De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

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Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

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Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Cinque lettere di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara

di Marcello Sgattoni

In "Notizie dalla Delfico", n. 1 / 1995, S.Atto di Teramo,Edigrafital, 1995.

L'anno 1994 ha segnato il 250° anniversario dalla nascita di Melchiorre Delfico (1), e la nostra Biblioteca – fondata con il lascito dei suoi libri, e a lui intitolata – se pur non ha inteso ripetere le iniziative intraprese nel 1985, in occasione del 150° dalla morte (2), non ha mancato, da quell'anno in poi, di continuare a dedicare al pensatore e uomo politico teramano le migliori attenzioni.

Chi scrive, infatti, ha finalmente completato la prima bozza dell'inventario dei manoscritti del "Fondo Delfico" (3), che dovrebbe essere dato alle stampe al più tardi l'anno prossimo,, mentre via via – con il budget riservato dalla Amministrazione Provinciale agli acquisti d'antiquariato – si sono potuti reperire volumi e documenti, e in particolar modo lettere, grazie anche alla collaborazione di "amici" fra i quali è  ancora una volta doveroso segnalare Pietro Marcattilii di Teramo.

Naturalmente, in tutto questo tempo, sono comparsi – e non soltanto in Abruzzo – numerosi lavori, voci d'enciclopedia, articoli che, direttamente o meno, "riguardano" Delfico (4): fra questi, come vedremo, il documentatissimo e importante libro di Francesca Fedi dedicato a Leopoldo Cicognara (5).

Si sa che le cose non vengono mai da sole: una fortunata concomitanza, dopo uscito il libro della Fedi, permise di reperire sul mercato antiquario (oltre alle lettere liberamente forniteci "in comodato" da Pietro Marcattili, ma di tutt'altro argomento) ben 5 lettere inviate da Melchiorre Delfico, in date anche lontane fra loro, proprio a Leopoldo Cicognara (6).

Non posso nascondere che la "fortunata riscoperta" mi provocò, per molte ragioni, una certa emozione: era noto che fra Delfico e Cicognara v'erano stati dei rapporti (7) da una lettera di quest'ultimo, a suo tempo pubblicata nelle "Opere Complete" (8), lettera da cui si capiva chiaramente che fra i due c'era sicuramente, e da lungo tempo, dimestichezza (9); ancora, aveva avuto grossi rapporti d'amicizia con Delfico la prima moglie di Cicognara, Massimiliana Cislago (10), di cui nel nostro "Fondo Delfico" si sono conservate 2 bellissime lettere, per quanto io ne sappia sfuggite (come tante altre, del resto) all'attenzione degli studiosi, nonostante la loro importanza (11).

La conferma a queste mie ormai "antiche" convinzioni ci viene giusto in questi giorni dalla pubblicazione del poderoso lavoro di Donatella Striglioni Ne' Tori, che dopo un impegno decennale ci ha "restituito" la conoscenza dell'intero "Fondo Delfico" dell'Archivio di Stato di Teramo (12): limitandoci a Melchiorre (13), oltre a tanti nomi ben noti, si scoprono (o si "riscoprono", questa volta con precisione) amici e corrispondenti attraverso i quali si potrà veramente arrivare a capire in via definitiva che Delfico non aveva "confini", né di luoghi, né di persone, né di culture.

Che i rapporti fra Delfico e Cicognara dovessero avere ben altra dimensione, nonostante una documentazione "diretta" piuttosto scarna (su cui, peraltro, si può proficuamente lavorare), lo si capiva abbastanza chiaramente sia dai contesti degli "epistolari" editi nelle "Opere Complete" che da altri particolari, come si è visto: ma c'erano già altri "fatti" importanti (14).

Nel "Catalogo" del Cicognara erano classificate le "Nuove ricerche sul Bello" di Delfico (15): ma se questa non poteva essere certo una prova di un rapporto antico e durevole – la sappiamo, Cicognara acquistava di continuo, per la sua collezione, soprattutto libri relativi "alle arti" – (16), cominciava a farlo pensare che nella biblioteca personale di Melchiorre comparivano le già ricordate "principali"opere del Cicognara, ossia il trattato "Del Bello" e la prima edizione della "Storia della Scultura" (17): e se è vero che opere di questo genere, tra l'altro di un autore ai tempi famosissimo, dovevano quasi necessariamente far parte della biblioteca degli uomini "di cultura", abbiamo visto che la lettera di Massimiliana del 1806, quella di Leopoldo del 1825, e – vedremo – quelle di Melchiorre, sono il segno di un importante, vero e proprio "rapporto" culturale.

Questo rapporto, come apparirà evidente dalle lettere qui pubblicate (incluse quelle di Canova e di Cicognara medesimo a Melchiorre), è improntato, tuttavia, anche se su una solida e costante amicizia, fino all'ultimo mantenuta anche attraverso un imponente numero di amici comuni (e fra breve ne avremo gli esempi: Canova, Rangoni, la Vadori, il Marchese Serra, Selvaggi, Niccolini, Monticelli) e le due mogli di Cicognara: amici tenuti uniti, spesso, anche dai medesimi interessi intellettuali.

Non è certo un caso che, appena richiamato dall'esilio, Delfico scrivesse proprio a Cicognara (11 giugno 1806): certo non avrà scritto solo a lui, ma è la data ad essere significativa.

Le lettere, questa volta inedite (a differenza di quella già nota di Cicognara a Delfico, del 1825) davvero ci aprono un orizzonte affatto nuovo, e confermano quelle che finora erano state solo supposizioni e ipotesi: il rapporto fra Cicognara e Delfico si è svolto anche – forse soprattutto – sul piano del lavoro scientifico, a partire dai primi anni del secolo, come ci ha suggerito la lettera medesima di Massimiliana Cicognara.

Vedremo quanta parte – ed era un aspetto ignoto – avrà Delfico nella diffusione della "Storia della Scultura" nel Regno di Napoli, anche con l'aiuto di amici "di livello" (il Ministro Zurlo) o di studiosi (l'architetto Niccolini) o di nobili (il Marchese Serra); vedremo l'appoggio che Delfico darà a Cicognara per la preparazione del "Catalogo", sempre con aiuto di studiosi della tempra di un Gaspare Selvaggi, personaggio su cui converrà tornare in altra sede, per comprendere meglio la genesi, o comunque l'impostazione di certe teorie estetiche e filosofiche di Delfico (e non è detto che dall'idea del Cicognara di vendere la Biblioteca non debba dipendere l'idea, poi realizzata da Delfico della vendita dei propri libri alla Biblioteca Reale di Napoli nel 1816).

Salvo prova contraria, emerge soprattutto la conferma che Delfico probabilmente mutuò da Cicognara anche l'idea della "Nuove ricerche sul Bello", e lo vedremo con più precisione : ma vedremo anche come egli si discostasse anche parecchio dai "Ragionamenti del Bello" di Cicognara, se è vero che nelle lettere qui pubblicate si preoccuperà di preavvertirlo, prima della lettura, dei principi ispiratori della propria opera (18).

Tornando alle opere di Delfico, una corretta "definizione" della genesi e dei contenuti delle "Nuove ricerche sul bello" va, ovviamente, affidata a un saggio più specifico: ma, al di là di tali contenuti, della "ripetitività" o della "originalità" dell'opera, sia nell'impostazione (lo"schema")che nella trattazione complessiva, v'è da dire che Delfico non ha tralasciato molto fra le "letture d'obbligo" all'epoca: anzi, fra i testi citati, o comunque fra i suoi libri poi confluiti nella nostra Biblioteca, ve n'è più d'uno ignoto al Cicognara e al suo Catalogo: lo si è accennato in nota, ma la cosa un po' sorprende, visti i continui rapporti epistolari fra i due.

Conviene metter punto, avvertendo il lettore che queste "righe" non sono certo sufficienti a "svolgere l'intero tema, e che molte considerazioni sono di necessità "rimaste nella penna": quel che mi premeva tuttavia, era – come prima cosa – illustrare queste "nuove lettere" tornate fortunatamente alla luce, anche per dimostrare quanto sia meritoria l'attività di "recupero" che tutti andiamo svolgendo; in secondo luogo, ho voluto sperimentare una "ipotesi di lettura", un metodo (non certo pienamente originale!), per poter poi lavorare su tutte le altre lettere del "Fondo Delfico" a nostra disposizione, convinto come sono (e gli altri lo hanno dimostrato) che per mezzo di quelle si arriveranno a scoprire argomenti e vicende sinora impensabili.

_______________

(1) Leognano di Montorio al Vomano, 1° agosto 1744 – Teramo 21 giugno 1835. Per un "profilo" completo si veda oggi la "voce" curata da VINCENZO CLEMENTE per il "Dizionario biografico degli Italiani", XXXVI, 257-538.

Imprescindibile è anche la consultazione delle "Opere complete di Melchiorre Delfico. Nuova edizione curata dai professori Giacinto Pannella e Luigi Savorini", Teramo, Giovanni Fabbri, 1901 (vol. 1°), 1903 (voll. 2° e 3°), 1904 (vol. 4°), che citeremo come "Opere complete". Per il Catalogo dei libri di Melchiorre si veda ADELMO MARINO, Scritti inediti di Melchiorre Delfico, Zolfanelli, 1986. Terza Parte, "Delfico e i libri – Illuminismo e preromanticismo nella Biblioteca di M. Delfico – Biblioteca privata di Melchiorre Delfico", pp. 141-187.

Sono tuttavia sfuggiti (al redattore del "Catalogo" originario, e di conseguenza al curatore della trascrizione di questo) i volumi "legati" fra loro: un esempio, ai "Ragionamenti del Bello" (1808) di Cicognara sono uniti quattro lavori di JOSEPH-MARIE DE GERANDO, non segnalati (le prime due "orazioni" sono studiate e citate da Delfico nelle "Nuove ricerche sul Bello"); al "Ragionamento del Gusto e del Bello" (1807) di PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI è unito il "Sistema filosofico delle Belle Arti" (1816) dell'Abate SALVATORE BROVELLI, parimenti non segnalato e anch'esso usato da Delfico; ecc.

Ma v'è un'altra questione: alcune delle opere di "estetica" possedute, usate e citate da Delfico non sembrano note al Cicognara o – comunque – non compaiono nel suo "Catalogo": così i ricordati DE GERANDO, NAPOLI-SIGNORELLI, BROVELLI, ma ancora gli "Etudes sur le Beau dans les Arts" (1815) di JOSEPH DROZ e la "Théorie du Beau dans la Nature et les Arts" (1807) di P. J BARTHEZ. D'altro canto, sia Cicognara che Delfico possedevano - e usarono – l'edizione milanese (1804) delle "Ricerche filosofiche" di EDMUND BURKE.

La questione non mi sembra affatto di poco conto, e se non è qui luogo per approfondirla, devo avvertire che è in atto una "revisione" (ancora non sistematica) delle possedute – e usate – da Delfico.

