De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

Homa page 

Il "Synoco Putrido" di Melchiorre Delfico

di Eleonora Gabriele

Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E' questo il motto dell'Illuminismo che racchiude in sé l'importanza del sapere enciclopedico, figlio naturale di Diderot e D'Alambert e del razionalismo kantiano nonché strumento indispensabile ad un riordinamento della conoscenza umana, in grado di restituire all'uomo una piena padronanza della realtà naturale e sociale. Accanto, infatti,  ai valori della libertà, uguaglianza, fraternità, dei diritti umani e del laicismo, si colloca, solennemente, la Scienza, che proprio in quest'epoca  getta le fondamenta del sapere attuale. Particolarmente la Medicina, forte d'intuizioni e scoperte rivoluzionarie, si distacca energicamente dal passato e registra progressi stupefacenti, principalmente in campo fisiologico: l'evidenza harveyana dell'esistenza della circolazione sanguigna, già acclarata nel secolo precedente, offre spunti imprescindibili agli studi sulle funzioni dei vasi sanguigni e del sistema nervoso (Haller); la natura biochimica dei processi respiratori, con Spallanzani, fautore del fondamentale superamento della teoria sulla generazione spontanea, a favore della giusta interpretazione del meccanismo della fecondazione; nasce, persino, il concetto di "medicina preventiva" con Jenner che attua la prima vaccinazione antivaiolosa, destinata a diffondersi in tutto il mondo e tuttora attuale. Si affaccia, inoltre, in questo contesto, il concetto di omeopatia (similia similibus curantur) del medico tedesco Hahnemann, la quale, pur con le sue numerose riserve dettate dall'incompatibilità con le odierne conoscenze biochimiche e vacante di prove sperimentali univoche che ne possano spiegare il funzionamento e la propugnata efficacia terapeutica, fornisce un'alternativa ai precedenti rimedi curativi. Diffusasi principalmente a Napoli, culla ed epicentro di tale "scuola", cattura l'attenzione di numerosi studiosi e pensatori del tempo, che sulla scia entusiastica di tali acquisizioni promuovono lo sviluppo della cultura scientifica meridionale. Tra gli illustri numi che fomentarono l'effervescente atmosfera, artefice della cosiddetta "rinascenza teramana", Melchiorre Delfico offre il suo interessante contributo alla comprensione e allo studio nosologico particolareggiato di disturbi e malattie, anche potenzialmente fatali, proponendo, inoltre, rimedi atti alla restitutio ad integrum del paziente, tramite il confronto con teorie mediche accreditate del tempo, l'esperienza propria e del suo amico Francesco Romani, medico omeopata. Ne deriva un lavoro minuzioso di descrizione dell'entità nosologica, della presentazione clinica, delle varie "forme ch'essa può assumere" nei singoli pazienti (a conforto del concetto, tutto attuale, dell'importanza del malato sulla malattia), dei presidi terapeutici da attuare e persino di ciò che è necessario evitare. Sorprendente, inoltre, la metodicità con cui si susseguono definizione, sintomatologia, terapia e prognosi, ad impronta di trattato di Medicina, per la chiarezza e maneggevolezza del lettore che voglia trarne insegnamento ai fini pratici.

Ancora una volta il Delfico stupisce per la poliedricità della propria cultura, per l'amore nei confronti del Sapere e per l'eccezionale attualità del suo pensiero. Come non citare un passo dalla lettera all'Abate Fortis del Gennaio 1797?  "Quanto mi piacerebbe veder applicate le nuove scoverte e Teorie Chimiche ad oggetti riguardanti la salute pubblica! (...) un Audiometro che misuri la salubrità in grado positivo e negativo e che faccia conoscere gli elementi estranei, non so se sia inventato ancora. Non dobbiamo crederlo impossibile".

Cimentarsi, dunque, col Delfico, pur su argomenti verosimilmente non immediati e dopo quasi due secoli dalla sua scomparsa, risulta ancora un'esperienza affascinante e carica di spunti teorici intriganti.  

"E' solo per la via della scienza che si giunge a qualche grado di saviezza; è quello il solo mezzo che ci viene con la creazione e con le leggi eterne della natura".

