Melchiorre Delfico redivivo prende per mano i visitatori
dell’omonima Biblioteca teramana, li accompagna tra scaffali e
archivi zeppi di libri e storia, e si racconta, passeggiando per
le spaziose stanze impregnate di cultura e testimonianze. Il
tutto, rigorosamente in 3D, in una versione multimediale che
sfrutta architetture ed elaborazioni virtuali più che
all’avanguardia.
No, non parliamo di un’ appendice al progetto "Teramo città
virtuale" che il Governo Brucchi ha sponsorizzato alla BIT
milanese a fine febbraio scorso e che ambisce a classificare il
nostro capoluogo tra le poche città italiane ad aver scelto la
promettente strada del "multimediale" per la fruizione di tutto
ciò che è Cultura. Facciamo semplicemente leva sulla memoria
delle "occasioni perse" di questa città, limitandoci a
rispolverare un progetto che avrebbe sì consentito a Teramo di
giocare d’anticipo rispetto al resto del Paese. Esattamente
sette anni fa.
Un progetto multimediale di virtualizzazione dei luoghi della
Biblioteca Delfico, con tanto di personalizzazione dei percorsi
interni e di modalità d’interazione con un Melchiorre delfico
"guida turistica" d’eccezione in versione 3D: idea a portata di
PC che, primo caso in assoluto in Provincia di Teramo e in
Abruzzo, ha tentato di promuovere una visita virtuale a 360
gradi di un luogo di cultura, come la nostra Biblioteca. Un
progetto affatto calato dai laboratori del CNR di turno, ma
ideato, disegnato e confezionato in loco, da giovani esperti ed
appassionati di informatica, due ingegneri teramani che,
all’epoca, nel 2003, si avventurarono nella creazione di una
società (l’integra di Mosciano Sant’Angelo) che oggi annovera
decine di commesse in tutta Italia e dignitosi risultati nel
panorama della progettazione dei sistemi informativi e
ingegnerizzazione dei servizi per la Pubbliche Amministrazioni.
La visita virtuale della Biblioteca Delfico è il progetto che la
Provincia di Teramo dell’epoca Ruffini, anno domini 2003, si è
lasciata letteralmente sfuggire. Sì sfuggire.
E sette anni, sfogliati al ritmo delle innovazioni di cui si
nutrono l’ingegneria informatica e la tecnologia multimediale,
significa aver perso l’occasione di giocare un "unicum" rispetto
al resto del Paese. Basti pensare che la portata innovativa di
quell’idea-progetto, qualche anno dopo, avrebbe animato, in
qualche Paese molte miglia lontano, l’architettura multimediale
da cui sarebbe nato "Second Life". E non saremo noi oggi a
ricordare il suo successo planetario. Nel 2003, il progetto
virtuale siglato dal teramanissimo ingegnare Antimo Battistoni
completava la tesi di Nicola Catenaro dal titolo: "Il Piano di
comunicazione per la riapertura della Biblioteca Delfico di
Teramo", premiata dal ComPa insieme ai lavori di altri due
giovani teramani, Stefano Cianciotta ed Enzo Gramenzi, tutti
prodotti per il conseguimento di un Master presso la scuola di
Amministrazione Pubblica.
L’idea-progetto sviluppata da Integra è rimasta, però, nel
cassetto. Incompresa, per difetto di lungimiranza e cronica
penuria di fondi, dall’Amministrazione provinciale dell’epoca.
Mai ripreso, rimane ancora oggi un’occasione persa. Per la
nostra Biblioteca, per la promozione turistica di un luogo di
cultura per tutte le età. Un’occasione persa per Teramo stessa.
Sarebbe bastato fidarsi, per una volta. Senza aver paura, sette
anni dopo, di dirsi "in ritardo". |