(2) Fra l'altro, la nostra Biblioteca organizzò, dal 20 giugno al 6 luglio di quell'anno, una importante Mostra storico-documentaria: se ne veda il catalogo, "MELCHIORRE DELFICO. 1744/1835". Sant'Atto di Teramo, Edigrafital, 1985.

L'annata celebrativa fu conclusa il 7 e 8 dicembre con un altrettanto importante Convegno Nazionale di Studio ("Melchiorre Delfico. Filosofo, Storico,Giurista Riformatore") patrocinato da Enti e Istituzioni culturali della Provincia e organizzato dal Centro Abruzzese di Ricerche Storiche – Teramo -. Chi scrive vi partecipò con una relazione su "Il Fondo Delfico presso la Biblioteca Provinciale", illustrando e proponendo nuove ipotesi e "metodologie" di lettura, motivate anche dalla revisione completa (benché di "prima mano") sia del "Fondo Delfico" della nostra Biblioteca che di quello della Biblioteca Governativa di San Marino. Oggi certe "anticipazioni" possono diventare realtà, dopo la pubblicazione del volume della Striglioni (che ricorderò più avanti) e la redazione, da parte di chi scrive, dell'Inventario dei manoscritti di Melchiorre, già all'uso del pubblico, ma da stampare quanto prima in forma compiuta.

Purtroppo del Convegno del 1985 non si sono mai potuti pubblicare gli "Atti".

(3) I manoscritti del "Fondo Delfico" sono conservati in un armadio d'epoca ("Armadio Delfico"), e i manoscritti di Melchiorre sono conservati in n. 10 buste, come segue

-          Epistolari (1-290)

-          Inediti (291-420)

-          Miscellanea I (421-520)

-          Miscellanea II (521-837)

-          Miscellanea III (838-925)

-          Miscellanea IV (926-1031)

-          Miscellanea V (1032-1050)

-          Miscellanea VI (1051-1128)

-          Numismatica di Atri (1129-1178)

-          Miscellanea Sgattoni (denominazione convenzionale) (1179-1201).

Della 10 buste di cui sopra, solo quella denominata "Miscellanea Sgattoni" è stata sistemata ex novo con materiale sparso proveniente da altri "fondi" della Biblioteca e non dalle donazioni dei Delfico.

Vi è in ogni caso da rilevare che la suddivisione in buste, con i relativi argomenti, non è per niente sistematica; ad esempio, lettere di M.D. o a M.D. e si trovano anche in altre buste; abbozzi, appunti, ecc., concernenti la "Numismatica" e si trovano ovunque nelle altre buste, e via di questo passo.

Tale disordine è originario, ma è stato anche aggravato, probabilmente, dal pessimo uso e dal poco corretto comportamento di coloro che nel tempo hanno consultato i manoscritti.

La revisione è stata operata "hic et nunc": nel senso che ogni pezzo è stato individuato ed inserito in una cartellina recante sia le dizioni d'uso che tutti gli elementi necessari (ivi compreso un breve regesto) ad una migliore individuazione e conoscenza del pezzo. Ciascuna cartellina è stata numerata, progressivamente, da 1 a 1201 (quanti sono i pezzi individuati), ed è stata lasciata nella sua busta d'origine, nella sua posizione (che oggi è meglio segnalata per via del n. d'ordine progressivo).

Solo in un secondo momento, e cioè nel lavoro definitivo, verranno effettuati i debiti rinvii interni, nell'ambito dell'indice analitico delle opere di Delfico, e degli argomenti trattati. Sarebbe lungo, in questa sede, dare una descrizione anche se sommaria, del contenuto dei manoscritti: si tratta di un buon numero di lettere, di "abbozzi" o addirittura "preparazioni per la stampa" delle varie opere di M.D., oppure diverse redazioni (soprattutto per la "Numismatica") dalle opere poi effettivamente stampate, oppure di manoscritti relativi ad opere in fieri, ecc. ecc.

 Assai interessante, e varia, la documentazione francese e borbonica relativa agli incarichi pubblici del Delfico. Nella "Miscellanea Sgattoni", costituita di materiale sparso e reperito altrove, è presente una serie di documenti e "memorie" relative alla situazione monetaria dello Stato Pontificio e delle province napoletane confinanti che – a tutta prima – sembra essere sfuggita agli studiosi precedenti.

I primissimi risultati della nova classificazione furono presentati nell' "Incontro per lo studio e l'edizione di testi e documenti del Settecento" organizzato dalla Società Italiana di Studi sul Secolo XVIII a Santa Margherita Ligure (6-7 giugno 1988), e, successivamente, e in altra forma, nell' "Incontro annuale" della Deputazione di Storia Patria (14 maggio 1992).

(4) Al proposito, oltre alla citata "voce" di V. CLEMENTE, mi permetto di ricordare la "rassegna" di saggi di autori abruzzesi nella mia prefazione al bel volume di GIORGIO PALMIERI, Melchiorre Delfico e il decennio francese (1806-1815), L'Aquila, Edizioni del Gallo Cedrone, 1986, e la ristampa anastatica, pure con mia prefazione, della "biografia" di GIACINTO CANTALAMESSA CARBONI, Sulla vita e sugli scritti del Commendatore Melchiorre de' Marchesi Delfico. Commentario di G. C. C. inserito nel Tomo LXV del Giornale Arcadico, Roma, Boulzaler, 1835 (ristampa anastatica: Teramo, Il Poliorama, 1993).

(5) FRANCESCA FEDI, L'ideologia del Bello. Leopoldo Cicognara e il classicismo fra Settecento e Ottocento, Milano, Franco Angeli, 1990.

Un minore, secondo la tradizione critica, Cicognara fu assai celebre in vita fra gli artisti e i letterati che in Europa animarono la rinascita della cultura classicistica (da Goethe a A.C. Quatremère de Quincy, da Giordani a Monti, da David a Canova, le cui opere non furono affatto ignote ai Delfico, come in parte vedremo). Massone e giacobino, Ministro plenipotenziario e poi membro del Consiglio legislativo della Repubblica Cisalpina, abbandonò l'attività politica quando il bonapartismo si risolse in Impero, conservando tuttavia un ruolo pubblico importante come Presidente dell'Accademia di Venezia. Oltre ad alcuni dei suoi molti scritti, con i "Ragionamenti del Bello" e la "Storia della Scultura" intese proporre un modello estetico che fosse insieme la realizzazione dei suoi principii ideologici.

I quattro studi raccolti nel volume delle Fedi (dalla cui "presentazione" traggo, in parte, questa nota) esaminano la sua attività di poeta, di bibliofilo e collezionista, di teorico, critico e storico dell'arte, allargando l'analisi a temi centrali della cultura neoclassica, come la discussione sul concetto di "misura" e di "sublime", il valore "politico" del collezionismo e l'importanza della storiografia artistica per la formazione di una cultura nazionale unitaria (come si comprenderà bene oltre un secolo dopo, con la pubblicazione de "La letteratura artistica" di Julius Schlosser Magnino).

Nelle "appendici" vengono proposte – oltre a documenti inediti – numerose lettere del Cicognara, fondamentale testimonianza di "idee" e di "rapporti": e poco importa che nel libro della Fedi – e l'autrice ne fa capire i varii perché – i nomi dei Delfico non compaiono affatto.

Detto questo, mi auguro che il presente saggio – breve, e che assai parzialmente riprende qualcuna delle idee elaborate in un ormai lontano passato, per un'opera che avrebbe dovuto essere pubblicata altrove – possa servire a far comprendere che, nonostante i numerosi e talora ottimi studi condotti finora, tutti i Delfico vanno riletti non solo alla luce – fondamentale – degli inediti, ma seguendo una visuale ben più ampia e comprensiva di tutta la vastità e complessità del loro operare: una "parcellizzazione" degli interventi critici, se può far comodo all'indagine, fatalmente porta ad escludere gli altri aspetti, che – per quanto "diversi" – non vanno mai da soli, pur nell'intrinseca "specializzazione": penso a Melchiorre collezionista e scrittore di "numismatica", di "estetica", di "questioni femminili", interessante anche dove non è originale, e penso al Longano "poeta": anche in questo senso il libro della Fedi è un importante "paradigma".

(6) FRANCESCO LEOPOLDO CICOGNARA nacque in Ferrara il 26 novembre 1767 dal Conte Filippo e da Luigia Gaddi di Forlì. Morì il 5 marzo 1834 a Venezia. Per un "profilo" completo si veda la "voce" curata da G.D. ROMANELLI per il Dizionario biografico degli Italiani, XXVI, 421-428, ma – come già detto – è oggi fondamentale anche il citato volume della Fedi.

(7) Come testimoniò, dopo la morte di Melchiorre, GREGORIO DE FILIPPIS DELFICO, CONTE DI LONGANO, Della vita e delle opere di Melchiorre Delfico, Libri due, Teramo, Ubaldo Angeletti, 1836, p. 56 e nota 55 a pp. 104-105.

(8) La ripubblico anch'io, in appendice, con le opportune annotazioni.

(9) La mia convinzione fu chiarita dopo la pubblicazione del volume, curato da GIANNI VENTURI, Leopoldo Cicognara. Lettere ad Antonio Canova, Urbino, Argalia, 1973, lettere in quattro delle quali – come vedremo – si parla esplicitamente di Delfico, in toni che testimoniano familiarità e interessi comuni fra i tre personaggi.

Il saggio del Venturi è, per più aspetti, esemplare, e contiene una ricca analisi dell'estetica sette-ottocentesca, ovviamente anche in riferimento al trattato "Del Bello" e alla "Storia della Scultura" del Cicognara.

(10) Leopoldo Cicognara, conosciuta la "non nobile" Massimiliana Cislago ai Bagni di Abano nell'estate del 1794, la sposò il 16 ottobre 1795: da lei ebbe l'unico figlio, Francesco, nato il 16 dicembre del medesimo anno.

Amico e confidente della Cislago era Melchiorre Cesarotti (1730-1808), con cui il Cicognara potè dunque entrare in rapporti. Donna assai colta e intelligente, ebbe con i maggiori rappresentanti della cultura del tempo frequenti e fecondi rapporti, testimoniati dalle "Lettere inedite" pubblicate a Venezia nel 1888 da VINCENZO MALAMANI: cfr. anche G. VENTURI, o.c., 1973, p. XV.

Dopo la morte di Massimiliana (Pisa, 6 gennaio del 1807), Cicognara sposò, nel 1808, una vedova veneziana, Lucia Fantinati.

(11) B.P. TE, "Fondo Delfico – Manoscritti di Melchiorre Delfico", n. I 38 e 39 (secondo la nuova classificazione, d'ora in poi definitiva, da me data all'interno del "Fondo").