Titolo

Titolo

Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20 f250

(Autorizzazione Prot. n. 1.9127/28.01.00 del 10.01.2008, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

 

Del Synoco Putrido (1)

 

"Sinoca, nomavansi pel passato in questa guisa le febbri continue senza esarcebazioni, e davasi il titolo di sinaca alle febbri continue con esarcebazioni, oggidì nomate remittenti. Era la sinoca divisa in non putrida o sinoca e putrida o sinoco", così la definizione proposta nel Dizionario Economico delle Scienze Mediche nel 1858 (2).

E' pertanto probabile che il Delfico intendesse trattare di una "febbre infiammatoria continua" (dal greco: synochè, syn echein, tenere/essere insieme, essere continuo), verosimilmente di natura settica: "febbri che attaccano gravemente i fluidi ed i solidi, che portano grandissimo disturbo nelle funzioni…imperciocchè, è improbabile che un animale possa vivere quando gli umori sono in questo stato perché circolando…

distruggerebbero le parti ove passa, massime la più tenera e delicata come il cervello.". Sorprendenti, sono due le intuizioni significative: l'evidente conoscenza della circolazione sanguigna e l'importanza del sistema nervoso, meglio, dell'encefalo, come primum movens fisiologico, tanto "delicato" quanto fondamentale. Nell'ambito delle cause analizzate dal Delfico come responsabili di tale stato, esordisce il concetto di obesità: "I temperamenti sanguigni e pletorici, massime quando sono bene pasciuti, sanguificano assai i visceri che si trovano sopraccarichi di sangue, e così oppressi non possono esercitare la loro funzione, dunque la digestione si fa imperfetta; indi dalla lunga dimora che fanno nel ventricolo (s'intende stomaco) possono contrarre degenerazione putrida e nascere in seguito febbre putrida extra vasa". Per quanto attualmente si possa facilmente contestare tale eziopatogenesi, non v'è dubbio che il concetto di "…viscidità degli umori che tendono all'infiammazione…" negli obesi, è alla base delle conoscenze sui cambiamenti emoreologici che avvengono in tali soggetti: aumento della viscosità del sangue, dell'aggregazione piastrinica, del rischio trombotico.  L'importanza che il Delfico attribuisce alla salubrità dell'aria (di grande attualità) è ancora una volta ribadita nell'ambito delle cause del Synoco Putrido: "…in quei climi ove si respiri un'aria pura e libera, non s'incontrano le febbri putride intra vasa (diffuse, sistemiche), ma per lo più febbri putride che occupano soltanto le prime vie e di facilissima guarigione…" ; di tale affermazione non propone, tuttavia, alcuna spiegazione; è verosimile che il Delfico, naturopata ante litteram, proponesse una visione olistica dell'essere umano in interazione con l'ambiente esterno. Egli ne traccia, inoltre, i caratteri sintomatologici, specificando, con dovizia di particolari e terminologia accurata, le varie presentazioni cliniche e i sintomi prodromici: "…avanti di essere attaccati da questa pericolosa malattia, gl'individui di temperamento sanguigno…soffrono di capo, vertigini, vita pesante…formicamento all'estremità, gonfiezza alle mani per poco che le tengon pendule, difficoltà di respiro, torpore alle estremità delle falangi ultime delle mani, dolori vaghi per la vita, prostrazione di appetito, rossore di occhi, ottusità di mente…". Il Delfico auspica che si possano riconoscere per tempo tali segni, in maniera da attuare prontamente quei rimedi in grado di arrestare la progressione della malattia e di sventarne le inevitabili conseguenze: "…basta l'osservazione, che se all'apparire di questi fenomeni s'intuiscano…;…con una o più cacciate di sangue, ed in seguito si esibisce qualche blando purgante, cessa ogni male, tutte le funzioni tornano ad esercitarsi con alacrità ed energia, la digestione ritorna a farsi a dovere…". Se tutto ciò non accade e non viene attuata alcuna precauzione, "la febbre infiammatoria" procede e si rendono evidenti sintomi prognostici negativi: "…il dolore di capo è più grande, il calore esterno del corpo è maggiore…lo che è un grande indizio di putredine, il polso è grande e celere, frequente e ineguale, cioè non è della stessa forza, ed inordinato, vale a dire non sempre le battute si succedono con uguale rapidità..". La rilevazione della funzionalità cardiaca che il Delfico descrive tramite la valutazione del polso è certamente attuale; ancora oggi l'esame obiettivo condotto al letto del paziente prevede anzitutto la palpazione dei polsi al fine di ottenere un riscontro immediato dello stato cardiocircolatorio. Fa seguito alla suddetta descrizione, un ulteriore elenco di segni e sintomi che non risparmiano alcun apparato, a dimostrazione della complessità e gravità del quadro clinico.

