De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Le cascatelle di Villa Jacobucci:

c'era una volta L'Aquila e ci sarà ancora

di Eleonora Marchini

L’Aquila, un giorno di primavera inoltrata, oggi come ieri.

Seguo tracce di vite passate, in luoghi nascosti eppure così vicini. Tra case e binari, cascate d’acqua giocano a rincorrersi, incuranti degli orologi e della gente che le ha dimenticate.

Vorrei vedere con la mente il tempo che fu, perché sia ancora, perché in fondo, finché qualcosa vive nei ricordi, non morirà mai.

Poi mi scopro sognante a gettare gli occhi nel corso di un fiume.

E immagino, e vedo: Porta Napoli, annerita e screpolata che chiude il viale spalancando la campagna, e le carrozzelle che lente risalgono la carrareccia dalle terre di Sant’Elia e Civita di Bagno.

In quell’aria di certo odorosa dei tigli rinverditi risuonano le grida dei ragazzini che, bigiata la scuola, corrono e ruzzano a cercare ristoro e nascondiglio tra le frasche umide delle sponde dell’Aterno.

Non serve arrivare alla Chiesetta della Madonna degli Angeli, si scende per sentieri e scorciatoie erbose giù fino alle Fornaci Martini, ci si insinua tra le siepi e l’erba mai tagliata , fino alle 13 Colonnette che offriranno una piscina naturale, e abbondanza di trote Ruelle e gamberi di fiume.

L’acqua è copiosa e gorgoglia tra le rive, tra i dislivelli delle dighe dei canali di irrigazione, curva, scompare alla vista, accarezza il Mulino e compie ancora un altro salto, là dove incontra i giardini vasti della nobile Villa Jacobucci, si ingentilisce in cascatelle quasi a omaggiare i signorotti che la abitano e che posano per una foto ricordo su un muretto: forse è Berenice Rosa figlia di Michele Jacobucci, alpinista cui è intitolata la sezione aquilana del Cai, e Margherita De Filippis-Delfico, che si attarda con il suo sposo Francesco Signorini Corsi ad ascoltare distrattamente la voce del fiume.

L’Aterno corre oltre, frettoloso. Disinteressato. Come la gente che oggi non ha tempo di ricordare quando si marinava la scuola e si rideva felici per un niente, nient’altro che un bagno nel fiume.

Oggi, le gentili cascatelle non ci sono più, ma i ricordi sì. Fanno parte di noi, resistono in ogni pietra e in ogni angolo dell’Aquila, un po’ acciaccati forse, ma sempre vivi.

I ricordi sono il respiro di una città. C’era una volta L’Aquila e ci sarà ancora.

Immagine tratta dall'articolo originale pubblicato su www.abruzzoweb.it

Immagine tratta dall'articolo originale pubblicato su www.abruzzoweb.it

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Articolo originale pubblicato sul sito www.abruzzoweb.it (http://www.abruzzoweb.it/public/blogs/laquilaunavolta/content.php?id=545139). Si ringrazia l'autrice e il sito per la gentile concessione.