 
        Abate. 
        Di questo atto, che è stato iscritto sopra i due registri abbiamo dato 
        lettura alle parti, ed ai testimoni, avendone dato a futuri sposi due 
        copie uniformi da Noi sottoscritte per essere presentate al Parroco, cui 
        la celebrazione del matrimonio si appartiene, ed indi si è firmato da 
        Noi, dal futuro sposo, dal procuratore speciale della sposa, dai 
        testimoni e dal cancelliere. 
          
        Giovanni Berardino De Filippis Delfico 
        Camillo Mancinelli procuratore speciale 
        Giacomo Zocciola 
        Camillo Stabile 
        Achille Marra 
        Davide Palombaro 
        Cassio Scardapane 
        Antonio De Sanctis Cancelliere 
          
        L'anno milleottocentocinquanta il dì trenta del mese di novembre il 
        parroco l'Economo Curato del duomo don Michele de Nicola ci ha rimessa 
        una della controscritta promessa, in piè della quale ha certificato, che 
        la celebrazione del matrimonio è seguita nel giorno suddetto del mese ed 
        anno suddetto alla presenza de' testimoni don Camillo Mancinelli e 
        Rosario del Gioppo. 
          
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        Testamento di Giustino Bianchi 
        Archivio di Stato Chieti, Atti dei Notai, not. Francescopaolo 
        Ubaldi di Bucchianico, 1850. |  
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              Testamento di Giustino Bianchi, pag. 1 
            Archivio di Stato di Chieti, Notarile, notaio 
            Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico, 1850, cc. 83 - 91. 
				(Autorizzazione Prot. n. 1641/28.34.01.08(1) del 31.08.2007, 
			
				per concessione del Ministero Beni e Attività 
		Culturali) |  
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            Testamento di Giustino Bianchi, pag. 2 
            Archivio di Stato di Chieti, Notarile, notaio 
            Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico, 1850, cc. 83 - 91. 
				(Autorizzazione Prot. n. 1641/28.34.01.08(1) del 31.08.2007, 
			
				per concessione del Ministero Beni e Attività 
		Culturali) |  
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            Testamento di Giustino Bianchi, pag. 3 
            Archivio di Stato di Chieti, Notarile, notaio 
            Francescopaolo Ubaldi di Bucchianico, 1850, cc. 83 - 91. 
				(Autorizzazione Prot. n. 1641/28.34.01.08(1) del 31.08.2007, 
			
				per concessione del Ministero Beni e Attività 
		Culturali) |  |  
        
          
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					Trascrizione parziale |  
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        Sia col nome di Dio 
          
		c.84 r.  Io Giustino Bianchi di questa città di Chieti figlio di 
		Matteo e di Maria de Masinis trapassati volendo disporre dei miei beni 
		fò il presente testamento che agio firmato, chiuso e sigillato lo 
		presenterò al notaio per procedersi ai modi di legge alla soprascrizione. 
		Ad evitare però ogni discussione futura a scanso di qualsiasi equivoco 
		ad istituire il mio erede stimo opportuno principalmente dichiarare: 
		1 - Che per effetto del testamento del fu mio zio Fortunato Bianchini (sic) 
		dei due settembre 1779 in Padova dal notaro Antonio Zonca io sono il di 
		lui erede, e sin dal momento della di lui morte ne raccolsi e 
		m’impossessai della eredità consistente non solo nei beni di proprio 
		acquisto ma anche di quelli di famiglia che aveva in comune col fratello 
		Matteo Bianchi mio padre e coll’altro fratello Flaviano Bianchi ed il 
		dritto era il terzo sull’intero. 
		2 - Il detto mio zio Flaviano morto molti anni dopo il decesso di mio 
		padre istituì suo erede anche a me come si ravvisa dal di lui testamento 
		rogato in Chieti dal notaio Accettella. 
		3 - Mio padre morì lasciando tre figli cioè Fortunato, Giustino che sono 
		io e Rosalia. Per legge vigente nell’epoca della morte i due sudetti 
		figli maschi 
		  
		c.84 v.  furono gli eredi coll’obbligo della dote a pareggio alla 
		femmina. 
		4 - Morì mio fratello Fortunato in età pupillare e prima della madre 
		Maria de Masinis. 
		5 - Questa passò a secondi voti con Saverio Vicoli, ed in tale 
		circostanza con istrumento dei 22 aprile 1788 rogato dal notaro de 
		Virgiliis di Chieti rinunciò mediante prezzo alla quota ereditaria del 
		predefunto figlio Fortunato Bianchi, ed a ogni altro dritto. 
		6 - Rosalia Bianchi mia sorella si maritò con Pietro Ippolito (sic) 
		di Rosciano e nelle circostanze come risulta da istrumento stipulato dal 
		notaro Don Vincenzo Maria Paolini di Cugnoli nel dì 20 dicembre 1808 si 
		ricevè ducati duemila ed un corrispondente corredo e con essi si 
		dichiarò ampiamente s definitivamente quietanzato.  
		Premesse le suddette dichiarazioni eccomi a disporre dei miei beni nel 
		seguente modo. 
		1 - Istituisco e nomino mio erede universale di tutto quello che ho il 
		mio pronipote Antonio Martinetti di Atri, figlio minore della mia nipote 
		Elisabetta Ippolito e D. Domenico Mar = 
		  