La prognosi viene prospettata in base alla durata dei sintomi e alla gravità degli stessi: "…questa febbre a volte termina nel quarto giorno, ma si protrae anche fino al settimo…ed anche al ventesimo, per modo che può scorrere tutti i termini delle febbri acute…;…il polso si conferma molto frequente ed inordinato…ed intermittente e debole…e inquietudine, delirio, avversione ai cibi ed alle bevande, prostrazione della fame…e urina torbida e oscura come il vin rosso…" (ancora oggi le urine che presentano macroematuria -sangue macroscopicamente evidente -  sono dette "a lavatura di carne", "color thè carico" e il più moderno "color Coca Cola").

Il primo presidio terapeutico suggerito dal Delfico ricalca "l'avvertimento di Celso", suggerendo l'esecuzione di un salasso  per favorire la fuoriuscita della "materia morbifica". Tale rimedio, che riunisce in sé l'approccio empirico con quello razionale legato alle conoscenze dell'epoca, viene ricalcato sulla base degli insegnamenti dell'enciclopedista Aulo Cornelio Celso (25 a.C-50 d.C.), considerato l'Ippocrate Romano col suo De Medicina, destinato a diventare lo standard di approccio medico-chirurgico fino al tardo Medio Evo. "…Dopo di ciò bisogna…temperare il calore con clisteri refrigeranti ed umettanti… per facilitare con minor disturbo la sortita degli escrementi…" e avverte ancora, contestando teorie che prevedono presidi terapeutici differenti: "…Niuno dunque che sia alquanto fondato nei principj della Medicina, vorrà usare cose che chiudono il nemico in casa…"; arguta e quanto mai esaustiva questa frase a sottolineare lo spirito brillante del Delfico!

La terapia suggerita, come detto in precedenza, non può prescindere dagli insegnamenti dell'amico Romani e dalle nuove acquisizioni dell'epoca in campo omeopatico; egli, pertanto, propone l'utilizzo di "antiaeri ed antisettici tra i quali tiene il vanto la canfora e i fiori di camomilla". Secondo le teorie omeopatiche, infatti, la Canfora (Cinnamomum Camphora, albero dal cui fusto e dalle cui parti radicali si ottengono per distillazione cristalli solubili in olio) presenta proprietà antimeteoriche e antisettiche, mentre la Camomilla (Matricaria Recutita, pianta erbacea della famiglia delle Asteraceae, dai cui fiori si ottengono infusi) è conosciuta particolarmente per i suoi effetti blandamente sedativi: "…io ho trovato la bevanda far sempre dei prodigj nelle febbri putride di migliaia di persone attaccate da simile malattia; niuno per anche di simile male ha reso l'inevitabile tributo alla natura…" e aggiunge: "la quale bevanda calma assai la sete, è antisettica, refrigerante, corroborante, diuretica, diaforetica, ed antielmintica. Se poi invece di acqua pura, si adopera  l'acqua impregnata di aria fissa la sua efficacia sarà anche maggiore, conoscendosi ai nostri tempi quanto sia antisettica…". Questa affermazione obbliga ad una precisazione: il Delfico si riferisce alle sperimentazioni di Joseph Black (1728-99) il quale, per cottura dei carbonati di magnesio e di calcio, riuscì a ottenere un gas, definito aria fissa, che verrà successivamente chiamato anidride carbonica. Egli, pertanto, non raccomanda alchimie particolari se non di assumere la tisana preparandola con acqua gassata.  

