De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

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Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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100 anni di satira a Teramo

Melchiorre De Filippis Delfico, Maria Palma, Dante Cirillo

 

di Giovanni Corrieri, con introduzione di Lina Delli Compagni

Esposizione Museo Civico (G.C.) Villa Comunale, Teramo, febbraio 1996

 

Chi dovesse andare per il sottile troverà facilmente di che criticare il titolo della presente rassegna: "Cento anni di satira a Teramo". Un primo "distinguo" verterà sul valore lessicale e funzionale che vogliamo dare alla parola satira. Innanzi tutto non stiamo parlando in questa sede di un genere letterario, in quanto ci interessiamo solo della sua manifestazione iconica, attraverso il disegno, la pittura e la stampa, quest'ultima mediata dalla diffusione attraverso giornali, riviste,ecc. In secondo luogo un altro distinguo può facilmente farsi a proposito del binomio satira-caricatura. Può la caricatura assumere valore di satira? La satira presuppone un giudizio morale sul fatto o sulla rappresentazione, lasciando lo spettatore o il lettore di esprimere un suo giudizio, pilotato dall'immagine o dalla didascalia, attraverso il riso suscitato dal "grottesco" o "dall'assurdo". La caricatura, spesso, non assume questo ruolo, perché volentieri si ferma alla superficie. Solo quando scava all'interno di personaggi, noti o con ruolo "pubblico", può diventare anche satira, in quanto il personaggio caricaturato non è in quel momento solo se stesso, ma ciò che rappresenta nella società, nel suo ruolo di personaggio, e non solo di persona. E' chiaro che non sempre la linea di demarcazione è netta ma ogni volta che ci addentriamo al di sotto della superficie iconica, facciamo una operazione di conoscenza, tanto più profonda, quanto più aiutata dalla cultura e dalla informazione. Un ultimo distinguo riguarda la Teramanità della rassegna, teramanità cara ai due sodalizi promotori della mostra: l'Associazione Teramo Nostra e il Tribunale dell'Arte. Si potrà obiettare che Teramo c'entra solo perché gli autori sono teramani e non perché tutto quanto rappresentato ha come soggetto la nostra città. Infatti Melchiorre De Filippis Delfico opera a Napoli, Dante Cirillo ha illustrato fatti e avvenimenti su giornali e riviste non teramane. Ma sia l'uno che l'altro (per parlare dei due estremi della rassegna) sono teramani e da Teramo hanno dato al mondo la ricchezza della loro mordacità, della rigorosità morale insita in ogni illustratore satirico. La presente mostra inizia con le tavole di Melchiorre De Filippis Delfico tratte esclusivamente dal giornale napoletano "l'Arlecchino", edito negli anni immediatamente post-unitari. La recente mostra antologica-documentaria tenutasi in occasione del centenario della morte dell'autore, curata da Fernando Aurini (mostra, come la presente, castigata purtroppo da un periodo esiguo di esposizione!), ha fatto il punto sulla figura e sull'opera dell'insigne artista, noto, oltre che per il, suo genio grafico e pittorico (è da ricordare la decorazione dipinta nella volta della cappella della Cintura di S. Agostino*), anche per un eclettismo veramente eccezionale (musica, teatro, poesia, ecc.). dalle tavole dell'Arlecchino, larvatamente filo-borboniche, anti piemontesi e anti unitarie, si evince un fatto incontestabile, che, cioé, anche allora si vedeva nei politici una sorta di ipocrisia (il ministro a due facce!) e di sfacciataggine arrogante (gente che non ha vergogna di nulla), che i "potenti" manovrano, come adesso, popolazioni e territori, come se si trattasse di merce propria (la Prussia vorace, o la umiliazione della Danimarca).

Gennaro Della Monica è abbastanza noto anche ai meno informati: pittore e saggista gravitò intorno all'ambiente napoletano per quanto riguarda la sua formazione artistica. Si dedicò con passione anche al disegno satirico e alla caricatura. I cinque lavori esposti, provenienti dalla Collezione dell'avv. Pietro Nardini, possiedono un delicato senso dell'ironia, forse poco mordace se rapportato allo spirito generale della presente rassegna. Pur tuttavia la presenza dell'artista è necessaria per capire lo sviluppo del disegno satirico e della illustrazione.

Per quanto riguarda Maria Palma Mezzopreti, può ritornare utile ricordare, come detto nel preambolo, che le sue caricature non sono solamente pure esercitazioni grafiche e cromatiche, ma che i suoi "personaggi" sono visti appunto nella loro dimensione pubblica e non solo individuale: personaggi come Ida Rubinstein, Dina Galli, sono talmente noti da rappresentare non solo se stessi, mentre la zitella agghindata (tipo esercito della salvezza) prende una sicura posizione sul "femminismo" o sul fenomeno delle "suffragette" che chiedevano il diritto di voto. Maria Palma si rende conto che per quanto riguarda l'Italia, i tempi non sono ancor maturi.

Segue un inatteso Fedele Romani, noto come insigne letterato. Purtroppo si è potuta esporre solo una fotocopia di un suo lungo articolo sulla "Normale" di Pisa, il cui originale, intrasportabile si trova presso la biblioteca di quella Università. Il Romani, traccia con un segno sicuro alcuni "ritratti" dei parrucconi, suoi docenti, cogliendone attraverso la fisionomia caricaturale, quella "inarrivabilità" propria dei docenti universitari dell'epoca.