Entrambe le lettere – abbastanza lunghe, e molto belle – testimoniano palesemente una reciproca stima, un affetto profondo, una grande "confidenza", una cordialità e una familiarità che vanno ben oltre i rapporti soltanto formali.

A dire il vero di esse fece già cenno, e una parziale trascrizione, G. DE FILIPPIS DELFICO, o.c., 1836, p. 34 (ove si parla delle numerose donne sue "corrispondenti", e ovviamente anche di Massimiliana, e pp. 100-1, nota 34).

Nella prima lettera Massimiliana scrive a Melchiorre (che è ancora a S. Marino) da Milano, il 21 ottobre 1804: lo avverte che in quei giorni suo marito Leopoldo si trova a Ferrara, al capezzale del padre [Filippo], gravemente malato.

Nella seconda lettera Massimiliana, sempre da Milano, l'8 febbraio [del 1806] scrive a Melchiorre [che è ancora a S. Marino]:

"…Mio marito vi saluta teneramente: la stagione poco favorevole al genere di pittura che Egli ha prescelto, gli ha fatto imprendere un lavoro di metafisica sublime [sono, ovviamente, i "Ragionamenti del Bello", poi stampati nel 1808] applicata alle bell'arti: se il travaglio meriterà l'approvazione de' suoi amici, egli ve lo presenterà augurandosi che sia da voi accolto…"

Questo passo (che è anche il secondo riportato da Gregorio De Filippis Delfico) contiene alcuni elementi importanti: il preciso accenno a Cicognara che si dilettava di pittura, confermato dal fatto che egli – venuto a Roma nel 1807 - per distrarsi in seguito alla scomparsa dell'ancor giovane moglie Massimiliana, visitò lo studio di Canova, e gli fece anche un "ritratto".

(Per questa come per altre circostanze, sull'amicizia fra Cicognara e Canova si veda la voce "Canova, Antonio", redatta da M. PAVAN, cit.,  p. 20, G. VENTURI, o.c. 1973 e F. FEDI, o.c. 1990).

Ma il ritratto è pittura da cavalletto, mentre Massimiliana fa chiaramente comprendere che il marito dipinge anche all'aperto ("en plein air", come si userà dire qualche anno più avanti: ciò che è confermato ancora da G. VENTURI, o.c. 1973, p. XXVIII e nota 29), che ricorda un "paesaggio" di Cicognara, proprietà della Baronessa Elsa Treves.

Un secondo elemento importante della lettera di Massimiliana è, che anche attraverso la corrispondenza della moglie, gli studiosi furono immediatamente informati della preparazione dell'importante trattato "Del Bello": ed è questo il primo segno di contatti, sull'argomento, fra Cicognara e Delfico. Resta da vedere, per Delfico, su quando egli iniziasse a maturare l'idea del proprio trattato, e se questa gli venisse proprio dal rapporto con Cicognara. L'esame dei manoscritti di Delfico, conservati nella nostra Biblioteca, certamente determinerà il chiarimento. Ma un altro importante chiarimento è oggi possibile: G: VENTURI, o.c., 1973, p. XVI, afferma che Cicognara si dedicò alla stesura del trattato "Del Bello" nel 1807, dopo la morte della moglie, ma che la sua preparazione ve fatta risalire al 1802 (p.XVIII): nella lettera di Massimiliana tutto è invece molto chiaro: "…la stagione poco favorevole… gli ha fatto imprendere un lavoro di metafisica sublime applicata alle bell'arti…", e siamo, l'abbiamo visto, all'8 febbraio 1806.

Lo spazio mi ha costretto a riportare soltanto i "passi" relativi a Leopoldo, ma tornando alle date – la prima lettera di Massimiliana del 1804, l'unica conosciuta di Leopoldo del 1825 – e al contesto anche di lettere d'altri corrispondenti, stampate nel IV volume delle "Opere complete", si evince che la "frequentazione" non soltanto epistolare, oltre che di vecchia data, non si era mai interrotta. Le cinque belle lettere di Melchiorre a Leopoldo ne sono un'importante riprova: e a questo punto non resta che sottoscrivere quanto afferma F. FEDI, o.c., 1990, "Appendice II. Lettere inedite di Cicognara", più in particolare pag. 241.

Si veda, per questo, anche la mia nota 11.

(12) DONATELLA STRIGLIONI NE' TORI, L'inventario del Fondo Delfico. Archivio di Stato di Teramo, ivi, Centro Abruzzese di Ricerche Storiche, 1994.

Il volume è recensito in altra parte di questo numero di "Notizie dalla Delfico".

(13) In effetti, proprio nel volume di D. STRIGLIONI NE' TORI,o.c., 1994, p. 99, b. 12, fasc.157c, viene indicata una lettera inviata da Ferrara il 6 settembre 1803 da un "Leopoldo" a Orazio Delfico. Ne ho verificato il breve testo, e – sia per il luogo, che per il mittente ("il tuo amico Leopoldo"), che per i contenuti, non può trattarsi d'altri che del Cicognara, che certamente Orazio deve aver conosciuto durante la sua permanenza nelle città del Nord Italia: la lettera è talmente confidenziale (addirittura si annuncia l'invio in regalo di un "cappellino" per Marina, figlia di Orazio, allora di due anni) da far presumere una ben più antica frequentazione del Cicognara coi Delfico.

Se così stanno le cose, è importante perché costituisce la testimonianza di un rapporto del Cicognara coi Delfico che è ben anteriore (come si capisce dal tono!) a quello ricordato da Gregorio: cfr. la mia nota 14.

(14) Delfico conobbe Cicognara – unitamente ai maggiori rappresentanti della cultura lombarda – nel 1804, durante il viaggio e il soggiorno a Milano per stampare le "Memorie storiche della Repubblica di San Marino" (Milano, Francesco Sonzogno, 1804): così G. DE FILIPPIS DELFICO, o.c., 1836, p. 56; lo stesso ci informa (p. 71) che Delfico rivide Cicognara a Napoli nel 1806.

(15) Stampate a Napoli da Agnello Nobile nel 1818: il "visto si stampi" fu concesso il 28 aprile 1818, e vedremo come la data avrà anche una sua importanza. L'opera compare, fra pochissime altre, col n. 1052, p. 187 – nella sezione riservata agli "Scrittori del Bello" nel Tomo Primo del "Catalogo ragionato dei libri d'arte e d'antichità posseduti dal Conte Cicognara", stampato a Pisa da Niccolò Capurro nel 1821 (la nostra Biblioteca ne possiede la ristampa anastatica: Cosenza, Editrice "Casa del Libro", 1960). Sulla preparazione del "Catalogo", sulla sua funzione pratica (fu preparato per la vendita della collezione, acquisita dalla Biblioteca Vaticana), e sul giudizio del Cicognara circa l'opera di Delfico si vedrà a suo luogo.

(16) I riferimenti, naturalmente, potrebbero essere tanti: ma ve n'è uno preciso nella lettera di Delfico a Cicognara dell11 giugno 1806, pubblicata qui appresso.

(17) Questa, comunque, non avrebbe potuto costituire la "prova certa" di un rapporto senza la testimonianza delle lettere che qui pubblichiamo.

(18) Una premessa: nel "Fondo Delfico" della nostra Biblioteca esiste un gran numero di manoscritti relativi sia alla preparazione che alla stesura delle "Nuove ricerche sul Bello", e solo una collazione con quanto pubblicato nel 1818 potrà chiarirci l'effettiva genesi dell'opera. Ma se la matrice potrebbe essere comune (Diderot: anche se Delfico sembra conoscere solo, e lo cita, l'art. "Beau" dell'Enciclopedia; mentre Cicognara attinge, come più volte dimostra la Fedi, o.c., 1990, al "Traité du Beau", di cui segue quasi fedelmente anche lo schema), e, ancora, se Delfico si riferisce espressamente al Cicognara come propria "matrice", lo svolgimento dei due lavori è poi alquanto diverso, come Delfico fa capire con chiarezza allo stesso Cicognara.

Sono dissimili, in più casi, le fonti e gli autori citati: ma se non è qui luogo per un'analisi precisa, è importante, anzi fondamentale evidenziare come Cicognara, pur ottimo collezionista, come abbiamo già visto, non conoscesse (infatti non compaiono nel "Catalogo", nella parte riservata agli "Scrittori del Bello") l'importante trattato "DEL GUSTO E DEL BELLO. Ragionamento di PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. Edizione napoletana", Napoli, Vincenzo Orsini, 1807, e neppure il "Sistema filosofico delle Belle Arti dell'Abate SALVATORE BROVELLI", Milano, Ferdinando Baret, 1816, e la "Orazione" e la "Allocuzione" di G.M. DE GERANDO, entrambe pronunziate nel 1810 a Roma e subito ivi stampate da Luigi Perego Salvioni.

Nel caso del trattato di NAPOLI-SIGNORELLI, Professore a Bologna, Cicognara avrebbe fatto in tempo addirittura a usarlo per il suo lavoro, uscito nel 1808Per quanto riguarda i testi citati, Delfico le possedeva tutti, anzi: i due lavori del DE GERANDO sono stati rilegati assieme ai "Ragionamenti" del Cicognara, mentre sono anche rilegati assieme il "Trattato" del NAPOLI-SIGNORELLI  e l'altro dell'Abate BROVELLI, tutte opere ancora presenti nella nostra Biblioteca.

Da quanto detto brevemente qui, si nota la programmata sistematicità di Delfico nell'impostare e usare le "fonti" per il proprio lavoro.

Una curiosità: Delfico conosce assai bene le opere del Quatremère de Quincy, ma nella nostra Biblioteca è conservata solo un'edizione del 1823: "Essai sur la Nature, le But et les Moyens de l'Imitation dans les Beaux-Arts par M. QUATREMERE DE QUINCY", Paris, 1823.

Per quanto riguarda il "rapporto di dipendenza" Di Cicognara da Diderot, si veda "DIDEROT. Oeuvres. Texte établi et annoté par ANDRE' BILLY" (Bibliothèque de la Pléiade, 25), Bruges, Gallimard, 1965, e più in particolare "Traté du Beau" (pp. 949-958 e 1423-1425), e l' "Essai sur la Peinture" (pp. 1113-1170 e 1426-1429). Devo rinunciare, in questa sede, a Diderot e A.F. Thomas come sicure fonti di Delfico per le sue analisi sulla "questione femminile". 

 

Appendice I: Trascrizione lettera di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara

S. Marino, 11 giugno 1806

A S.E. IL Signor Consiglier (1)

Leopoldo Cicognara.

