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         Con questo titolo, in 
		prossimità del Natale del 1896 il periodico satirico "Sor Paolo", 
		diretto da Giulio Cesare Canzanese, pubblicò un supplemento che 
		raffigurava nel centro della pagina una parodia della natività, dove i 
		personaggi erano caricature degli amministratori comunali. Il 
		vignettista Ernesto Aurini e Fiorello Spada, pseudonimo  del direttore 
		del giornale Giulio Cesare Canzanese, con evidente intento satirico 
		propongono una interpretazione della nascita della amministrazione 
		comunale guidata da Luigi Paris. Nell’estate dell’anno precedente 
		c’erano state le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, cui era 
		seguita l’elezione del sindaco e della giunta. La consultazione era 
		stata molto sentita in città, anche perché, nonostante il sistema 
		elettorale prevedesse che il sindaco fosse eletto non direttamente dal 
		corpo elettorale, ma dal consiglio, Francesco Savini, notoriamente la 
		persona più ricca della città, era sceso in campo direttamente, come 
		diremo oggi, e senza infingimenti, con il fratello Giuseppe, si era 
		posto a capo di una lista che si collocava in continuità con la 
		maggioranza che nel 1889 aveva scalzato 
		Emidio Cerulli sindaco nel decennio precedente. Era chiaro quindi che 
		se avesse vinto la lista "Savini" questi sarebbe stato eletto senz’altro 
		sindaco. Ma le cose andarono diversamente perché di questa lista furono 
		eletti solo 14 consiglieri, mentre gli altri 16 andarono ad una 
		formazione che comprendeva gli amici della famiglia Cerulli e il 
		cosiddetto "gruppo degli otto", composto per la quasi totalità da 
		giovani avvocati che avevano raccolto i loro intenti programmatici in un 
		manifesto che sia per i contenuti che per il colore rosso era ritenuto 
		"molto avanzato". La rinuncia di Cerulli Irelli, Ciotti e Della Cananea, 
		esponenti più in vista dell’esile maggioranza, aprì la strada alla 
		ricerca di una soluzione che raccogliesse il gradimento di consiglieri 
		di entrambi gli schieramenti che si erano contrapposti nel confronto 
		elettorale. Peraltro è opportuno ricordare come all’epoca le maggioranze 
		municipali si formavano non su rigide divisioni politiche o ideologiche, 
		ma per l’adesione a fazioni che facevano capo alle persone o alle 
		famiglie più autorevoli. Così nel 1895 le liste che si confrontarono 
		alle elezioni comunali si formarono, come già detto, l’una attorno ai 
		fratelli Savini, mentre l’altra aveva come punto di riferimento i 
		fratelli Cerulli. L’elezione a sindaco di Luigi Paris, giovane avvocato 
		di trentaquattro anni, rappresentava indubbiamente un elemento di 
		rinnovamento nel ceto politico cittadino, e in un primo momento 
		l’avvenimento fu letto in questa ottica. Ma il quadro politico in cui 
		ciò era avvenuto cominciò a palesarsi con l’elezione della giunta che 
		comprendeva accanto ad amici del neo eletto sindaco esponenti della 
		vecchia maggioranza e soprattutto Giovanni Mezucelli, zio per parte 
		materna di Luigi Paris. La satira di "Sor Paolo" vuole proprio 
		denunciare la cooptazione del giovane avvocato. Era impossibile quindi 
		una maggioranza omogenea, ma destò sorpresa l’alleanza di Paris, 
		Campanella e Montani del gruppo "degli otto" e del "cerulliano" Mosca, 
		con la lista Savini. Luigi Paris fu eletto sindaco, Campanella, Montani 
		e Mosca entrarono in giunta insieme a De Albentiis, Mezucelli e Moruzzi 
		per il gruppo Savini. 
		