Una decisa contestazione riguardo l'utilizzo di clisteri a base di "..china (3), oppio (4) e altri corroboranti…" viene posta alle teorie Browniane. Il medico scozzese John Brown (1735-1788), infatti, ipotizzava che la vita fosse il risultato di una continua stimolazione, dovuta ad agenti differenti quali il calore, il cibo, le emozioni, il movimento...; le malattie, pertanto, sarebbero dipese o da carenza di stimoli (malattie asteniche, curate con forti dosi di farmaci stimolanti) o da eccesso di stimoli (malattie steniche, curate con farmaci controstimolanti):"…Io domando con quale indicazione cotesti medici mettono in prattica simili rimedi?.....per giustificare l'uso di queste sostanze bisognerebbe provare che non solo anno virtù antisettica per evitare l'ulteriore corruzione degli umori, ma che anno forza di poter corregere ciò che è degenerato; facoltà che fin ora non si è trovato in niun medicamento." Si è soliti dire che il metodo curativo di Brown abbia ucciso più persone della Rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche messe insieme e il Delfico non pare sottrarsi a questa considerazione:"…quale danno arrecano agli ammalati di febbre putrida i corroboranti e i cordiali basta osservare l'effetto che questi producono in quegli ammalati a cui sono somministrati da questi disgraziati medici; la strage che essi vedono giornalmente non li arresta dal loro operare! L'esito felice che vedono in quei medici che trattano queste malattie diversamente non gl'illumina!".

A conclusione della sua arringa, il Delfico lancia un monito ai giovani medici affinché comprendano l'importanza dell'evidenza clinica sulle teorie obsolete proposte da Brown:"…Giovani studiosi osservate nella pratica quanto vi ho detto e vedrete che non ho bisogno di additarvi ulteriori ragioni per persuadervi. Osservate il numero di quelli che muoiono medicati dal sistema barbaro finora parlato in confronto di quelli che sono medicati secondo i veri principj da me esposti! Con questa scorta non mai fallace arriverete a riavere la verità dei principj e della teoria che vi espongo". Tale esortazione rivolta ai giovani allo studio, alla pratica attiva e alla valutazione dell'evidenza, conclude, insieme ad un'appendice che rifinisce alcuni concetti esposti, la trattazione scientifica del Delfico sulla "febbre infiammatoria continua".

Egli, ancora una volta,  dimostra di essere un minuzioso osservatore, un conoscitore attento della letteratura del tempo (tanto da poter obiettare energicamente le speculazioni elaborate sino ad allora), oltre che un inconsapevole precursore delle linee guida della moderna Medicina: solo oggi si è potuta constatare l'assoluta importanza dello studio statistico-epidemiologico e della "evidence based medicine" (medicina basata sull'evidenza) come cardini imprescindibili nella scelta del corretto trattamento clinico.

 

Così Francesco Romani a Melchiorre Delfico (Napoli, 28/11/1822):

"…Io mi prendo la libertà di scrivervi le cose, in cui non concordo con voi e lo fo tanto più volentieri, quanto che la vostra generosità me ne conforta, e a voi do agio di correggermi ove io vivessi in errore, e l'errore vi esponessi. E di correggermi caldamente vi prego: che niun maggior dono, niuna più cara consolazione mi potrà venire da voi, che l'esser rimesso nella diritta via. Voi, vi scrissi altre fiate, non fate professione di medico, ma avete assai profondamente studiato ne' buoni libri di medicina. E con mia vergogna veggo, che citate alcuni sì grandi scrittori di medicina, massime moderni, ch'io, che son medico, non ho finora avuto il tempo di studiare. Forse questa sarà la cagion per cui intorno alcuni soggetti discostomi dal pensar vostro: e per questa cagione altresì vi sarà facile mostrarmi gli abbagliamenti miei."

Primo foglio  del manoscritto

Primo foglio  del manoscritto

Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 250

(Autorizzazione Prot. n. 1.9127/28.01.00 del 10.01.2008, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Secondo foglio  del manoscritto

Secondo foglio  del manoscritto

Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 250

(Autorizzazione Prot. n. 1.9127/28.01.00 del 10.01.2008, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

_______________

(1) MG. LEVI, Dizionario economico delle Scienze Mediche. Vol. IV (2), Venezia, Antonelli, 1858.

(2) Il manoscritto autografo di Melchiorre Delfico titolato "Dell'Angina" – "Synoco Putreo", costituito da 61 carte scritte, si trova presso l'Archivio di Stato di Teramo, Archivio Delfico, b. 20, f. 250. Si fa presente che la parte relativa all'Angina è in cattivo stato di conservazione.

(3) Cinchona è un genere di piante arboree delle Ande, famiglia delle Rubiaceae, comprendenti specie conosciute col nome di China, con proprietà antifebbrili e antimalariche attribuite agli alcaloidi presenti nella corteccia.

(4) L'oppio è uno stupefacente ottenuto incidendo le capsule del Papaver somniferum e raccogliendone la linfa che trasuda.