Bagni di Lucca (2)

 

S. Marino 11 Giugno 1806 (3)

 

 

Mio dilettissimo

Non ho potuto evitare il mio destino. S.M. Giuseppe Napoleone (4) mi nominò Consiglier di Stato nel giorno 3. corrente (5) unitamente al Marchese del Gallo (6), fatto anche Ministro degli Affari esteri, ed al Principe di Siringano (7) Presidente del Sacro consiglio. Partirò dunque sollecitamente, benché colle lagrime, da questo soggiorno vero asilo di Libertà e di pace; e colla speranza di farvi ritorno (8). Intanto vi prego col più vivo sentimento darmi sollecitamente le vostre nuove, giacchè non è l'ultimo turbamento del mio cuore la parte che prendo alle vostre pene per lo stato della sì cara e gentile amica (9).

Con Zaffarini (10) già ci amiamo senza conoscerci. Attendo la nota con i prezzi per farla presto soddisfare (11). Amatemi sempre, e credetemi sempre degno di essere Vostro.

   Vostro affezionatissimo amico e servitore

        Melchiorre Delfico.

 

Appendice II: Trascrizione lettera di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara

Napoli, 12 luglio 1812

Napoli 12 luglio 1812

 

 

Mio dilettissimo amico

Per non tardarvi molto il riscontro dopo il sufficiente ritardo della posta, vi assicuro per ora di aver ricevuto la vostra cogli annessi quattro Prospetti per l'opera (12), che sarà coronata colla più generale acclamazione. Io mi occuperò intanto secondo le vostre vedute ad aver de' nomi per l'associazione, benché forse anche voi avrete riflettuto che nella società si sviluppa generalmente un certo gusto di distrazione e direi quasi di storditaggine in tutto ciò che non ci tocca personalmente e direttamente.

Oh sì…sarà cosa buona…dove sta l'autore…Vi è Vinkelman (13)…tali sono le risposte che in mezzo all'attuale stordimento si sogliono ripetere all'occasione. I nostri fogli pubblici sono ridotti al solo Giornale Officiale (14), il quale neppure sussisterebbe, se non fosse un esteso obbligo di guardarlo.

Vi era un Giornale d'Incoraggiamento (15), che ha perduto il coraggio per non perdere le spese: un altro Analitico (16), chè andato in dissoluzione. Del resto farò capo dagli amici, che mi indicate, e qualcuno de' miei pochi non mancherà.

Niccolini (17) mi dice, avervi già fatto sapere per altrui mezzo, che i doveri di officio l'han obbligato a posporre i più piacevoli dell'amicizia. Impegnato alla restaurazione del gran Teatro di S. Carlo (18) per i 15. del mese venturo, non ha avuto il tempo di occuparsi de' vostri desiderij; mi ha promesso però che per la fine del detto mese se ne incaricherà assolutamente. Voi lo compatirete, giacchè del resto non manca di tutto il fervore dell'amicizia. Ma tornando all'oggetto principale, non farete male a scrivere al Marchesino Serra (19), ed a qualche altro di coloro i quali essendo più sparsi nella società, sono più opportuni all'oggetto. Vedrò Daniele Coraggio (20) mio caro amico.

Amatemi come vi amo, e credetemi sempre e cordialmente Vostro affezionatissimo amico

      Delfico

 

Appendice III: Trascrizione lettera di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara

Napoli, 1° settembre 1812

a S.E. Il Signor Cavalier (21)

Leopoldo Cicognara

Venezia

 

 

Mio buon e caro amico

Io temo che noi sbagliammo, affidando quelle tali ricerche al Signor Niccolini (21 a).

S'Egli da principio mi avesse allegati i suoi impedimenti,mi sarei incaricato io di servirvi, assistito da valevoli e corrispondenti ajuti, ciocchè non feci, per aver Egli mostrato piacere di ben meritare della vostra amicizia. Ora intanto veggo che di 15 giorni è passata la metà di Agosto, ed avendogli di questo intervallo scritto un biglietto di ricordo, non veggo neppur riscontro, non dico effetto. Che far dunque?

Io lo solleciterò ancora, o cercherò la restituzione della vostra Memoria (22), perché l'animo mio non soffra di veder così forensemente dilazionati i desideri degli amici, e specialmente del carissimo Leopoldo.

Intanto col Ministro dell'Interno (23) abbiamo convenuto, ch'Egli ne prenderà dodici esemplari (24); ed io spero pure di poter giungere a tal numero di associati, giacchè non ne sono lontano. Ma oh Cieli! La Storia delle belle arti che dovrebb'essere la guida quasi al loro perfezionamento o ravvivamento, io temo che ne sarà piuttosto l'Elogio funebre per ora; e che passeranno de' secoli prima che quelle possano risorgere o ringiovanire. Una pruova nella mia testa o cranio, ch'esse non allignarono o albergarono in Roma da quando fu Papale: Io però vorrei pur vedere presto l'opera vostra, per rallegrarmi almeno in quella dell'amico, non,potendo di altre di lontano speranza.

  Conservatevi, ed amatemi sempre, come vi ama il

        Vostro Delfico

 

  Napoli il dì 1° settembre 1812

 

Appendice IV: Trascrizione lettera di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara

Napoli, 29 giugno 1818

A S.E. Il Signor Leopoldo Cicognara

Venezia

 

Napoli 29 giugno 1818

 

 

Mio dilettissimo amico

Mi lusingo, che avrete già ricevuto i riscontri del marchese Serra (25) intorno all'arrivo della cassa, che resta tuttavia chiusa per non sapersi ancora chi debba esserne l'apritore.

Speriamo, che presto debba esser deciso questo importantissimo articolo di giurisdizionale Diplomazia, e così avrò il piacere di abbracciarmi caramente questo terzo volume (26), e mi auguro, che non sarà l'ultimo vostro travaglio. Dalla sincerità dell'amicizia vostra io mi aspetto un corrispondente giudizio sul mio lavoro (27); ma se mi volete veramente render contento, dovreste particolarmente indicarmi i vostri desiderj; giacché sapete, che io non vanto pretensioni, e non ho titoli da vantarne su l'oggetto. Avendo tentato di determinar in qualche modo le idee troppo vaghe su l'assunto, e di attaccar de' pregiudizij che s'introducono in tutti i rami del sapere, il mio principale scopo, fu di riunir le Belle arti alla Morale tanto nel principio quanto negli effetti: e sebbene per questi si sia detto molto, e bene, non essendo stato fatto altrettanto in quanto ad un principio comune, mi è sembrato così che l'idea potesse essere in qualche modo completa (28). Non pretendo che tale sia il libretto, poiché vi si potrebbero trovare de' principj per molte deduzioni ed applicazioni, che io non sono stato in grado di eseguire. Basta. Le vostre osservazioni saranno per me un magnifico e pregiatissimo regalo (29).

Sono a parte delle vostre pene e della eccellente compagna per le perdite veramente tragiche, cui la ragione non trova ripari. Queste tali disgrazie mi fanno accorgere de' miei lunghi anni, e non mi fanno amare questa misera esistenza (30).

L'unico sollievo per la sensibilità è, di occuparsi a far del bene e porger sollievo agli infelici. Se questa mia vi troverà ancora a Venezia, vi darà il buon viaggio per Vienna (31), ed auguro all'amica coppia tutto il bene che può desiderare.

Con Annetta Vadori (32), che abbiamo qui da più mesi, ho l'occasione di parlar spesso di Voi. Saluto Marina e Peppe (33) se li vedete e finisco abbracciandovi, e confermandomi

   Vostro affezionatissimo amico

     M. Delfico

 

Appendice V: Trascrizione lettera di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara

Napoli, 4 gennaio 1820

A S.E. Il Signor Conte Leopoldo Cicognara

Venezia

 

Napoli 4 [gennaio] del 1820

 

 

Mio dilettissimo amico

Conosco il vostro spirito il vostro cuore, per comprendere che il lungo viaggio (34) non debba esser stato infruttuoso pel primo, ne spiacevole per l'altro; e che alfin de' conti vi siate trovato contento di Voi, e più istruito del Mondo. Quanto mi spiace perciò, di non potervi rivedere e riabbracciare, perché profitterei anche io de' vostri vantaggi, per intendere specialmente, che pensate dello stato di Europa in quanto ai suoi progressi. Io stimo che si voglia correr la pista prima di essersi resa praticabile la strada, che ha molto bisogno ancora di essere sgombrata (35). Perciò vi ringrazio, se avete compatito il mio Bello (36), perché l'ho diretto principalmente ad uno scopo morale, cui in ultimo risultato dovrebbero tendere tutti i travagli dei buoni ingegni. A ciò sono destinate similmente le mie Memorie Accademiche (37), e nell'ultima letta in Settembre mi lusingo di aver dato un ordine al complesso delle mie idee su l'assunto.

Serra tornò dai Calabri, ma saprete la novità avvenuta in famiglia, che riuscì poco piacevole al Marchese, cioè il matrimonio di Baciccia (38) colla nipote Giulietta (38) già prossima ad esser madre; ciò si potè eseguire colla donazione fatta da D. Stanislao (38) agli sposi. Benché tutto si eseguisse col pieno consenso de' maggiori, si è avuto poi il dispiacere, di veder l'ottima Duchessa (38) caduta in malinconia, che dura da più mesi, ma che lode al cielo va migliorando, per quel che sento.

Il mio Selvaggi (39) che vi rende cordialissimi saluti, si occuperà nelle ricerche di cui lo incaricate e siccome non si sente molto forte in tal'indagini, e che di rado se ne danno le occasioni, pregherà qualche suo conoscente a prestargli mano, essendo pur impegnato a far che il vostro Catalogo (40) possa comparire in tutta l'ampiezza che può renderlo interessante.

Nelle lettere non abbiamo alcune novità interessanti, ma credo che tra breve l'Accademia Archeologica(41) ci regalerà di un volume di Memorie e di Papiri.

Per questi il celebre Chimico Davy (42), che abbiamo qui da qualche tempo, fa sperare, di aver trovato o poter trovare un metodo da svolgere que' papiri, pei quali il solito metodo è stato insufficiente. Vedremo.

La mia salute si conserva in generale, ma il femore sempre più retrogrado nelle sue funzioni, per cui assai di raro posso uscir di casa. Vedendo Marina (43) e Rangoni (43), direte tante cordialità per parte mia, e così ossequiando la vostra amabile compagna, vi stringo al cuore, come Vostro affezionatissimo amico

     Delfico

 

Appendice VI: Trascrizione lettera di Antonio Canova a Melchiorre Delfico (44)

Roma, 16 giugno 1818

 Al Chiarissimo Signore

Il Signor Don Melchiorre Delfico

Napoli

 

 

Signore

Un giorno prima che io lasciassi Napoli (45) mi venne dall'egregio Professor Monticelli (46) presentato in dono a di lei nome una copia delle nuove ricerche Sul Bello da lei dettate: e l'altro jeri da questo librajo De Romanis ne riceveva un altro [sic]esemplare (47). Io sono assai grato alla di Lei gentile e spontanea benevolenza per avermi voluto adornare d'un sì cortese pegno della sua stima, e amicizia, e spiacemi che la brevità del mio soggiorno in codesta Capitale non m'abbia consentito che io potessi adempiere in persona e a voce giudizioso atto della mia riconoscenza. Suppliscavi la presente, per la quale mi è caro L'assicurarla della obbligazione dell'animo mio alla sua amorevole testimonianza, e del desiderio, che nutro di meritarmi con qualche opera il gradimento di lei, che io stimo e onoro cotanto.