			
				
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		Caricatura di Luigi Paris, in "Sor Paolo" A. I (1896) E. Aniuri [Ernesto Aurini], Il presepio di Sor 
		Paolo,   
					
		Supplemento al n. 21 del 19 dicembre. Il bambinello è il sindaco Luigi Paris. Si riconoscono:   
					
		Giovanni Mezucelli nel ruolo di Maria e Giuseppe Savini  nel ruolo di S. Giuseppe. 
		Il primo 
					
		 dei pastori, con le oche, è il direttore del Corriere 
		Abruzzese, Francesco Taffiorelli.  Si distingue 
					
		 con difficoltà, alle sue 
		spalle, l’ing. Palombieri. L’ultimo a sinistra, il suonatore di piffero 
					
		 con i baffi e il nasone, è l’avv. Francesco Campanella; al suo fianco 
		con la zampogna  è Gaetano 
					
		 Mosca. Il personaggio all’ingresso della 
		grotta, con l’agnello sulle spalle è l’avv. Montani.  | 
				 
			 
		 
		  
		
		Testo dell’articolo  
		  
		In quel tempo una 
		vergine della famiglia dei Maccabei per nome Giovannina si sentì 
		chiamare dall’Angelo dell’ambizione che le disse: 
		«Ti saluto, 
		Giovannina, piena di grazie il signore è teco, tu sei benedetta fra le 
		donne, benedetto il fanciullo che sostituirai al frutto del ventre tuo, 
		che non c’è.» 
		E Giovannina rispose: 
		« Sapevo che con mezzo-uccello era inutile aspettare il frutto. Debbo 
		commettere una sostituzione di infante? – Io sono la serva del Signore: 
		sia fatta la sua volontà!...» 
		E l’Angelo a lei: - A 
		quell’infante che sceglierai fra gli avversari tuoi darai il nome di 
		Gigino, che significa Salvatore di Teramo; il compagno tuo e padre 
		putativo di lui sarà il buon Giuseppe della tribù dei Savini. 
		E lei: «Ma il bambino 
		farà il volteggio?» 
		E l’Angelo 
		dell’ambizione: «Non temere, egli è pieno dello spirito mio!» 
		E il bambino, come 
		l’Angelo aveva annunziato, fece il volteggio in una grotta detta Casa 
		comunale. 
		E quell’umile luogo 
		era in quei giorni pieno di guai, perché i creditori dei padroni di esso 
		usavano inauditi tormenti per essere pagati. 
		E sorse la speranza 
		che l’infante mandato da Dio potesse togliere la Casa di tante pene. 
		E il bambino appena 
		nato parlò, e disse: «Vedete quella stella? Essa è la luce dei 
		disperati; seguitela e troverete ciò che cercate.  
		E poi continuò: «La 
		vostra famiglia… dirò meglio la nostra famiglia non deve sfigurare 
		innanzi agli occhi del pubblico, quindi a qualunque costo ha da far 
		fronte alle spese, sian pure di lusso, che non può sostenere.» 
		E a questo punto 
		Giuseppe l’interruppe e disse: «Ma io a questo genere di vita non son 
		tagliato!» 
		Ed il bambino a lui: 
		«Ti ribelleresti ai voleri del signore?» 
		E Giuseppe si 
		rassegnò. 
		Ed il bambino 
		continuò: «Coraggio ci vuole!...» 
		E raccontò questa 
		parabola: «Un giorno un gran signore semi-fallito si trovava con 
		l’usciere alla porta di casa. Corse dal vicino, ferocissimo usuraio, e 
		gli disse: - Aiutami ho bisogno di quattrini. Debbo pagare i debiti 
		vecchi non solo, ma ò da figurare ancora in società; quindi devo farne 
		dei nuovi a qualunque interesse.» L’usuraio acconsentì e diè il denaro. 
		Molti dissero che così facendo quel signore si sarebbe finito di 
		rovinare. Ma egli a chi ciò gli riferiva rispondeva: «Tanto basta per 
		me; dopo di me venga il diluvio!» (*) 
		E allora nella grotta 
		e fuori si sparse una gran luce. 
		E i pastori della 
		contrada accorsero nel presepio, poiché ad ognuno di essi era apparso in 
		sogno l’Angelo annunziante la venuta del Salvatore. 
		E venne Taffiorelli 
		con le oche, omaggio simbolico della sua produzione politico-letteraria. 
		E poi venne 
		Palombieri con le candide colombe. 
		E poi giunse Montani 
		con una pecora in collo. 
		E tutti si 
		prostrarono innanzi al Messia Gigino mentre, accompagnato da Campanella 
		che soffiava nella scopina con quell’entusiasmo col quale sulle colonne 
		dell’ora amico Corriere gonfia l’Amministrazione comunale – Mosca, con 
		la ciarammella, rallegrava la scena con una classica pastorale. 
		Così venne sulla 
		terra il Salvatore di Teramo. 
		
		  
		
		Per la traduzione del Vangelo 
		FIORELLO SPADA  |