Una menzione particolare a questo punto va fatta sulle testate abbastanza varie e numerose che si pubblicano tra la fine dell'800 a Teramo e il 1926 (anno in cui viene abolita la libertà di stampa).

Fioriscono moltissime testate: "Sor Paolo Bifolco" fondato, diretto e pubblicato da Fedele Romani tra il 1882 e il 1885, il "Il Piccolo Sasso", "Lo Stracciato", "Il Linguacciuto", "Il Cittadino", "Il Centrale" (edito per alcuni anni anche ad Ascoli Piceno) , "L'Attualità", "Il Pupazzetto"; alcune di esse vivono solo pochi anni. La stampa satirica riprende con la restaurazione del regime democratico ed ecco allora "Lo Spillone", "Lo Spillone balneare".

Per quinto riguarda le "figurette" di Ernesto Aurini, ritagliate (purtroppo!) da diversi giornali satirici (Linguacciuto, 1908/9 – Il Piccolo Sasso, 1906/7 – Il Ficcanaso, 1908/9 – Lo Stracciato, 1903/6) si può fare il discorso generale enunciato nel preambolo, e cioè il rapporto tra caricatura e satira. Basti, per tutte, la figura del Cap. Camillo Pepe, al centro pagina di "Attualità" (1913) dove il personaggio pubblico assume un iconismo emblematico che travalica la persona rappresentata. Emblematica è la scena del duello elettorale Barnabei – De Michetti pubblicata su "Lo Stracciato" nel 1905 purtroppo non presente in mostra. Di Luigi Puccinelli, disegnatore e caricaturista, siamo riusciti a sapere ben poco. Si sa solo che fu docente presso il locale Istituto Tecnico tra gli anni 10 e 20. Sul "Pupazzetto", numero unico del 1921 che "esce quando gli fa comodo", con illustrazioni del nostro, la satira nasce dal binomio immagine-filastrocca (dovuta alla penna di Luigi Brigiotti, poeta dialettale e satirico particolarmente noto ai teramani).

Esigue le notizie riguardanti anche Vincenzo Bonanni. Illustratore del giornale "Il Piccolo Sasso", ne incise la testata rinnovata (xilografia). Collaborò anche al giornale "Il centrale".

Nell'immediato dopoguerra esce il giornale "Lo Spillone", dove appare un illustratore dal nome Mondino, non meglio conosciuto. Sue xilografie si trovano anche nella versione estiva denominata "Lo Spillone balneare".

Di Giovanni Melarangelo, pittore, conosciamo abbastanza per quanto riguarda la sua attività di pittore. Nel 1921 collaborò come caricaturista a "Il Piccolo Sasso" e le sue vignette, come "Il Processo di Frine" e "Monarchia o Repubblica", mostrano una attenzione particolare verso i temi sociali. Castigata la libertà di stampa nel 1926, il nome di Melarangelo illustratore appare nell'immediato dopoguerra su "Lo Spillone".

Il nostro itinerario termina con Dante Cirillo, disegnatore satirico, scenografo. Con lui la satira travalica nettamente i confini della provincia per approdare ai confini della nazione: tra gli anni '50 e '60 collabora alle più importanti testate nazionali, quali "Epoca", "Tempo Illustrato" e "Settimo Giorno". Egli nel filone dell'illustrazione satirica di un certo livello (basti pensare a Maccari!), commenta con mordacità e sottile ironia, spesso nascosta in un contesto culturale decisamente non popolare, i fatti di costume più salienti della vita italiana: dal 1957 al '64 le sue vignette appaiono su di una rivista che ben presto si eleva al di sopra delle altre, per quanto riguarda la satira (famosissimi ormai sono i "titoli" che "L'Espresso" ha inventato, mordaci a tal punto da fare scuola!). La satira di Cirillo, però, non dimentica mai la sua dimensione pittorica: niente a che vedere con quello che diventerà ai giorni nostri con Altan, Cipputi e Forattini, dalla "grafica" addirittura irritante. Arte e Satira con Cirillo raggiungono una equilibrata sintesi tali da segnare, senza ombra di dubbio, il gusto di un'epoca, purtroppo tramontata.

Frontespizio cartella

Frontespizio cartella

Introduzione di Lina Delli Compagni

Introduzione di Lina Delli Compagni

Melchiorre De Filippis Delfico

Melchiorre De Filippis Delfico

Melchiorre De Filippis Delfico

Melchiorre De Filippis Delfico

Melchiorre De Filippis Delfico

Melchiorre De Filippis Delfico

Maria Palma - "Femminismo"

Maria Palma - "Femminismo"

Maria Palma - "Il Capitano Caravella"

Maria Palma - "Il Capitano Caravella"

Maria Palma - "Figura con gatto"

Maria Palma - "Figura con gatto"

Dante Cirillo - "Diario di viaggio"

Dante Cirillo - "Diario di viaggio"

Dante Cirillo - "Paesaggio italiano"

Dante Cirillo - "Paesaggio italiano"

Dante Cirillo - "Le nostre azioni sono rimaste le più stabili"

Dante Cirillo - "Le nostre azioni sono rimaste le più stabili"

Articolo di Giovanni Corrieri

Articolo di Giovanni Corrieri