Leggerò con sommo diletto l'interessante opuscolo, conto già nel mio cuore di trovarvi argomento di alto elogio all'esimio ingegno suo, benemerito delle lettere ed arti nostre (48).

Accolga intanto i sensi di quella perfetta considerazione e attaccamento, con che mi pregio essere

   Di Vostra Signoria Devotissimo

   Roma 16 giugno 1818

  Obbligatissimo Vostro Servitore ed Amico

  Antonio Canova

 

Appendice VII: Trascrizione lettera di Leopoldo Cicognara a Melchiorre Delfico (49)

Venezia, 29 aprile 1825

Venezia, li 29 aprile 1825

 

 

Preziosissimo amico,

Di due cose a me carissime mi ha convinto il grazioso invio del vostro studiosissimo lavoro sulle "Origini Italiche e sull'Antica Numismatica di Atri" (50). La prima di non essere dimenticato dalla vostra sempre costante amicizia, la seconda che gli studi di questa Natura senectutem oblectant, et in adversis solarium ac perfugium praestant. Io negli identici casi e per poca grata fortuna e per età crescente non ho altro asilo che nell'occupazione che più o meno intensa, non mai interrotta, mi tiene conscio della vita. Molto bello è l'argomento che prendete a trattare, e le Origini italiche gran tema offrono ragionevolmente ai curiosi delle alte antichità, siccome mi accade da ultimo verificare intorno all'Arena di Verona oramai giunta alla sua prima illustrazione per cura del C. Giulian (51) e pare non potere volgersi più in dubbio appartenere essa ai popoli nostri prima del dominio dei Romani.

Non fa che giungermi il vostro libro, che non solo leggerò, ma mediterò con tutta l'attenzione. E vi scrivo intanto acciò sappiate quanto io vi sia gratissimo della memoria che di me conservate, e della delizia che mi avete procacciata.

Scrivetemi una vostra (52).

Ditemi del buon vescovo di Teramo, vive egli lieto della sua vecchiaia illustre?

Forma egli ancora la delizia d'un piccolo crocchio d'amici? (53)

Selvaggi come sta? Dove vive? (54) Io ho passato un inverno sufficiente, e mia moglie (55) è passabilmente. Questo è il buono, anzi il diritto della medaglia. Non vi parlerò del rovescio che mal sarebbe retribuirvi con un'Iliade amarissima di cose tristi.

Sto a Venezia fino a luglio, poi, cercherò, ove mi si permetterà, di respirare fuori delle Lagune e delle Ostriche un po' d'aria comune agli augelli.

Oh se potessi avere un po' d'ala, vorrei pur volare ad abbracciarvi di cuore siccome il fo intanto in iscritto presentandovi i saluti della mia moglie.

   Vostro aff.mo amico e servo

   L. Cicognara

_______________

(1) Nel 1801 Cicognara era stato nominato membro del "Consiglio legislativo" (Consiglio di Stato) della Repubblica Cisalpina.

(2) Nota come centro termale fin dal medioevo, la località divenne, nella prima metà del secolo XIX, prediletto soggiorno di villeggiatura della colonia straniera di Firenze e della Corte del Granduca di Toscana. Fra i frequentatori, oltre al Cicognara, è importante ricordare il nostro Gregorio De Filippis Delfico, Conte di Longano (1801-1847), per il quale si veda almeno la "voce" curata da VINCENZO CLEMENTE nel "Dizionario biografico degli italiani", XXXIII, 759-761. Gregorio, nel 1834, pubblicò a Firenze i "Ricordi e fantasie su' Bagni di Lucca", parzialmente riediti a Napoli, sempre nel 1834, come "Addio a' bagni di Lucca". Tale circostanza – siamo in un ambiente che è stato chiaramente illustrato nel citato volume della FEDI – potrebbe essere densa di significati, come l'altra del viaggio culturale compiuto nel 1827 in Inghilterra, Francia e Svizzera, cui seguì la pubblicazione in Napoli, nel 1832, del poema boschereccio "La valle di Simmenthal".

Anche questo "Gran Tour" alla rovescia – al centro Europea, e non a Sud – è una "caratteristica" particolare di alcuni personaggi del periodo, a cominciare da Aurelio Bertela de Giorni, per passare attraverso Pindemonte e, come vedremo, allo stesso Cicognara, e tanti altri: un atteggiamento che, oltre alla "curiosità", cela ben altri interessi, non soltanto letterari o culturali. Per gli aspetti legati ad ambienti e circoli "massonici" cui Delfico fu ampiamente legato è fondamentale richiamarsi a VINCENZO FERRONE, I profeti dell'Illuminismo, Bari, Laterza, 1989, passim.

Tornando al Cicognara, certo cominciò a frequentare i Bagni di Lucca durante il suo "esilio" in Toscana del 1803-4: si veda, per questo, la citata "voce" del Romanelli nel "Dizionario biografico degli italiani".

(3) Sono altrimenti note le vicende che portarono Delfico a scegliere nel settembre 1799 l'esilio di San Marino, dove soggiornò appunto fino al 1806, quando tornati i Francesi a Napoli nei primi mesi di quell'anno, Giuseppe Bonaparte, nominato Re di Napoli (il 30 marzo 1806) istituiva un "Consiglio di Stato" di cui Delfico venne a far parte con nomina del 3 Giugno 1806. La "nomina" è conservata nell'Archivio di Stato di Teramo, "Fondo Delfico", b. 19, fasc. 230: cfr. D. SRIGLIONI NE' TORI, o.c., 1994, p. 127.

Si veda V. CLEMENTE in "Dizionario biografico degli italiani", cit., ad vocem, pp. 534-5.

Le circostanze della lettera furono poi con più precisione ricordate da G. DE FILIPPIS DELFICO, o.c.., 1836, pp. 60-62; cfr. anche GIORGIO PALMIERI, Melchiorre Delfico e il decennio francese (1806-1815), L'Aquila, Edizioni del Gallo Cedrone, 1986, passim.

(4) Giuseppe napoleone Bonaparte – a nome e come Luogotenente Generale del fratello Napoleone I Imperatore – prese possesso di Napoli il 15 febbraio 1806: il 30 marzo del medesimo 1806 venne nominato anche Re delle Due Sicilie.

Rinunciò il 2 luglio 1808 (in quanto i 6 giugno era stato nominato Re di Spagna) e fu sostituito dal cognato, Gioacchino Murat.

L'istituzione del "Consiglio di Stato" sarà fra i primi e più importanti provvedimenti del suo Governo.

Cfr. G. PALMIERI, o.c., 1986, passim, che riassume quanto al proposito si legge in LODOVICO BIANCHINI, Storia delle Finanze del Regno delle Due Sicilie, Napoli, Tip. Platina, 1834 (2° ed. ivi, Stamperia Reale, 1859; 3° ed. ivi, Edizioni Scientifiche Italiane, 1971); J. RAMBAUD, Naples sous Joseph Bonaparte, 1806-1808, Paris, Plon-Nourrit, 1911; ANGELA VALENTE, Gioacchino Murat e l'Italia Meridionale, Torino, Einaudi, 1965, 2° ed.

(5) Per la lettera di nomina vedi la nota 3.

(6) Maurizio Mastrilli, Marchese e poi Duca del Gallo: A. VALENTE, o.c., 1965, ad indicem; B. MARESCA, Memorie del Duca di Gallo, in "Archivio Storico delle Province napoletane", a. XIII (1888), p. 325 ss.

(7) Per il "Principe di Sirignano", ibidem.

Assieme a costui e al Duca di Cantalupo (Domenico Di Gennaro) Delfico fece parte nel 1787 della Commissione deputata alla organizzazione dei soccorsi per il terremoto in Calabria del 1783: cfr. "Opere Complete", I, p. XII.

(8) Come ricorda anche G. PALMIERI, o.c., p. 25 e nota 17, la nostalgia di Delfico per la Repubblica fu sincera e profonda, testimoniata da tante lettere da lui inviate da Napoli al suo amico sammarinese Giuseppe Mercuri.

Una silloge di tali lettere si può leggere in P. FRANCIOSI, Un epistolario di Melchiorre Delfico, San Marino, Della Balda, 1935.

(9) Massimiliana Cicognara morirà, come abbiamo visto, il 6 gennaio 1807.

(10) Non mi è riuscito di individuare il personaggio.

(11) Molto probabilmente si tratta di libri che Cicognara ha inviato a Delfico, e il cui prezzo deve essere rimborsato previa "nota spese".

(12) Sulla genesi e le vicende della "Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winkelmann e di d'Agincourt", Venezia, [Giuseppe] Picotti, 1813-1818, in 3 voll., la letteratura è ovviamente vastissima, ma per noi sono importanti GIANNI VENTURI (a cura di), Leopoldo Cicognara, Lettere ad Antonio Canova, Urbino, Argalia, 1973, passim (sia per la premessa critica che per i numerosi riferimenti nelle lettere e relative note) e, ancora, FRANCESCA FEDI, L'Ideologia del Bello. Leopoldo Cicognara e il classicismo fra Settecento e Ottocento, Milano, Franco Angeli, 1990, ma più in particolare il Cap. IV, La genesi della Storia della Scultura e le correzioni di Pietro Giordani, pp. 133-229, nonché la "Appendice I. Il Prospetto della Storia della Scultura: due redazioni", pp. 231-237.

Come si sa, fu Pietro Giordani a ispirare l'opera, a lavorarvi anche, e a correggere il "Prospetto" definitivo, che fu poi quello diffuso (cfr. F.FEDI, o.c., 1990, p. 155 e ss.): lo stesso Giordani, oltre che a promuovere in più modi la vendita, contava anche sull'appoggio del "ben introdotto Canova", mentre "altre copie del prospetto dovevano venir affidate ad amici e conoscenti che potessero farsi a loro volta – e con successo – promotori dell'opera… ", ecc.

"… Ho scritto a Canova per tutte le corti tedesche, per Torino o, Firenze e Napoli, benché in queste città puoi e devi fare qualcosa anche tu…"

Purtroppo la nostra Biblioteca e il locale Archivio di Stato non possiedono copia del "Prospetto", che è invece ancora conservato in alcune Biblioteche italiane.

E' comunque importante segnalare come la presente lettera di Delfico sia la conferma di un'operazione ad "ampio raggio" che, attraverso la fitta rete di amicizie, avrebbe dovuto portare a propagandare adeguatamente e a far vendere l'opera.