		c.85 r.  tinetti trapassati e gl’impongo al suo cognome unire il 
		mio. 
		2 - Sostituisco al mio erede istituito col predetto articolo D. Domenico 
		de Luca figlio di D. Emidio e Donna Chiara de Rocco, quante le volte 
		Antonio Martinetti mio erede gli premorisse pria di compiere gli anni 
		diciotto e ciò in conformità dell’art. 945 Leggi Civili; volendo però 
		che dalla presente sostituzione D. Domenico de Luca non abbia prendere 
		alcun motivo per contraddire o in qualunque modo farsi sentire contro di 
		ciò che in seguito disporrò imponendo che la mia volontà sia legge e non 
		altrimenti specialmente in riguardo all’amministrazione e rendita di 
		tutti i miei beni. 
		Nomino tutore ed amministratore del mio erede minore il Sig. D. Giustino 
		Ciavolich il quale resterà incaricato a rappresentare il mio erede tanto 
		nella persona, che nei beni, e coll’obbligo dell’impiego della (…) 
		rendita nonché del denaro e dei crediti (…) che si troveranno. 
		3 - Nomino ancora D. Camillo de Attiliis per tutore surrogato dello 
		stesso, ed esecutore di questo mio testamento, onde lo faccia eseguire 
		in tutte le sue parti, e gli concedo il dritto d’invigilare il tutore e
		(da qui solo trascrizione testamento) 
		  
		c.85 v.  obbligarlo all’adempimento di quanto gli ho imposto, ed 
		in seguito disporrò – e ciò sol perché la legge lo vuole, mentre son 
		sicuro dell’affezione sincera ed onesta conosciuto del vero mio amico D. 
		Giustino Ciavolich in chi sempre ho riposto tutta la mia fiducia e 
		maggiormente in questa circostanza per ottenere da lui la esecuzione di 
		queste mie volontà. (…) ed obbligo il mio erede istituito ed anche il 
		sostituito, verificandosi il caso che questi accogliesse la mia eredità, 
		dei seguenti legati particolari a favore dei sottonotati individui. 
		1 - A mia sorella germana Rosalia Bianchi moglie di Pietro Ippolito 
		lascio sua vita durante ducati dieci netti al mese e ciò in pendenza 
		della vita del marito; ella se rimanesse vedova voglio che i sudetti 
		ducati dieci siano aumentati a ducati quindici netti al mese da averli 
		sempre vita durante e nel caso previsto di vedovanza volendo tornare in 
		Chieti abbia pure l’uso del quarto nobile della mia casa di abitazione e 
		propriamente quello che riguarda oriente, più la camera tra la galleria 
		e cucina col grosso mobili, cioè sedie, (…) consuoli cogli oggetti che 
		vi sono sopra, quadri e rami ed orologi che vi esistono dispensandola
		 
		  
		c.86 r.   dell’inventario a cauzione e solo per i sudetti oggetti 
		farsi un notamento amichevole tra lei e il tutore ed il tutore surrogato 
		(…). 
		2 - Alla mia sorella uterina [sorellastra] Felicita Vicoli lego per una 
		sol volta ducati 200 da pagarsi dentro tre mesi dalla mia morte. 
		 (…) espressamente proibisco tanto a Rosalia Bianchi che a Felicita 
		Vicoli di avanzare contro il mio erede qualsiasi pretesa ed il solo 
		primo atto giudiziario sarà sufficiente a farlo decadere dai rispettivi 
		legati anzi se si trovasse averli introitati saranno nell’obbligo di 
		tutti restituire non escluso i mensili per la prima e né l’una né 
		l’altra potrà essere intesa in giudizio se prima non sarà stata eseguita 
		la detta restituzione volendo che il mio erede non abbia ad essere in 
		nessun modo molestato da esse o da ciascuno di essa. 
		Delle persone di servizio ne sono molto contento perché con tutt’affezione 
		e premura per moltissimi anni m’hanno accudito, che perciò debbo loro 
		mostrare la mia gratitudine 
		  
		c.85 v. - c.89 v. (Seguono altri vari legati) 
		Revoco qualunque altra precedente disposizione testamentaria volendo che 
		la presente abbia la piena esecuzione. 
		Non sottoscrivo la presente mia ultima disposizione testamentaria perché 
		ho la mano destra tremante attesa la mia ultima malattia. 
		Fatto in Chieti oggi li sedici febbrajo mille ottocento quarantanove 
		  
		c. 90 r.  Segue la nota degli argenti e la firma  = Giust.[ino] 
		Bianchi |  |