Se a Delfico sono state inviate quattro copie del prospetto si confida molto, evidentemente, nelle sue capacità, come vedremo in seguito.

(13) E' una delle grafie usate per Joachim Winckelmann (Winkelmann 1717-1768), teorico, archeologo e storico dell'arte tedesco, di cui Delfico possedeva la "Storia delle arti del disegno presso gli antichi…" nell'edizione di Milano (Tomi 1° e 2°, 1779) e Roma (Tomo 3°, 1784), conservata nella nostra Biblioteca. L'accenno di Delfico è naturalmente, ironico, e penso sia rivolto a coloro che ancora "si attardavano" sulle teorie di colui che, per molto tempo, fu il "nume tutelare" di alcune discipline umanistiche.

Tornando alla grafia del cognome, è curioso notare come nel 1° volume della "Storia della Scultura" (1813) compaia, sul frontespizio, scritto come "Winckelmann", mentre nel 2° (1816) e 3° (1818) è scritto "Winkelmann".

Come si vede, Delfico esprime perplessità sulle possibilità di vendita, nonostante più sopra si sia dichiarato convinto del successo dell'opera. Pur nell'apparente contraddizione Delfico aveva piena ragione: nonostante, e l'abbiamo visto, potesse contribuire alla diffusione, si può essere certi comunque – afferma la Fedi – che neppure un intervento più ampio ed energico sarebbe riuscito a creare nel pubblico medio-alto un interesse apprezzabile per questo singolare lavoro, cui le sue stesse qualità sembravano precludere la circolazione sul mercato.

L'esemplare appartenuto a Delfico è ancor oggi conservato nella nostra Biblioteca.

(14) "Il vero giornale ufficiale del decennio francese fu il Monitore Napolitano che nel 1811 prese il nome di Monitore delle Due Sicilie…": così ALFREDO ZAZO, Il giornalismo a Napoli nella prima metà del secolo XIX, Seconda edizione…", Napoli, Procaccini, 1985, p. 35 e ss.

(15) Nel 1807 cominciarono a pubblicarsi gli "Atti del Real Istituto di Incoraggiamento delle Scienze Naturali di Napoli", che durò a lungo. Fra i collaboratori, Teodoro Monticelli (che vedremo ricordato nella lettera di Canova a Delfico del 16 giugno 1818), Michele Tenore e lo stesso Melchiorre Delfico. Cfr. O. MASTROIANNI, Il Reale Istituto di Incoraggiamento in Napoli (1806-1906). Ricerche – Studi, Napoli, Pierro, 1807; A. ZAZO, o.c., 1985, p. 39.

(16) La "Biblioteca Analitica di Scienze, Letteratura e Belle Arti" comparve nel 1810. Non si pubblicò nel 1811 in séguito a una polemica con l'Accademia delle Scienze. Ristampatasi poi nel 1812, modificò il suo titolo in "Biblioteca Analitica di Istruzione e Utilità Pubblica": cfr. A. ZAZO, o.c., 1985, p. 41.

(17) Il "neoclassico" architetto toscano Antonio Niccolini (San Miniato al Monte, 1772 – Napoli, 1850), ebbe molta fama nell'ambiente napoletano, e rivestì numerose cariche di prestigio in seno alle più importanti istituzioni della Capitale: cfr. ad vocem, in "Dizionario enciclopedico di Architettura e Urbanistica", IV, pp. 224-5, e ROBERTO DI STEFANO, Storia, architettura e urbanistica, in "Storia di Napoli", ivi, Edizioni Scientifiche Italiane, 1972, vol. IX, più in particolare pp. 677-8.

(18) La questione è spiegata in R. DI STEFANO, o.c., 1972, l.c. Nel 1810 Niccolini ebbe l'incarico di rinnovare il Teatro di S. Carlo, per il quale già in precedenza aveva eseguito imponenti e ardite opere di sostegno. Dopo aver mutato le precedenti decorazioni interne, rifece la facciata esterna, aggiungendo l'atrio e la logia [sono i lavori cui accenna Delfico]; nel febbraio del 1816 un violento incendio distrusse completamente il Teatro, che fu immediatamente ricostruito dal Niccolini in soli sette mesi, su incarico di Ferdinando I, che affidò il controllo dell'opera a quattro illustri "supervisori", fra i quali il Marchese Berio e il Duca del Gallo, intimi di Delfico.

Cfr. p. 224 della citata "voce" del "Dizionario enciclopedico di Architettura e Urbanistica" e la p. 22 de "Il Teatro di S. Carlo", a cura dell'Ente Autonomo del Teatro – Città di Napoli, 1951.

(19) Per la famiglia dei "Serra di Cassano" si veda A. VALENTE, o.c., 1965, pp. 18 e 252.

(20) Non mi è riuscito di individuare il personaggio.

(21) Nel dedicare a Napoleone I Imperatore i "Ragionamenti del bello" (1808), Cicognara si sottoscrive "Cavaliere dell'Ordine della Corona di Ferro".

(21a) Si veda la mia nota  17 alla lettera precedente. Si tratta di "ricerche" per la "Storia della Scultura".

(22) Credo di poter affermare che, se non proprio si tratta di una copia del citato "Prospetto", è certamente uno scritto attinente alla "Storia della Scultura" cioè una "Memoria" che Niccolini deve leggere e revisionare.

(23) Giuseppe Zurlo (Baranello del Molise, 1759 – Napoli, 1828).

 Il 18 febbraio 1808, sotto il Governo Francese, fu Consigliere di Stato e poi, come Ministro della Giustizia e dell'Interno redasse la Costituzione del Regno.

Nel 1820, nel breve periodo di vita costituzionale a Napoli ottenne ancora una volta la reggenza del Ministero dell'Interno.

(24) A questo proposito sono assai eloquenti due lettere di Cicognara a Canova: nella prima (10 giugno 1812: cfr. G. VENTURI, o.c., 1973, p. 19), egli scrive: "…Eccovi uno dei prospetti dell'opera mia… La mia impresa è vasta e pericolosa… e chi sa come anderà la faccenda. L'assistenza degli amici mi conforta ma il mare è grande… Ma pochi buoni italiani io spero mi saranno grati…"

Nella seconda (19 settembre 1812: G. VENTURI, o.c., 1973, p. 25) Cicognara, indirettamente, conferma a Canova quel che ha scritto Delfico:

"Quest'opera mia mi annichila. La Regina di Napoli [Carolina Bonaparte, moglie di Gioacchino Murat] bravamente ne ha ordinato 12 esemplari…"

Tra l'altro, v'è una perfetta rispondenza cronologica: il 1° settembre Delfico scrive "abbiamo convenuto [con Zurlo] ch'Egli ne prenderà", e il 19 l'operazione è conclusa: "ne ha ordinato 12 esemplari".

Sarebbe interessante poter sapere se le 12 copie fossero "di rappresentanza" o destinate ad essere distribuite fra le istituzioni pubbliche napoletane: la questione non è di poco conto, perché nel Nord Italia, come testimoniano eloquentemente alcune pagine dei citati volumi del Venturi e della Fedi, non poche erano le difficoltà di vari Comuni di reperire fondi per l'acquisto dell'opera da destinare alle Biblioteche e istituzioni locali.

Tralascio di commentare il già eloquente contesto dell'intera lettera.

(25) Si veda la nota 19 alla lettera del 12 luglio 1812.

(26) Rispetto alle precedenti lettere qui pubblicate è passato dunque parecchio tempo: siamo ormai al 3° volume della "Storia della Scultura", e la "cassa" di cui si parla è, evidentemente, ricolma di esemplari per i "sottoscrittori".

(27) E' appena stato pubblicato il volume delle "Nuove ricerche sul Bello" (Napoli, Agnello Nobile, 1818: il visto si stampi è del 28 aprile) e, ovviamente, Delfico ne ha inviato un esemplare al Cicognara, l'autore – come abbiamo visto – dei "Ragionamenti del Bello", stampati nel 1808.

(28) Non è questa la sede per un'analisi più precisa: ma è importante far notare come Delfico – seppur con poche parole – prevenga Cicognara, prima della lettura, sui principi ispiratori della propria opera.

(29) Il senso è chiaro. Da parte mia, devo avvertire dell'impossibilità – tra l'altro, pratica – di delineare qui compiutamente l'intera questione. Mancano al momento, alla mia ricerca, alcune indagini indispensabili, volutamente e necessariamente tralasciate in occasione di questo saggio.

Comunque, sul lavoro di Delfico non conosco altri giudizi del Cicognara, tranne quello apparso sul "Catalogo" (n. 1052, t. I, p. 187):

"L'egregio autore scrisse il suo libro penetrato intimamente nel suo bel cuore dalla sublimità dell'oggetto con profondità di metafisica".

Devo onestamente confessare che il significato del giudizio non mi è chiaro, o meglio: credo di capire che l'opera a Cicognara non sia proprio piaciuta, tanto da giudicarla con una frase – un dire e non dire – che io interpreto come "di circostanza".

(30) Ho tralasciato di indagare su particolari per i quali rimando alla ben nota biografia di VINCENZO MALAMANI, Memorie del Conte Leopoldo Cicognara tratte dai documenti originali, Venezia, 1888.

E' tuttavia interessante notare come Delfico, poiché non ignora neppure i fatti personali do Cicognara e della sua famiglia, debba aver avuto col medesimo una corrispondenza costante. A ulteriori ricerche, ovviamente, il compito di chiarire certe questioni.

(31) Per questo "viaggio" si veda la successiva lettera del 1820, e la mia nota 34.

(32) Annetta Vadori di Venezia fu una delle più assidue corrispondenti di Delfico: di lei restano alcune lettere, sia nel "Fondo Delfico" della nostra Biblioteca che in quello dell'Archivio di Stato di Teramo. Cfr. anche G. DE FILIPPIS DELFICO, o. c., 1836, p. 30.

(33) Sono i coniugi veneziani Marina e Giuseppe Rangoni (Rangone), amici comuni di Delfico e di Cicognara. Per brevità, riferisco poche circostanze: in una prima lettera del Rangoni a Delfico (da Venezia, 25 settembre 1833: "Opere complete), IV, 276-7), oltre a dargli alcune interessanti notizie lo informa della cagionevole salute sia della moglie Marina che di Leopoldo Cicognara ("Egli pure invia col mio mezzo a voi i più cordiali saluti"), che poi morirà, l'anno dopo.

Ma una seconda lettera (Venezia, 9 luglio 1834: "Opere complete", 177-8), oltre a convenevoli e notizie di carattere familiare, è di grandissimo interesse; Rangoni riferisce a Delfico di aver letto sul periodico francese "Le Temps" il pessimo giudizio critico (poi ripubblicato in "Bellezza e Civiltà", Firenze, Le Monnier, pp. 328-35) di Niccolò Tommaseo su Leopoldo Cicognara, appena scomparso, e se ne rammarica con toni accesi e vibranti.

[La brevità mi impone di sorvolare sull'importante contesto di notizie contenute nella lettera, che del resto è edita]. Sulle problematiche sorte dopo l'acido intervento "post mortem" del Tommaseo si vedano la citata voce "Cicognara" redatta da G.D. ROMANELLI per il "Dizionario biografico degli Italiani" e F. FEDI, o.c., 1990, pp. 55-7 e passim, con relative note.

Anche G. VENTURI, o.c., 1973, p. XIII e nota 23 respinge il troppo severo giudizio, motivandolo con le errate premesse teoriche del Tommaseo: ma anche Venturi, come la Fedi, riprende la questione da "Bellezza e Civiltà", senza ricordare la "" prima fonte, cioè "Le Temps" di cui si lamentava Rangoni.

Delfico, dunque, ormai vecchio (morirà anch'egli l'anno dopo) e costretto "in periferia", attraverso i suoi amici e corrispondenti più fidati può ancora conoscere i fatti letterari e scientifici, anche i più importanti, al punto che ci fanno ancora discutere.

Nel nostro "Fondo Delfico" si sono conservate 11 lettere (numeri 160 / 170) di Melchiorre a Rangoni, scritte dal 16 novembre 1819 al 24 luglio 1834.

Lettere di Cicognara a G. Rangoni sono conservate nella Biblioteca dell'Archiginnasio in Bologna, come segnala F. FEDI, o.c., 1990, p. 10: in una di queste, senza data, è inequivocabilmente testimoniata l'appartenenza del Cicognara, del fratello Vincenzo, e del Rangoni medesimo alla Massoneria. Su Rangoni "Segretario della Repubblica Cisalpina a Parigi", e sulle sue idee e vicende politiche, si veda sempre la FEDI, o.c., 1990, p. 126 e nota 23.

(34) In occasione della consegna dell'omaggio in denaro (che Cicognara riuscì a far convertire in opere d'arte contemporanea) dovute dalle Province Venete per le nozze - 1817 – dell'Imperatore Francesco I d'Austria di Baviera. Cicognara medesimo, nel luglio 1818, si recò a Vienna, e di là a Praga, Dresda, Berlino, Weimar, Parigi, donde – nella primavera del 1819 – passò a Londra: lì rimase alcuni mesi, rientrando poi a Venezia nell'ottobre, dopo aver toccato Aquisgrana, Stoccarda, Ulma e Monaco. Alla fine dell'anno era con Canova a Roma, dove rimase fino alla fine del '21. Quindi nel gennaio non era a Venezia, dove invece gli aveva scritto Delfico. Sui motivi del viaggio devo ancora una volta rinviare al volume di G. VENTURI, o.c., 1973, passim, alla voce specifica del "Dizionario biografico degli italiani", e a F. FEDI, o.c., 1990, passim, perché si tratta di un aspetto troppo "ampio" della vita di Cicognara, per poter essere anche soltanto accennato in questa nota.

(35) Penso che all'intera frase si possa attribuire un significato ben preciso, sul quale peraltro non è ora il caso di "addentrarsi". Appunti manoscritti "Dello Stato morale dell'Europa" sono conservati nel nostro "Fondo Delfico", n. 1107.

(36) Come abbiamo visto, Delfico aveva inviato a Cicognara le "Nuove ricerche sul Bello", nel giugno 1818 (cfr. la mia nota 27 della lettera precedente): evidentemente, non avendo avuto più contatti con Cicognara per via del viaggio, Delfico gli può chiedere solo ora un giudizio sull'opera.

(37) Ritengo debba trattarsi del "Discorso sulle Scienze morali", di 112 pagine, che G. DE FILIPPIS DELFICO, o.c., 1836, elenca fra "Le Inedite", col n. 52 a p. 118.

(38) Non ho notizie del personaggio.

(39) Gaspare Selvaggi, per il quale rinvio alla "Lettera di L. Cicognara a M. Delfico", pubblicata qui appresso.

Non si può ignorare l'importanza del ruolo di Selvaggi nei confronti del Cicognara e del suo "Catalogo", e ne vedremo il perché.

(40) La notizia è davvero interessante e dimostra, con tutta evidenza, che il Cicognara chiede "lumi" ovunque per la preparazione e il buon esito del proprio "Catalogo": il Selvaggi era particolarmente adatto, la persona giusta, come capiamo da G. GIUCCI, o.c., 1845, p. 216: "…Essendo molto amante della lettura de' buoni libri, si ha formato una scelta biblioteca, ricca specialmente di pregiate edizioni di autori italiani, e nel 1830 ne ha benanche pubblicato il Catalogo per le stampe".

(41) Sull'Accademia Archeologica Ercolanense, una delle più importanti istituzioni del Regno, si veda una fonte contemporanea: GIUSEPPE CASTALDI, Della regale Accademia Ercolanense dalla sua fondazione sinora, con un cenno biografico de' suoi soci ordinari, Napoli, D. Porcelli, 1840.

(42) Sir Humphry Davy, chimico inglese (1778-1829): nessuno dei più noti repertori su di lui registra un qualche riferimento a tale particolare attività sui papiri ercolanesi del Davy medesimo, anche se non mi è parso il caso di fare, per questa nota, ricerche più precise. E' superfluo, tuttavia, sottolineare l'importanza della notizia che ci riporta Delfico, notizia su cui, peraltro, troviamo conferma in P. CALA' ULLOA, o.c., 1859, I,p. 336-7:

"…C'est de ce temps que H. Davy, u de ces hommes qui avait le plus donné d'impulsion aux sciences naturelles, vint a Naples pour tenter quelques essais sur les papyrus d'Herculanum. Son attente fut trompée, il ne reussit point a les derouler, ou s'il pervint à en détacher les feuilles, on en trova les lettres effacées…", ecc. Il Davy ebbe poi a lamentarsi della "gelosia" degli studiosi napoletani, che si dimostrarono ben lieti dell'insuccesso! Il Davy aveva pubblicato a Napoli sia i due volumi degli "Elementi di chimica rurale" (1815) che gli "Elementi di filosofia chimica" (1816), entrambi posseduti da Delfico e ancora presenti nella nostra Biblioteca.

(43) Si veda la mia nota 33 nella precedente lettera del 1818.

(44) Archivio di Stato di Teramo, "Fondo Delfico", b. 19, fasc. 233: cfr. D. STRIGLIONI NE' TORI, o.c., 1994, p. 141.

Sinora inedita, la lettera – al di là di un linguaggio e di un atteggiamento che possono apparire solo "di circostanza" – mi sembra per molti aspetti importante e mi sorprende che sia a suo tempo sfuggita ai curatori delle "Opere complete".

(45) Si veda, al proposito, la voce "Canova, Antonio", redatta da MASSIMILIANO PAVAN per il "Dizionario biografico degli italiani", XVIII, 197-219, ma più in particolare p. 215. Nel giugno del 1818 il canova fu a Napoli perché bisognava fondere la statua equestre già preparata su commissione di Giuseppe Napoleone, nel 1806, per rappresentare l'Imperatore Napoleone I, ma poi destinata al monumento di Carlo III di Borbone. Su tale circostanza è chiarissima e documentata ANGELA VALENTE, Gioacchino Murat e l'Italia meridionale, Torino, Einaudi, 1965, pp. 329-330 e nota a p. 330.

Già il 14 del mese di giugno Canova era a Roma, dopo un soggiorno brevissimo, come dirà egli stesso nel prosieguo della lettera.

Tuttavia – anche, ma non solo, per il medesimo scopo – Canova era stato a Napoli agli inizi del 1813, come si legge in una lettera indirizzatagli dal Cicognara il 27 febbraio 1813. La lettera ci interessa molto direttamente: contiene un piccolo rimprovero del Cicognara a Canova: "…Se avessi saputo il vostro viaggio, vi avrei pregato di recuperar certo libro, e certe carte da Delfico…". Dunque i rapporti fra i tre personaggi sono più che evidenti: cfr. GIANNI VENTURI (a cura di ), Leopoldo Cicognara. Lettere ad Antonio Canova, Urbino, Argalia, 1973, pp. 41-42, Lettera X.

(46) Teodoro Monticelli, che ebbe rapporti con il Marchese del Gallo a proposito del nascente (1808) "Real Collegio" di Napoli, e cui fa riferimento A. VALENTE, o.c., 1965, nota 3 a p. 321. Nella nota, particolarmente stimolante, si trovano varii riferimenti sulla fondazione di alcuni "Reali Collegi", fra cui anche quello di Teramo (16 maggio 1813). Di lui resta, nel nostro "Fondo Delfico", n. 117, una lettera a Melchiorre del 24 gen. 1819.

(47) Questa circostanza conferma, da un lato, la brevità del soggiorno napoletano di Canova e, dall'altro, la ferma volontà di Delfico di fargli avere, e al più presto, il libro: cosicchè Delfico, temendo la partenza di Canova per Roma, lo "precede" incaricando il ben noto libraio e stampatore De Romanis (che già doveva a disposizione alcune copie) di far avere un esemplare a Canova, una volta rientrato a Roma: contemporaneamente, dà incarico a Monticelli di farsi tramite per un'immediata consegna, se possibile "di persona". E' chiaro, dunque, che Delfico sa che canova e Monticelli devono incontrarsi: più difficile è capire perché Delfico non potesse incontrare di persona il Canova. Evidentemente, la brevità della visita del Canova a Napoli non ha consentito un appuntamento perché – il tenore dell'intera lettera sembrerebbe dimostrarlo – i due avrebbero "veramente" desiderato incontrarsi.

Canova e Delfico, dunque, ben si conoscevano, e s'erano già visti in precedenza proprio a Napoli, in casa del Marchese Berio, che ospitava abitualmente un "circolo" d'intellettuali. La circostanza è ricordata da Lady MORGAN, L'Italie, Paris, Dufart, 1821, IV, p. 278 e segg. : sul "salotto Berio" si vedano anche PIETRO CALA' ULLOA, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, Genere, Cherbuliez, 1859, I, p. 372, e G. GENTILE, o.c., 1969, I, p. 473.

Tuttavia, abbiamo già visto nella precedente nota 2 come la conoscenza, se non proprio la frequentazione, fra Canova e Delfico fosse d'antica data: il che è pure confermato da tre altre lettere del Cicognara, sempre riportate da G. VENTURI, o.c., 1973:

"… Ho ordinato al mio amico Delfico che tiene il denaro d'una copia del I° volume della Storia [della Scultura in Italia] acciò lo faccia da Napoli a voi pervenire [a Roma], e lo passiate a Rinaldi [Rinaldo: scultore veneto, per il quale si vedano G. VENTURI, o.c., 1973, ad indicem, e F. FEDI, o.c., 1990, p. 97, nota 123]…" (Lettera XXII, 17 settembre 1814, p. 86);

"… Il mio amico Delfico che deve riscuotere in Napoli qualche cosa di più della somma dei franchi 65 che vi debbo, vi farà versare la somma, se così non vi spiace, e mando a lui oggi l'opportuna procura all'oggetto: ci conguaglieremo poi quando saprò l'appunto esatto di quanto vi avrà rimesso…" (Lettera XXVIII, 18 febbraio 1815, p. 101: Canova aveva acquistato per Cicognara alcuni libri della Biblioteca del Seroux d'Agincourt e il Conte aveva concordato con lo scultore di pagare la somma attingendo, per mezzo di Delfico, alle prebende acquisite con la sua aggregazione all'Ordine Due Sicilie);

"…Non vedo che abbiate ricevuto da Delfico il mio denaro, intorno a che pregovi d'innoltrare l'acclusa." (Lettera XXXI, 19 aprile 1815, p. 113; nel frattempo era intercorsa della corrispondenza a noi ignota, forse Canova bussa a quattrini, Cicognara – lo sappiamo – non ne ha molti, e i soldi sperati da Delfico son fermi per strada! Bisogna ritentare!).

(48) Al di là del fatto che, tranne per quelli citati, non ho altri riscontri dei rapporti fra Delfico e Canova, non mi arrischio a "dare un valore", se non "di circostanza", al resto della lettera, al di là della stima e della considerazione, che erano certamente sincere perché motivate dalle attività di Delfico.

(49) Archivio di Stato di Teramo, "Fondo Delfico", b. 20, fasc. 274: cfr. D. STRIGLIONI NE' TORI, o.c., 1994, p, 144. Già pubblicata in "Opere Complete", IV, pp. 258-9.

(50) "Della antica Numismatica della Città di Atri nel Piceno con un discorso preliminare su le origini italiche", Teramo, Ubaldo Angeletti, 1824; l'opera fu quasi subito riedita, con mutamenti e ampliamenti notevoli: "Della antica Numismatica della Città di Atri nel Piceno con alcuni opuscoli su le origini italiche". Napoli, Angelo Trani, 1826 (quest'ultima è stata poi ristampata in "Opere complete", II, pp. 299-505).

La nostra Biblioteca possiede solo l'edizione teramana (quella, quindi, inviata a Cicognara), mentre l'assai migliore edizione napoletana mi è stata cortesemente messa a disposizione da Pietro Marcattili di Teramo, che ha manifestato l'intenzione di volerla ristampare. I manoscritti preparatori di entrambe le edizioni sono conservati nel "Fondo Delfico" della nostra Biblioteca, tranne qualche piccola parte rimasta presso l'Archivio di Stato di Teramo. Mentre per delfico "collezionista" credo il discorso vada ripreso "ab imis", sugli interessi del Cicognara per la numismatica e il collezionismo rinvio ancora a F. FEDI, o.c., 1990, e più in particolare al Cap. II, "Cicognara e la figura del conoscitore-collezionista tra Sette e Ottocento". Ma tale tipo di "figura", e questa "passione", celano legami e interessi (la "Massoneria", ad esempio) cui neppure Delfico fu estraneo: ma "de hoc satis".

(51) Errata trascrizione dei curatori delle "Opere complete" del nome del Conte Bartolomeo Giuliari, architetto e scrittore, attivo soprattutto a Verona e dintorni (Verona, 1761-1842). Nel 1819 fu direttore degli scavi dell'Anfiteatro (Arena) di Verona, su cui scrisse varie "relazioni":  "Lettere concernenti l'Anfiteatro di Verona", ivi, Giuliari, 1817; "Riflessioni intorno ad una lettera dell'Abate Giuseppe Venturi concernente l'Anfi-teatro di Verona", ivi, Giuliari, 1817 (a pp. 15-26 la costruzione dell'Arena viene fatta risalire a epoca etrusca); "Relazione degli scavamenti fatti nell'Anfiteatro di Verona l'anno 1818", ivi, Giuliari, 1818; "Relazione degli scavi fatti nell'Anfiteatro di Verona l'anno 1819", ivi, Società Tipografica Editrice, 1821; stampata postuma "L'Anfiteatro di Verona: relazione storica", ivi, Noris, 1880, che dovrebbe essere l'opera cui accenna nella lettera. Nel Palazzo di famiglia, oltre alla Biblioteca, nel 1793 impiantò una tipografia dalla quale uscirono le più prestigiose edizioni dell'epoca. Nel 1806, come a Cicognara, gli venne conferito a Parigi il titolo di "Cavaliere della Corona Ferrea".

Sul Giuliari si vedano almeno, ad vocem, U. Thieme – F. Becker, Kunstler Lexicon, Leipzig, 1907 ss., e "Dizionario enciclopedico di Architettura e Urbanistica", cit., II, p. 485; infine, Giuseppe Biadego, Una falsa iscrizione intorno all'Anfiteatro di Verona, Torino, Carlo Clausen, 1904, pp. 3-4; la più moderna e informata bio-bibliografia è quella di Monica Meneghelli, ad vocem, in "L'architettura a Verona nell'età della Serenissima (sec. XV- sec. XVIII)", a cura di Pierpaolo Brugnoli e Arturo Sandrini, Verona, Banca Popolare di Verona, 1988, vol. II, p. 376 ss.

(52) Sembrerebbe, anche dal contesto, che Delfico avesse fatto avere il libro a Cicognara per qualche tramite, senza alcun accompagnamento epistolare.

(53) Si tratta certamente di Francesco Antonio Nanni (LXXI Vescovo Aprutino), che risponde alle caratteristiche descritte da Cicognara, e non del suo successore Giuseppe Maria Pezzella, che era in effetti Vescovo di Teramo nel 1825, mentre Nanni era già morto nel 1822. Ma dal contesto della lettera si comprende che Cicognara da più tempo, forse, non aveva contatti con Delfico né notizie su Teramo, e quindi non avrebbe potuto conoscere la morte del Nanni. Ancora, Pezzella era stato eletto solo alla fine del 1823, e non poteva perciò aver creato "il crocchio d'amici", mentre Nanni era stato eletto nel 1805, contemporaneamente, quindi, agli inizi dei "migliori" contatti del delfico col Cicognara medesimo. Ma il tono e il linguaggio della lettera fanno piuttosto capire che Cicognara conosceva personalmente il Vescovo e il suo "crocchio", e quindi doveva essere stato almeno qualche volta a Teramo. Per i due Vescovi si veda GIACINTO PANNELLA, Catalogo dei Vescovi Aprutini e de' Camplesi, Opera postuma del Canonico NICCOLA PALMA con note ed aggiunte, Teramo, Giovanni Fabbri, 1890, rispettivamente n. LXXI,pp. 59-61, e n. LXXII, pp. 61-62; per Nanni, l' "Indice generale analitico" in Appendice al vol. IV di LUIGI COPPA-ZUCCARI, L'invasione francese negli Abruzzi (1798-1815), Roma, Tipografia Consorzio Nazionale, 1939.

(54) Gaspare Selvaggi, filosofo ed erudito (Napoli, 1763-1856). Amico di Luigi Dragonetti e di Delfico, partecipò attivamente al risveglio culturale degli ambienti dotti dell'Italia meridionale in seguito al movimento di larga diffusione del pensiero europeo nel primo Ottocento. Il suo orientamento fu costituito da un moderato empirismo: scrisse parecchie opere, fra cui una "Grammatica generale filosofica" stampata a Napoli nel 1839 da Agnello Nobile (che era stato nel 1818 l'editore delle "Nuove ricerche sul Bello" di Delfico), nonché di un "Catalogo" della propria ricchissima Biblioteca, parimenti stampato a Napoli nel 1830. Aderì alla "Scuola Scozzese", e in particolare fu seguace di Thomas Reid e di Dugald Stewart, il cui "Essay on the Beautiful" fu noto (forse per la "mediazione di Selvaggi ?) a Delfico medesimo, che lo cita in nota a p. 130 delle "Nuove ricerche sul Bello"; Delfico, tuttavia [è impossibile addentrarsi qui nella specifica questione], sembra " non essersi accomodato alla sottigliezza della scuola scozzese", come scrive G. DE FILIPPIS DELFICO, La Delficina, Napoli, Trombetta, 1841, p. 6.

Quando Selvaggi era membro della "Società Reale Borbonica nell'Accademia Ercolanese di Archeologia", Delfico gli inviò da Napoli, il 10 novembre 1815, una lettera sulla "Poesia drammatica", in seguito pubblicata (anche in "estratto") sul "Giornale Enciclopedico di Napoli", a. XII (1818), num. 2, pp. 129-158 (poi ristampata in "Opere complete", IV, pp. 403-422). La lettera contiene importanti quanto personali considerazioni sull'opera di A. W. SCHLEGEL, Vorlesungenecc., 1809-11, di cui Delfico possedeva l'edizione di Paris-Geneve, J.J Pachoud, 1814, ancora conservata nella nostra Biblioteca, mentre la I° ed. italiana è solo del 1817.

Fonti contemporanee al Selvaggi sono GAETANO GIUCCI, Degli Scienziati Italiani formanti parte del VII Congresso in Napoli nell'autunno del MDCCCXLV. Notizie biografiche raccolte da G.G., Napoli, A. Lebon, 1845, pp. 216-7, e GIUSEPPE CASTALDI, Della Regale Accademia Ercolanese dalla sua fondazione sinora, con un cenno biografico de' suoi soci ordinari, Napoli, Porcelli, 1840, p. 236.

Sul Selvaggi – ovviamente, in relazione anche a Delfico – è particolarmente illuminante GIOVANNI GENTILE, Storia della filosofia italiana. A cura di EUGENIO GARIN, Firenze, Sansoni, 1969, vol. I. Parte IV, Cap. 6°. La critica del materialismo e gli Scozzesi, pp. 582-593; ancora, FULVIO TESSITORE, La cultura filosofica tra due rivoluzioni (1799-1860), in "Storia di Napoli", ivi, E.S.I., IX, pp. 224-293, passim.

Per Selvaggi nelle lettere dei corrispondenti di delfico si vedano le "Opere complete", IV, ad indicem.

Approfitto di questa nota per ricordare, su Delfico, sia l'intervento di G. Gentile, o.c., 1969, vol. I, parte IV, cap. 2°, "Melchiorre Dèlfico"(analisi delle "Nuove ricerche sul Bello" a pp. 509-512), che di Benedetto Croce, Estetica, Bari, Laterza, 1908, 3° ed. riveduta, pp. 406-7 (fortemente critico sulle "Nuove ricerche"): è superfluo accennare alla importanza di entrambe le opere per un analisi del "contesto" in cui Delfico si trovò ad operare.

(55) Si tratta di Lucia Fantinati, seconda moglie di Cicognara, come abbiamo visto.